«Il vino nasce dalla fatica, il riposo dalla fiducia», dice un proverbio piemontese. A La Raia, nel cuore del Gavi, questa frase trova una sua forma concreta. Qui dormire in vigna non è un vezzo bucolico né una trovata da enoturismo romantico, ma una conseguenza naturale di un’idea più ampia di ospitalità. Un invito a rallentare, osservare, fidarsi.
La Locanda, dodici camere ricavate da un’antica stazione di posta, si inserisce nel cuore di una tenuta biodinamica di 180 ettari che produce vini, coltiva cereali, alleva vacche Fassona, ma soprattutto tiene insieme natura e cultura con un equilibrio raro. Chi arriva non è solo ospite: entra in un ecosistema con regole proprie, dove la biodiversità, il paesaggio e l’arte sono parte di un progetto unico e coerente.
Alla Locanda La Raia si dorme davvero immersi in un paesaggio agricolo che cambia a seconda della stagione e dell’ora del giorno, ma senza mai essere folcloristico. Le stanze, tutte diverse, accostano mobili piemontesi del Seicento e Ottocento a pezzi di design contemporaneo, opere d’arte antiche a lavori di artisti selezionati dalla galleria milanese Viasaterna. I materiali, i tessuti, la luce raccontano un’idea di bellezza sobria, dove l’effetto finale è più quello di una grande casa che di un hotel.
Ogni dettaglio è studiato per favorire un’accoglienza lenta e rilassata, dal tè del pomeriggio con dolce appena sfornato all’aperitivo con i Gavi della tenuta. Il giardino, disegnato dal collettivo Coloco con la supervisione di Gilles Clément, è parte integrante del progetto: un grande spazio in continuità con i campi, con una selezione botanica che richiama il mondo agricolo e un’aiuola di aromatiche disposte a foglia, che rilegge il giardino all’italiana.
Chi sceglie di soggiornare qui può approfittare anche dell’area benessere: piscina interna ed esterna, sauna, hammam, parete di sale dell’Himalaya e palestra Technogym con vista sul verde. Tutto raccolto, mai invasivo. Ma la vera esperienza è quella dei tre itinerari che si possono percorrere all’interno della tenuta: il percorso del vino, che culmina in cantina con la degustazione dei Gavi biodinamici prodotti in loco (tra cui il Gavi Pisé, cru aziendale), quello dell’arte, che attraversa le opere disseminate nel paesaggio, e quello della biodiversità, che si snoda tra i filari, i rii e i laghi. Una mappa oppure una guida accompagna gli ospiti tra boschi, vigne e frutteti, dove non è raro incontrare caprioli, lepri e, d’estate, le lucciole.
Alla Locanda il cibo è parte integrante dell’esperienza. Tommaso Arrigoni, chef patron di Innocenti Evasioni a Milano, firma i menu insieme a Mirko Natali e Valeria Leardi. Il ristorante ha ottenuto la Stella Verde Michelin nel 2025, riconoscimento che certifica l’attenzione alla sostenibilità e al legame con il territorio. Qui si lavora con ingredienti provenienti dalla stessa tenuta: farro monococco e altri cereali antichi, ortaggi e frutta dell’orto biologico, carni delle vacche allevate al pascolo, uova, miele. Anche i formaggi e i salumi provengono da presìdi Slow Food locali.Il menu varia secondo la stagione e include piatti che uniscono l’anima contadina della zona, piemontese, a una sensibilità contemporanea. Si va dalla battuta di Fassona al coltello al risotto con erbe del giardino, dal brandacujun al tonno di gallina, dal bonet con pere sciroppate ai ravioli del plin. Ci sono percorsi degustazione come “Dal Gavi alle Langhe”, che unisce i vini prodotti alla Raia con quelli della Tenuta Cucco (di proprietà della stessa famiglia) a Serralunga d’Alba, e il “Menù del Borgo”, che omaggia la cucina più semplice e vegetale, fatta di uova, verdure e formaggi.
Ogni dettaglio, dalle colazioni con pane fatto in casa e marmellate, alla possibilità di pranzare con un picnic sotto un albero, è pensato per restituire agli ospiti la sensazione che il tempo possa rallentare.
Dal 2013, la Fondazione La Raia – arte cultura territorio, nata per volontà di Giorgio Rossi Cairo e Irene Crocco, promuove una riflessione continua sul paesaggio e sul suo rapporto con l’arte contemporanea. Diretta da Ilaria Bonacossa, la Fondazione ha commissionato in dieci anni dodici opere site-specific, visibili gratuitamente durante tutto l’anno, distribuite lungo un itinerario che attraversa la tenuta. Tra gli artisti coinvolti: Remo Salvadori, Koo Jeong A, Adrien Missika, Francesco Jodice, Teresa Giannico, Tami Izko, Michael Beutler, Cosimo Veneziano, Riccardo Previdi.
Alcune opere dialogano con la natura in modo quasi mimetico, come il “Palazzo delle Api” di Missika, scultura in granito che ospita insetti impollinatori, o le piccole porcellane colorate di “Inventory” di Tami Izko, custodite in una grotta lungo il viale. Altre, come “Oak Barrel Baroque” di Beutler, reinterpretano l’architettura rurale attraverso materiali di recupero. Ogni opera è pensata per interagire con il paesaggio agricolo, come parte di un dialogo continuo tra coltivazione e visione, tra vita quotidiana e immaginazione.
Alla Raia, l’arte non è un’aggiunta, ma un’estensione del progetto agricolo: un modo per abitare meglio il paesaggio, capirlo, interrogarlo. Così anche il gesto di dormire in vigna – apparentemente semplice – si carica di senso. Non è solo riposo: è un modo per stare, per osservare, per prendersi il tempo di sentire dove si è.
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