Sebbene l’uva fosse stata introdotta in Giappone circa mille anni fa, fu solo dopo la riapertura del Giappone al mondo, in seguito alla restaurazione Meiji del 1868 che iniziรฒ la vinificazione. Le prime cantine furono fondate all’inizio degli anni ’70 del XIX secolo, ma le competenze enologiche erano limitate. La situazione cambiรฒ nell’agosto del 1877 con l’invio di due giovani, Masanari Takano e Ryuken Tsuchiya, in Francia per studiare enologia. Dopo poco piรน di un anno tornarono in Giappone per condividere le loro conoscenze e mettere alla prova le nuove competenze. Oggi la realtร enologica giapponese รจ in continua evoluzione tanto che le aziende sono raddoppiate in un decennio. Il grande fermento per il mondo del vino nel Sol Levante รจ testimoniato anche dalla grande curiositร verso questa materia che colloca il Paese al sesto posto tra i partner commerciali mondiali per il vino, vantando un numero significativo di sommelier che contribuiscono alla cultura vinicola del Paese.
La maggior parte delle aziende vinicole che producono vino giapponese sono di piccole dimensioni, con la stragrande maggioranza dei produttori che produce solo poche migliaia di casse di vino all’anno, da vitigni tipicamente coltivati ??su piccoli appezzamenti prevalentemente in affitto. Questo rende ancora piรน straordinario il fatto che la viticoltura sia diventata cosรฌ “diffusa”. Una diffusione esponenziale che, come riportato recentemente dal Financial Times, si รจ verificata soprattutto negli ultimi due lustri. In questo arco temporale si รจ assistito a un raddoppio delle aziende produttrici, che oggi arriva a circa 500 attori nel territorio nazionale. Il sud piรน caldo del paese รจ generalmente troppo umido per una buona maturazione dell’uva e le tre prefetture principali per la viticoltura si trovano tutte piรน a nord: Yamanashi, appena a ovest di Tokyo, Nagano, a ovest di Yamanashi, che beneficia di alcuni vigneti piรน alti, e la prefettura piรน grande di tutte, l’isola di Hokkaido, nell’estremo nord.
In Giappone si producono molte piรน varietร a bacca bianca che rossa. Gli ibridi americani a buccia chiara Niagara e Delaware sono relativamente diffusi, ma l’uva bianca piรน popolare รจ di gran lunga la Koshu giapponese a buccia rosa, coltivata anche per il consumo da tavola. Nessuno sa con certezza come questo incrocio tra un membro della specie europea di Vitis vinifera e una specie cinese di vite selvatica sia arrivato in Giappone diversi secoli fa. Produce bianchi secchi piuttosto neutri e raffinati che si sposano particolarmente bene con il sashimi, ma si sta assistendo a una tendenza a conferire ai vini piรน sapore riducendo le rese.
Il vino prodotto da concentrato e imbottigliato in Giappone รจ quasi cinque volte piรน comune di quello prodotto interamente nel Paese. Qui, infatti la produzione si divide in due, con differenze anche a livello di nomenclatura: il vino prodotto e imbottigliato in Giappone, utilizzando solo uve raccolte lรฌ, รจ etichettato come “Japan Wine“. Il vino con ingredienti importati, invece, รจ etichettato come “Nationally Produced Wine“.
Il vino occupa un posto speciale nel panorama delle bevande giapponesi, rappresentando il 3,8% del consumo totale di bevande alcoliche del Paese. Con un consumo medio pro capite di quasi 2,6 litri, รจ evidente che il vino abbia trovato il favore della popolazione giapponese. I dati del 2024 di S&P Global mettono in evidenza come il Giappone abbia ridotto la spesa per l’importazione di vino in bottiglia, ma in realtร ha aumentato il volume totale di vino importato. Il valore del vino imbottigliato importato รจ diminuito dell’8% rispetto al 2023, raggiungendo 1,48 miliardi di euro, mentre il volume รจ aumentato del 2,2% a quasi 205 milioni di litri. In sostanza il Giappone ha speso 127 milioni di euro in meno, ma ha importato 7 milioni di litri in piรน rispetto all’anno precedente. Francia e Italia rimangono i primi fornitori del Giappone in termini di valore: i cugini d’Oltralpe sono i primi con esportazioni per 873 milioni di euro nel 2024, in calo dell’11% rispetto all’anno precedente, mentre l’Italia segue con 196 milioni di euro.
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