Non piรน una cenerentola ma una regione che, anche grazie ai riconoscimenti piรน recenti, primi tra tutti quelli della Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso, ha affrontato il Vinitaly con uno spirito differente rispetto al passato. Il Lazio si รจ presentato alla fiera veronese con una serie di carte in piรน in mano ma รจ anche consapevole che sono diversi gli aspetti da migliorare in materia di vino, a partire dallo snellimento del numero di denominazioni per arrivare a quella zona grigia del mondo horeca, che ancora sembra snobbare le sue eccellenze. L’assessore regionale all’Agricoltura, Giancarlo Righini, lo spiega in questa intervista al settimanale Tre Bicchieri, confermando la volontร di dare fiducia al mondo del made in Lazio, anche grazie a uno specifico sforzo economico pluriennale per tutto l’agroalimentare, deciso dalla giunta Francesco Rocca. Ma, soprattutto, annuncia la messa in campo di un progetto specifico che riguarda la fiscalitร dei pubblici esercizi che vorranno credere nei vini laziali.
vigneti Doc Roma
Vinitaly 2025 รจ stata un’occasione importante per far capire che i vini del Lazio ci sono, ci sono sempre stati con la loro qualitร , ma non sono stati comunicati al meglio. Cosa รจ cambiato nel metodo che state applicando come Assessorato all’Agricoltura?
Il metodo usato fin dal nostro arrivo alla guida della Regione รจ semplice: abbiamo dato al settore vitivinicolo un ruolo importante nelle scelte politiche ed economiche dellโamministrazione. I vini del Lazio sono stati sempre delle autentiche eccellenze, ma non erano valorizzate al meglio.
Cosa รจ mancato?
C’era bisogno di qualcuno che accompagnasse le nostre aziende nel racconto, che le facesse conoscere, che le rendesse interessanti ed entusiasmanti. Gli investimenti importanti che stiamo facendo a sostegno della filiera agricola della nostra Regione sono sotto gli occhi di tutti.
Avete sempre definito una sfida l’aumento della presenza dei vini laziali nelle carte dei vini dei ristoranti romani. Che strategie introdurrete per limitare il gap? Eppure, i riconoscimenti sono arrivati…
Tutti i risultati che stanno ottenendo i nostri vini, sia a livello nazionale che internazionale, sono la dimostrazione che il lavoro di promozione sta dando risultati importanti, che permettono al Lazio di primeggiare, e che la strada intrapresa รจ giusta per tutto l’agroalimentare. Per quanto riguarda i vini laziali nella carta dei ristoranti romani, รจ senza dubbio una lacuna che va colmata al piรน presto.
Come state operando?
Stiamo lavorando a un progetto che prevede premialitร fiscali a tutti quei pubblici esercizi che presenteranno ai propri clienti una carta dei vini esclusivamente del territorio. Abbiamo in mente di far partire anche una campagna di comunicazione per spingere il vino laziale nei menรน della Capitale.
Cosa attendersi dalla programmazione agroalimentare regionale per il resto del 2025 e il prossimo anno?
Vogliamo proseguire sulla strada intrapresa: promuovere il vino laziale nelle piรน importanti fiere internazionali. Resteremo in prima linea nel sostenere i nostri produttori, accompagnandoli nella promozione e nellโaccesso ai mercati esteri. Lavoreremo per far emergere la bontร e lโautenticitร del nostro patrimonio vitivinicolo, affinchรฉ il Lazio possa difendere il proprio posto nel panorama enologico italiano e mondiale. Per questo, oltre alla promozione, continueremo a investire anche su innovazione e sostenibilitร : due filoni che hanno permesso alle imprese di compiere un decisivo cambio di passo, per renderle piรน competitive.
Il sistema regionale ha bisogno di una razionalizzazione e semplificazione delle Dop/Igp. Partiamo dai dati.
