Continua il nostro percorso tra le aziende che hanno ricevuto i Tre Bicchieri per la prima volta nella guida Vini d’Italia di Gambero Rosso: stavolta ci spostiamo in Friuli Venezia Giulia, dove incontriamo Roberto Pighin cheย ci porta alla scoperta della sua azienda: due territori diversi – le Grave e il Collio – ma la stessa incredibile cura per una produzione in cui la costanza qualitativa รจ il faro da seguire sempre.
Roberto Pighin
Era il 1963 quando i tre fratelli Luigi, Ercole e Fernando Pighin acquisirono una tenuta di oltre 220 ettari appartenuti a una nobile famiglia friulana, gli Agricola, e fondarono la loro azienda. Ed รจ proprio in questo decennio che l’impresa prende forma: prima il progetto della cantina affidato a un architetto di fama mondiale come Gino Valle, poi l’acquisizione di altri 30 ettari (con cantina) in un’altra zona prestigiosa della regione, il Collio, sulle colline di Spessa di Capriva. Dal 2004 l’intera gestione รจ passata al nucleo familiare di Fernando e oggi alla guida troviamo il figlio Roberto, che con dedizione continua questa lunga tradizione di successo. โEssere unโazienda a gestione familiare costituisce per noi un duplice punto di forza” racconta Roberto, che continua “dal punto di vista umano rappresenta un valore inestimabile, con la conduzione nelle mani della nostra famiglia da tre generazioni, garanzia di continuitร e di presenza costante di coloro che hanno fondato e dato vita a questa appassionante realtร imprenditorialeโ. E continua: โil secondo vantaggio รจ di profilo tecnico: vinifichiamo esclusivamente uve di proprietร con il controllo totale dellโintera filiera, dalla terra al calice, per noi garanzia di quella costanza qualitativa che da sempre ricerchiamo e che abbiamo affinato in 60 vendemmieโ.
I vigneti dell’azienda, come dicevamo, si snodano su due territori abbastanza diversi, entrambi, perรฒ, in grado di dare grandi risultati. La maggior parte degli ettari vitati รจ coltivata a Risano, intorno alla sede principale dell’azienda, nel cuore delle Grave: “qui c’รจ il nucleo piรน importante. Si tratta di 160 ettari di vigneto, con densitร d’impianto di circa 5000 ceppi per ettaro; i terreni sono di origine alluvionale, magri, pieni di ciottoli, pianeggiante“. Discorso diverso per quanto riguarda il vigneto del Collio, a Spessa di Capriva, lungo il confine orientale con la Slovenia: “qui invece gli ettari sono circa 30 di cui 20 a vigneto, un anfiteatro esposto verso sud senza nessun ostacolo di fronte; ciรฒ rende la ventilazione perfetta: le brezze risalgono dall’ Adriatico e accarezzano le vigne in maniera costante durante tutto l’anno. Ovviamente cosรฌ l’umiditร rimane molto bassa e non si presta il fianco ad attacchi fitosanitari. A tutto questo si aggiunge la matrice dei terreni composti di marne e arenarie, la famosa ‘ponca’, un suolo in grado di regalare grande mineralitร ai vini”. Lโazienda propone in linee differenziate i prodotti di queste due zone ma dedicandovi lo stesso appassionato impegno: โil rispetto che nutriamo per questi due territori รจ lo stesso, consapevoli che stiamo parlando di due zone morfologicamente diverse con le loro caratteristiche specifiche. Se il Collio รจ internazionalmente noto, infatti, per la ricchezza del suo terroir unico, le Grave dal canto loro presentano un terreno che offre una base di partenza capace di produrre vini la cui freschezza, piacevolezza ed equilibrio sta intercettando sempre di piรน il trend del consumatore di oggiโ.
Dal Collio arriva il vino che ha portato i Tre Bicchieri in azienda per la prima volta. Si tratta del Collio Bianco Soreli ’20, inebriante nel profilo aromatico e dal sorso venato da deliziose note di erbe officinali essiccate e cenni balsamici e iodati. “Sia nelle Grave che nel Collio” spiega Roberto “abbiamo sempre prodotto vini da monovitigni. Non avevamo un Collio Bianco, che per disciplinare puรฒ essere fatto solo con vitigni autoctoni. Nel 2018 abbiamo deciso di cimentarci con questa tipologia. Abbiamo selezionato le uve dai nostri vigneti di friulano, che rappresenta la base di partenza del Soreli, visto che incide per il 60% sul totale della massa. A questa abbiamo aggiunto la ribolla gialla, di solito un 30%, e la malvasia istriana, quest’ultima tenuta a un tenore volutamente piรน basso per non far prevalere le sue caratteristiche aromatiche, andando a coprire le componenti date dagli altri vitigni. Dopo una macerazione di 24 ore, avviene la pigiatura. La fermentazione avviene per 2/3 del tempo necessario in acciaio e si conclude in tonneaux di rovere di Slavonia non tostati”. E conclude: “Quando debuttammo col Soreli ’18, capimmo di essere sulla strada giusta perchรฉ giร qualche altra testata accese i riflettori su questo vino. Quest’anno, insieme ai Tre Bicchieri, sono arrivati anche altri premi. Quello che ci rende orgogliosi รจ aver convnto cosรฌ tanti critici della bontร del nostro lavoro”.
a cura di William Pregentelli
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