Una volta venduta la propria azienda tessile, Alberto e Alida decisero di riannodare l’ordito della propria vita andando a vivere in campagna, possibilmente il più lontano possibile da quel tessuto industriale lombardo che aveva scandito la loro esistenza. Il vero innamoramento avvenne nelle Marche, in un angolo di terra non lontano dall’Adriatico ma immerso in un’atmosfera rurale, tra profumi di Lacrima e Verdicchio. Il casolare malandato al centro di 17 ettari di vigneti in abbandono fu l’epicentro di quella scintilla. A colpirli furono le colline morbide, i vigneti ordinati, le strade bianche e i piccoli boschi punteggiati da pievi.
Davanti a quel panorama, con il borgo di San Marcello stagliato sulla linea del tramonto, la decisione fu presa con la risolutezza di chi sa di essere arrivato: “Hic manebimus optime”, qui staremo benissimo. Così fu. L’imprenditore che era in Alberto vide un’opportunità nuova: non più l’industria, ma agricoltura e turismo di qualità.
Con risorse, visione e un gusto raffinato, i Gandolfi diedero vita a Filodivino. Il progetto prese forma senza intaccare la bellezza naturale del luogo: un casolare restaurato, una piscina a sfioro con vista sui filari e una cantina scavata nel colle, attrezzata con la migliore tecnologia enologica.
Oltre ai vitigni autoctoni — Verdicchio e Lacrima — furono introdotte anche parcelle di varietà internazionali come grenache, syrah e cabernet franc, capaci di dare vini originali e mai banali. L’ambizione è chiara: crescere con misura, puntando a un posto d’onore tra i grandi del territorio.
Ma Filodivino non è solo vino. È un invito a rallentare, a prendersi una pausa rigenerante. Chi arriva può farlo per una vacanza, una fuga romantica, una cerimonia curata nei dettagli o semplicemente per una cena. ll Resort Filodivino ospita sette dimore, costruite lì dove sorgeva il vecchio casolare abbandonato, nel rispetto dell’architettura tradizionale delle Marche: arredi, cromie e manufatti dialogano perfettamente con la natura. Sullo sfondo, l’orizzonte ininterrotto delle colline marchigiane.
Anche la cucina segue lo stesso spirito: stagionale, territoriale, lenta. Si può cenare in veranda o in cantina, seguendo un calendario pubblicato sul sito. Ogni piatto è un racconto delle Marche, da assaporare senza fretta.
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