Anteprima Vini d'Italia 2026

Montepulciano, Trebbiano e Pecorino: ecco come sono le nuove annate dei vini abruzzesi

Nonostante qualche vecchio problema che continua a trascinarsi dietro, il vino abruzzese sta provando a cambiare pelle. Per i bianchi il percorso è già ben avviato, la vera partita va giocata per il Montepulciano

  • 04 Agosto, 2025

Dopo lo sguardo sulle nuove annata del Cerasuolo, ci sembra opportuno completare il quadro vinicolo dell’Abruzzo dedicandoci a rossi e bianchi che abbiamo assaggiato negli ultimi tempi durante le degustazioni per la Guida Vini d’Italia 2026 del Gambero Rosso. Tradotto nella lingua enoica locale significa parlare di Montepulciano, Trebbiano e Pecorino.

Montepulciano d’Abruzzo, ancora troppo opulento

Abbiamo notato che molti Montepulciano d’Abruzzo mantengono ancora uno stile opulento, estrattivo, con tannini importanti e note boisé ingenuamente marcate (vaniglia, caffè, cioccolato) che tendono a soverchiare la freschezza del frutto. Sono prodotti poco adatti a un consumo disinvolto che è sempre più la norma tanto dalle nostre parti quanto sui mercati internazionali. La stessa densità cromatica e il corpo, spesso impegnativo, rendono questi vini meno versatili gastronomicamente (perché nel frattempo anche in cucina si cerca leggerezza) ma soprattutto emotivamente. In un’epoca che premia l’agilità e la spontaneità, la lentezza “calda” dei rossi abruzzesi può sembrare un fardello del passato.

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Paradossalmente, proprio la forza identitaria del Montepulciano rischia di diventare un limite se non viene reinterpretata alla luce delle nuove sensibilità. Stanno comunque emergendo segnali positivi: alcuni produttori stanno abbassando l’estrazione e l’alcol, puntando su fermentazioni più morbide, botti grandi, meno legno nuovo; si sperimentano nuove soluzioni con vinificazioni in anfora, cemento, e lieviti indigeni per valorizzare il carattere varietale; vendemmia dopo vendemmia, si riscopre l’importanza dell’altitudine, delle esposizioni fresche, dei suoli leggeri, come strumenti per un Montepulciano più snello, meno muscolare.

Il nostro non è un attacco, ma un invito. Il Montepulciano d’Abruzzo non deve rinunciare alla sua anima, ma deve riconoscere che il tempo è cambiato. Oggi serve ripensare corpo, alcol, struttura e soprattutto messaggio culturale: il vino non è più solo forza, ma anche tensione, equilibrio, fragranza. L’Abruzzo ha le risorse — clima, altitudini, suoli — per fare rossi contemporanei senza diventare banale. Ma ha anche le risorse umane adatte allo scopo, visto che all’interno di molte aziende sono entrate in pianta stabile nuove generazioni che viaggiano, assaggiano etichette di altri territori, si confrontano con intelligenza e curiosità.

Trebbiano d’Abruzzo: in parte con poca anima, in parte di carattere

Per quanto riguarda il lato bianchista segnaliamo ancora una volta il dato numerico che vede i campioni di Pecorino sopravanzare quelli di Trebbiano: un centinaio di etichette per il primo, una sessantina per il secondo. Il Trebbiano, quando d’annata, non riesce a distaccarsi da uno schema piuttosto semplice e banale: i vini assaggiati hanno poca anima, sono spesso diluiti e davvero poco interessanti. Le cose cambiano, in meglio, quando si va giù con le annate: allora si iniziano a trovare vini dotati di carattere, identitari, saporiti, probabilmente frutto di maggiore attenzione non solo in cantina, ma anche in vigna.

Pecorino d’Abruzzo: si alza la qualità media

Dopo un 2023 drammatico, la vendemmia 2024 ha segnato una buona ripresa. Grazie a condizioni climatiche più stabili e all’assenza di piogge persistenti e malattie critiche, i vigneti sono tornati a esprimere il loro potenziale. Sul fronte qualitativo, le uve sono risultate integre, ben mature, con ottimo equilibrio tra zuccheri e acidità. Il Pecorino del 2024 ha fatto registrare un innalzamento della qualità media. Mentre negli anni passati si andava sulle montagne russe, quest’anno abbiamo assaggiato batterie piuttosto omogenee, vini di grande bevibilità e piacevolezza, pronti subito. Mancano i picchi ma crediamo che i viticoltori abruzzesi possano ritenersi comunque molto soddisfatti da questa vendemmia.

Ora non resta che aspettare l’uscita della Guida Vini d’Italia 2026 per avere il quadro analitico delle nostre degustazioni. Non manca molto: ottobre è dietro l’angolo.

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