La politica italiana si è accorta del valore dell’Oltrepò Pavese e delle sue aspirazioni a diventare il metodo classico italiano per eccellenza anche grazie alla nuova tipologia Classese e alla direzione intrapresa in modo chiaro dal Consorzio di tutela. La degustazione delle bollicine pavesi nei giorni scorsi alla Camera dei deputati appare come un messaggio chiaro in un momento critico per il territorio, in cui proprio la politica sta tentando tutte le strade per salvare la più grande cooperativa della zona: Terre d’Oltrepò.
Al centro il deputato Luigi Marattin, di spalle la presidente del Consorzio Francesca Seralvo e il direttore Riccardo Binda durante la degustazione delle bollicine dell’Oltrepò Pavese alla Camera
Un invito trasversale, quello a Montecitorio, rivolto al Consorzio (in particolare alla presidente Francesca Seralvo, al direttore Riccardo Binda e il consigliere Fabiano Giorgi) su iniziativa di tre deputati di diversa appartenenza politica: Alessandro Cattaneo (Forza Italia), Paola Chiesa (Fratelli d’Italia) e Luigi Marattin (Partito Liberaldemocratico). È stato quest’ultimo a prendere l’iniziativa, coinvolgendo, poi, gli altri, due originari del territorio. «Sono partito da una domanda: come mai un prodotto così buono è meno famoso di altri territorialmente vicini?». Da lì la giornata di degustazione alla presenza di diversi esponenti politici.
La degustazione a Montecitorio delle bollicine dell’Oltrepò Pavese
«Conosco il valore dell’Oltrepò e voglio adoperarmi per valorizzare al massimo la denominazione», spiega Cattaneo, che è anche stato sindaco di Pavia per cinque anni – La politica è vicina ai produttori, soprattutto in questi giorni non facili per il territorio». Due settimane fa, le dimissioni di massa del consiglio d’amministrazione di Terre d’Oltrepò (in seguito ad una difficile situazione finanziaria) e a seguire l’elezione del nuovo cda, presieduto da Mattia Affini, con esponenti delle associazioni di categoria (Cia, Coldiretti e Confocooperative) e della Regione Lombardia. «La Regione ci ha messo la faccia e si sta adoperando per trovare investitori, in modo da trasformare le criticità in opportunità. In questo momento c’è un forte interesse sull’Oltrepò e, quindi, bisogna lavorare affinché il valore aggiunto rimanga sul territorio. Resto critico con chi c’era prima (l’ad della cooperativa Umberto Callegari), ma bisogna guardare avanti senza tuttavia farsi illusioni: non è una trattativa facile».
L’imperativo, però, è fare presto, come chiedono i produttori, visto che il caso Terre d’Oltrepò è scoppiato a poche settimane dalla vendemmia. «Stiamo lavorando tutti assieme senza distinzioni politiche – dice al Gambero Rosso Paola Chiesa (anche lei deputata del Pavese) – In questo momento dobbiamo pensare solo ai viticoltori, che a breve non sapranno dove portare le loro uve. Io stessa sono figlia di un agricoltore, quindi so cosa significa vivere nell’incertezza».
Dal canto suo, il Consorzio in questa fase fa da spettatore, non potendo entrare nel merito delle scelte della cooperativa. Se, tuttavia, sul territorio dovessero arrivare nomi importanti – si vocifera di una cordata con nomi di peso come Vallarino Gancia da fuori zona, ma anche, restando sul territorio, della famiglia Moratti – l’ente di tutela non metterebbero veti. Anzi, avere nomi di prestigio potrebbe essere un ottimo biglietto da visita per tutto il territorio che punta sul rilancio. Un passo alla volta. Intanto, l’entrata a Montecitorio dalla porta principale è un primo segnale.
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