Viticoltura del futuro

"In viticoltura non esistono stili. Negli ultimi 30 anni abbiamo creato troppi vini omologati". Il monito del professor Moio

Secondo il vicepresidente dell'Oiv il vino deve essere prima di tutto espressione della vigna: "Oggi c'รจ troppo prodotto tutto uguale. L'estirpazione potrebbe essere una soluzione"

  • 24 Luglio, 2025

ยซNon esistono stili: il vino deve essere semplicemente espressione della vignaยป. Il vicepresidente dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino Luigi Moio, da VinoVip al Forte (dove ha ricevuto il Premio Pino Khail della rivista Civiltร  del bere), punta il dito contro lโ€™omologazione. Produttore lui stesso di vino in Irpinia (Cantina Quintodecimo) e professore di Enologia all’Universitร  degli Studi di Napoli Federico II, Moio spiega ad Askanews che il vino dovrebbe prima di tutto essere progetto agricolo e che, quindi, qualitร  e stile riguardano prima di tutto il lavoro in vigna, partendo dal rispetto del territorio e della sintonia tra pianta, suolo e clima, e cioรจ dalla vocazionalitร .

Negli ultimi 30 anni vini troppo omologati

Concetti che aveva giร  espresso con il Gambero Rosso, spingendosi anche a parlare del fallimento della viticoltura biologica: ยซIl biologico, creato a tavolino, puรฒ essere una trappola con il clima che ci rema controยป. In quellโ€™occasione aveva anche spiegato perchรฉ spostare il focus sulle tecniche di produzione porti allโ€™omologazione.
Nelle dichiarazioni ad Askanews si sofferma anche sugli errori della comunicazione, convinto che lโ€™attuale l’enfasi sulle tecniche di produzione abbia di fatto soppiantato l’importanza del terroir. ยซNegli ultimi trent’anni, molti sono entrati nel mondo del vino e questo ha aumentato la domanda. Ma una crescita incontrollata genera confusione e la confusione genera panico, disorientamento: sono nati troppi modi di fare vino e sono state messe in discussione perfino le basi pasteuriane, fino ad arrivare a considerare un difetto sensoriale un segno di tipicitร ยป. Al contrario Moio spiega che il vero difetto sensoriale รจ lโ€™omologazione. ยซIl vino ha esercitato fascino grazie alla sua diversitร  che deve venire dal luogo di produzione, dalla vigna, dall’annata: tutto questo rischia di perdersi, anche per colpa degli stili. Certo – precisa – oggi conosciamo meglio i processi, possiamo guidarli ma la confusione che si รจ creata negli ultimi anni ha creato somiglianze verso il bassoยป.

Cambiamento climatico: Piwi e varietร  a ciclo lungo

Cโ€™รจ, poi, una variabile da non sottovalutare: il cambiamento climatico che, secondo Moio ยซfavorisce il processo di omologazione. Con l’aumento delle temperature e la carenza d’acqua si anticipa lo sviluppo e le uve diventano piรน mature, meno acide โ€“ spiega il professore – La surmaturazione รจ un altro processo omologante: c’รจ un annullamento della diversitร  che bisogna assolutamente evitare attraverso la scienza, la sperimentazione, le conoscenze tecnicheยป.

Se in passato sono state fatte selezioni clonali che privilegiavano varietร  che accumulavano piรน zucchero, oggi bisogna fare il contrario: ยซselezionare varietร  che accumulano zucchero piรน lentamente, che hanno cicli di maturazione piรน lunghi. In questo l’Italia รจ fortunata, perchรฉ le nostre varietร  storiche, in tutte le regioni, sono a ciclo lungo. Anche il Primitivo, il piรน precoce, รจ comunque piรน lento rispetto ad altri vitigni internazionali. Le varietร  a ciclo lungo hanno un vantaggio perchรฉ resistono meglio ai processi di degradazione degli acidi dell’uva dovuti all’eccessivo calore ed ai lunghi periodi di insolazioneยป. E a proposito di varietร , Moio non รจ contrario ai vitigni resistenti: ยซSono una valida strategia, ma i tempi di sperimentazione restano lunghiยป.

Dislocare non รจ la soluzione: i grandi areali resteranno

Cโ€™รจ, poi, la questione dello spostamento a Nord dei vigneti. ยซIl problema โ€“ rivela Moio – non รจ spostare le vigne ma continuare a produrre grandi vini negli areali piรน prestigiosi, come Bordeaux, Piemonte, Toscana, Borgogna: non possiamo pensare a un futuro senza questi luoghi. La dislocazione non รจ la sola soluzioneยป. รˆ vero che negli ultimi anni il vino si produce anche a nuove latitudini, dallโ€™Inghilterra alla Svezia anche con ottimi risultati, come ricorda Moio: ยซIl vino si produrrร  un po’ ovunque, dimostrando la sua universalitร , non temo questa diffusione. Lo chardonnay, il merlot, il cabernet sono diventati grandi proprio perchรฉ si sono diffusi in tutto il mondo. Di certo perรฒ – ribadisce – non possiamo pensare che il futuro prossimo del vino sia senza gli areali storici che hanno dato fascino e prestigio alla viticolturaยป.

Espiantare per riequilibrare il mercato

Su un tema di stretta attualitร , come la prossima vendemmia e le preoccupazioni legate alla sovrapproduzione, il professore ammette che il vino in cantina, in questo momento, รจ ยซdavvero troppo. Bisogna riequilibrare domanda e offerta, eventualmente anche con l’espianto. Si รจ piantato dove non si doveva, dimenticando la vocazionalitร : il principio base dell’interazione tra pianta e ambienteยป.

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