Il Lazio oggi conta 36 denominazioni (3 Docg, 27 Doc e 6 Igt), in gran parte riconosciute negli anni 70-80 del secolo scorso, su impulso delle grandi cantine cooperative, allโepoca molto attive nel promuovere caratterizzazioni su piccoli ambiti territoriali, spesso di scala comunale, per lโaccesso a vecchie politiche di filiera che garantivano un sostegno diretto alle aziende e alle cantine in base ai volumi di produzione rivendicati a Dop/Igp. Con la riduzione dei consumi degli ultimi 50 anni (da 90 a meno di 30 litri pro-capite) e col passaggio da politiche di sostegno dei prezzi a politiche di mercato (volte a promuovere i prodotti di qualitร ) alcune Dop/Igp non sono piรน rivendicate, e una decina sono rivendicate solo per piccoli volumi, di scala non idonea ad attivare strategie di valorizzazione.
E come state attuando il progetto che avevate annunciato qualche tempo fa?
La Regione Lazio, tramite la sua Agenzia (Arsial), ha avviato il Progetto pluriennale a supporto della filiera vitivinicola di qualitร : Razionalizzazione e valorizzazione delle produzioni Do/Ig vinicole regionali di qualitร , che prevede la semplificazione del quadro delle Denominazioni attive, cercando di cancellare quelle non rivendicate, oppure rivitalizzare quelle rivendicate solo per piccoli volumi. La mancata razionalizzazione รจ un fattore di ulteriore frammentazione della filiera, che non solo ostacola lo sviluppo dei Consorzi di tutela (cui la Ue demanda ulteriori funzioni anche nella sfera enoturistica) ma limita anche l’accesso alle risorse per la promozione sui mercati internazionali.
Frascati – paesaggio vitato
Quindi, state entrando nel vivo, con il coinvolgimento dei Consorzi?
Oggi, dopo una disamina sulle rivendicazioni degli ultimi 5 anni per singola Do/Ig, Arsial sta procedendo con gli incontri territoriali per capire le criticitร e peculiaritร delle singole Do/Ig, per offrire supporto tecnico-scientifico-amministrativo, sia a livello nazionale che comunitario nellโiter di modifica al disciplinare di produzione. Al momento, Arsial sta supportando nella modifica del disciplinare di produzione della Doc Roma, Doc Tuscia, Doc Nettuno, Doc Cerveteri e Igt Frusinate.
Sul fronte ricerca e innovazione in viticoltura, tramite Arsial, in quale direzione intendete muovervi, considerando la problematica del climate change e, allo stesso tempo, le opportunitร offerte dalle Nuove tecniche genomiche?
Una viticoltura moderna non puรฒ ragionevolmente piรน prescindere da innovazione e ricerca, la cosiddetta “Viticoltura 4.0”. In questโottica, Arsial sta portando avanti una serie di azioni formative, sperimentali e dimostrative a supporto della filiera vitivinicola regionale, incentrate proprio sulla problematica del cambiamento climatico e sulla sostenibilitร ambientale.
vigneti cesanese
Ci faccia qualche esempio.
Presso lโazienda dimostrativa sperimentale di Velletri, dove da diversi anni si utilizzano le tecnologie digitali come Dss e modelli previsionali per le principali avversitร della vite, si stanno portando avanti una serie di attivitร sperimentali, per valutare la risposta viticola ed enologica dei vitigni resistenti piwi (tolleranti alla principali malattie della vite) rispetto al pedoclima locale. Nel 2023, sono stati iscritti nel Registro Regionale delle viti idonee alla coltivazione nel Lazio dieci vitigni resistenti.
Quali altre attivitร state mettendo in campo?
Stiamo testando nuovi portinnesti resilienti agli stress idrici; nella gestione agronomica del vigneto, inoltre, si stanno impiegando biostimolanti naturali che favoriscano il recupero e la resistenza agli stress abiotici; si lavora, poi, a gestire la chioma con prove di defogliazione meccanica su due varietร autoctone laziali ed รจ stato avviato il progetto che prevede lโottenimento di vitigni resistenti a partire da vitigni autoctoni (malvasia del Lazio e cesanese dโAffile). Arsial, lo voglio ricordare, svolge un ruolo fondamentale nel recuperare e caratterizzare i vitigni autoctoni dei singoli areali viticoli regionali, oltre che portare avanti un’intensa attivitร di selezione clonale.
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