Mercati

In Russia vanno giù le vendite di spumanti: è la prima volta dal 2017

Il primo semestre 2025 si chiude a -3,6% in volume. Penalizzati soprattutto i prodotti di importazione, mentre quelli locali mostrano di saper reggere meglio all'impatto della crisi

  • 24 Luglio, 2025

Crisi del commercio al dettaglio, calo delle vendite di beni di uso quotidiano, reti locali per le vendite di alcolici ridotte per nuove restrizioni in alcune regioni. Il mercato russo degli spumanti per la prima volta dal 2017 mostra segni di arretramento. E questo vale soprattutto per i vini d’importazione, rispetto ai prodotti made in Russia che sembrano reggere, secondo i dati resi noti da Rbc Vino, sulla base di quelli del Servizio federale alcolici. Tra gennaio e giugno 2025, sono stati venduti 96 milioni di litri di spumante, con una flessione del 3,6%, dopo che per otto anni si era registrato un incremento fino al record del 2024. Segni meno anche per i vini fermi (-1,6%) e per i liquorosi (-12,2 per cento).

Penalizzate le importazioni

I più colpiti nel semestre risultano i prodotti importati, come ha rilevato Alexander Stavtsev, vicepresidente Associazione esperti mercato retail, secondo cui le vendite al dettaglio di bevande alcoliche (escluse le fermentate) sono diminuite del 12,9%, a 973 milioni di litri. Alcune categorie, invece, hanno mostrato segnali di crescita: liquori e vodka locali con +14,9% (86 milioni di litri), e superalcolici (whisky, rum, gin e tequila) con +3,9% (68 milioni di litri).

 

La sorprendente crescita delle aziende locali

«La crescita delle aziende russe è dovuta alla localizzazione della produzione. L’uscita di molte imprese straniere e l’aumento dei costi di importazione hanno favorito i marchi locali, che ora sostituiscono whisky e tequila importati», ha spiegato Andrey Moskovsky, presidente di Alcopro, ditta che commercializza alcol e distillati di origine agricola. Dal lato dei consumatori, si nota una maggiore attenzione al prezzo: «Stanno passando dal cognac al whisky, ora più accessibile. Nonostante ciò – sottolinea – le vendite di vodka sono scese del 5%, a 351 milioni di litri, tornando ai livelli del 2020. Anche il cognac è in calo (-10,5% a 61 milioni di litri), pur restando sopra i livelli del periodo compreso tra 2017 e 2022».

Il crollo apparente delle bevande low alcol

Secondo quanto riporta Rbc Vino, una riclassificazione statistica ha determinato un crollo (apparente) delle vendite per i prodotti a bassa gradazione alcolica. In pratica, come sottolineato dall’associazione Ratk, una parte del calo si spiega con il fatto che le bevande a bassa gradazione (-89%), gli alcolici a base di frutta (-74,6%) e le bevande contenenti uva senza etanolo (-61,6%) sono stati considerati bevande fermentate e, pertanto, escluse dalle statistiche tradizionali.

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