Di fronte al cambiamento climatico, alcuni produttori statunitensi stanno riscoprendo le varietà ibride, incroci tra Vitis vinifera e uve autoctone nordamericane introdotte già nell’Ottocento. Tra questi, Matt Niess, proprietario di North American Press in Sonoma County, ha scelto varietà storiche come catawba e lenoir. «Queste uve non richiedono trattamenti chimici, meno lavoro manuale e passaggi con il trattore», spiega Niess. «Non devi fare quasi nulla». In un panorama dominato da cabernet sauvignon, chardonnay e pinot noir, questa scelta rappresenta un approccio innovativo.
Per anni gli ibridi sono stati ritenuti come vini semplici, coltivati per quantità e trasformati in prodotti economici come spumanti o vini fortificati. Come ricorda Eric Asimov nel New York Times, «venivano considerati poco interessanti e destinati al mercato di massa». Oggi, però, questi vitigni stanno vivendo una vera riscoperta grazie a metodi di coltivazione più attenti e a una visione qualitativa.
Progetti come La Garagista in Vermont, secondo il critico del New York Times, «hanno dimostrato che gli ibridi, se coltivati con cura, possono produrre vini complessi, longevi e raffinati». Allo stesso modo, la Common Wealth Crush Company in Virginia utilizza varietà ibride per produrre vini biologici in condizioni climatiche difficili, dove la peronospora e il marciume sarebbero ostacoli insormontabili per la vinifera tradizionale.
Ben Jordan, uno dei fondatori di Common Wealth, partecipa a un progetto per creare varietà ibride specificamente resistenti alle malattie e adattate al clima della Virginia. «Ha senso coltivare uve adatte alle nostre condizioni», spiega. «È molto più logico che coltivare chardonnay ovunque».
Come sottolinea Deirdre Heekin di La Garagista, «il successo dipende dall’osservazione, dalla flessibilità e dalla capacità di adattarsi. Il cambiamento climatico ha cancellato le certezze; bisogna essere pronti a cambiare strategia». Pur non essendo una soluzione totale ai problemi climatici, gli ibridi offrono una concreta opportunità per una viticoltura più resiliente e sostenibile.
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