Notizie / Vino / Doc Eolie o Doc Salina: dibattitto in corso tra i viticoltori. Il presidente del Consorzio Pollastri: “Il problema è chi non vinifica in loco”

Isole Eolie

Doc Eolie o Doc Salina: dibattitto in corso tra i viticoltori. Il presidente del Consorzio Pollastri: "Il problema è chi non vinifica in loco"

Nella compagine consortile si lavora per appianare i contrasti nati negli ultimi anni sul tema dei disciplinari. A settembre un convegno per un confronto tra esperti

  • 28 Maggio, 2025

Doc Eolie, qualcosa di più di un’intenzione, di certo un nome di grande suggestione: il richiamo al dio del vento, a cui le isole Patrimonio Unesco sono dedicate, ha indubbiamente qualcosa di mitico, ma rischierebbe, secondo alcuni, anche di vanificare il lavoro fin qui svolto. Per questo il dibattitto è in corso. Sull’altro piatto della bilancia c’è la nascita – più probabile – della Doc Salina per valorizzare la versione secca della Malvasia. Come andrà a finire?

Doc Salina o Doc Eolie

Il Presidente del consorzio della Malvasia delle Lipari dal 2020, Mauro Pollastri  – produttore di vino sull’isola di Vulcano con l’azienda Punta Aria   – si mostra possibilista sulle diverse ipotesi di modifica al disciplinare della Doc Malvasia delle Lipari, ma, in virtù della carica che ricopre, ha da fare i conti con la realpolitik del territorio vitivinicolo eoliano.

«Nessuna ipotesi è esclusa – spiega il numero uno della realtà consortile – ma al momento è meglio procedere per step. E i passi da fare in successione sono il calo delle rese, l’abbandono della malvasia liquorosa e poi si potrà ragionare su una nuova Doc». Più che altro Pollastri tiene a sottolineare il motivo per cui è necessario questo upgrade: «La storia e il prestigio di questi vini non hanno nulla da invidiare alle più blasonate denominazioni d’Italia. Inoltre è importante un distinguo sulla tipologia di malvasia che noi lavoriamo, la Malvasia di Lipari ha un pedigree tale da renderla una delle migliori malvasie esistenti. È il momento di riconoscere che il terroir vitivinicolo eoliano merita una fama mondiale e lavorando bene sul nuovo disciplinare, questo obiettivo sarà più semplice da raggiungere».

Le storture senza la Doc

Allo stato attuale delle cose invece, come spiega Pollastri, gli scenari si prestano ad alcune ambiguità. Un esempio: un’azienda siciliana apre una sede legale su un’isola delle Eolie, prende mezzo ettaro e mette su una sala di degustazione. Questo le dà la possibilità di fare un vino che ha in etichetta il nome della sede legale, pur essendo un Igt Terre Siciliane prodotto fuori dalle isole e con rese che superano i 200 quintali a ettaro. Oppure, altro esempio, è quello di poter usare, se si fa un Igt Salina, una malvasia che non sia quella di Lipari.

Una via d’uscita, per avvicinarsi a una pratica più garantista in termini di qualità, potrebbe essere rappresentata dalla scomparsa della Doc Malvasia delle Lipari liquorosa, sostituendola con la Malvasia delle Lipari secca che, in questo modo, seguirebbe i dettami più restrittivi previsti dalla denominazione di origine controllata.

L’altra ipotesi è invece quella della nascita di una Doc ex novo: «Le Doc – specifica il presidente – prevedono l’uso delle sottozone. Quindi potremmo avere una Doc Salina con menzione delle singole isole come sottozone e Isole Eolie come sopra-zona. In questo modo si spingerebbe sulla forza del brand Isole Eolie».

L’impasse legato a chi non vinifica alle Eolie

Fin qui tutto chiaro e anche abbastanza semplice da realizzare, se non fosse che, all’interno della compagine consortile, non tutti sono d’accordo, in particolare chi sulle isole non vinifica o non imbottiglia in loco e si dice poco propenso alla nascita di una Doc. 

«Da qui l‘impasse degli ultimi tre anni – spiega Pollastri – ma anche la necessità di portare avanti comunque un dialogo, perché tutti i produttori vanno ascoltati. Procederemo passo passo, in vista soprattutto del convegno che stiamo organizzando per settembre nel quale interverranno diversi esperti in materia di temi disciplinari. Speriamo che questa mossa spinga tutti a venire a più miti consigli».

I contrati alla Doc Eolie

La Doc Eolie, però, non convince tutti. Per esempio, non ne vede la necessità Calogero Marino che conduce insieme alla moglie Daniela Virgona, l’azienda agricola Virgona sull’isola di Salina: «Oggi dire Malvasia delle Lipari quando la gran parte delle etichette vengono prodotte a Salina può sembrare uno strappo, ma va ricordato che negli anni della fondazione della Doc parlare di arcipelago delle Eolie e arcipelago delle Lipari era la stessa cosa. Inoltre c’era più vigneto anche sulle altre isole».

Esclude per adesso questa ipotesi il viticoltore e vicepresidente del consorzio Carlo Hauner, a capo dell’azienda più nota dell’isola di Salina: «Una volta Angelo Gaja – ricorda il produttore – mi disse che il marchio Malvasia delle Lipari era un marchio rotondo, ovvero compiuto e riconoscibile. Io la penso ancora così. È vero che come Hauner facciamo la parte del leone sul passito con 35mila bottiglie che equivalgono al 40 per cento di tutta la produzione eoliana e siamo coscienti che rimane un prodotto difficile perché i vini dolci non godono da anni di grande successo. Bisogna lavorare sull’alta qualità e sulla distribuzione in canali specifici. Noi ad esempio abbiamo chiuso un accordo con tutti i punti vendita delle pasticcerie di Iginio Massari che rappresentano una vetrina importantissima per l’etichetta, ma anche per il nome che porta».

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