Il calo in doppia cifra della domanda negli Stati Uniti, ritardi logistici e una data di Pasqua troppo avanti rispetto al 31 marzo spingono i conti economici di Campari Group in territorio negativo. La multinazionale italiana ha, infatti, chiuso il primo trimestre 2025 con vendite per 666 milioni di euro, che sono aumentate dello 0,3% nel complesso (soprattutto per effetto dell’ampliamento del perimetro societario dopo l’acquisizione del brand Courvoisier) ma sono negative dal punto di vista organico, con un -4,2 per cento, al di sotto delle attese degli analisti. In particolare, nel bilancio approvato dal Cda e reso noto l’8 maggio, spiccano le contrazioni del margine lordo (a 174 mln con -4,1% complessivo e -10,9% organico) e il -26% dell’utile prima delle imposte, sceso a 106,7 milioni di euro. Non un buon esordio per il nuovo amministratore delegato, Simon Hunt.
Simon Hunt – ceo Campari – foto Campari Group
Per il Gruppo, produttore dei famosi aperitivi Campari (-5%) e Aperol (stabile sul 2024) – con un valore per azione sopra 6 euro all’8 maggio 2025 contro quasi 10 euro di un anno fa – le vendite nelle Americhe (che pesano per il 47% sul totale) sono diminuite del 6 per cento. Gli Stati Uniti, in particolare, hanno perso l’11 per cento per una «elevata volatilità nell’attuale contesto operativo e alla minaccia dei dazi che ha generato destocking», ha spiegato ufficialmente la società. A subire il colpo sono stati principalmente i marchi Skyy, Grand Marnier e Wild Turkey. Mercato molto cauto, ha spiegato il ceo Hunt. Problemi legati anche a ritardi logistici, esclusi i quali, secondo la società avrebbe registrato una performance del -5 per cento. In Europa, l‘Italia e la Germania hanno segnato cali rispettivi del 3% e del 10% per lo spostamento in avanti della data di Pasqua; Francia a -2 per cento. Nell’area Asia-Pacifico (che pesa per il 7%), invece, le vendite del trimestre risultano in aumento dell’11 per cento.
Campari Group – Aperol imbottigliamento – foto Campari Group
Guardando in avanti, le aspettative di Campari sono prudenti nel breve periodo «in un contesto di incertezza e impattato dalle minacce dei dazi», ha rilevato Hunt. Mentre nel medio-lungo periodo l’outlook è più ottimistico: sono attesi una sovra-performance rispetto al settore di riferimento nel mondo beverage e un incremento delle quote di mercato, grazie alla forza dei marchi in categorie in crescita, con un graduale ritorno a una crescita organica delle vendite (in una forbice tra 4% e 9%), in un contesto macroeconomico normalizzato, escludendo l’impatto di potenziali dazi. Non sono previste, ha sottolineato Hunt, nuove acquisizioni, ma ci si concentrerà sullo snellimento del portafoglio e sul contenimento dei costi.
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