Una vendemmia da 45 milioni di ettolitri con una qualità tra il buono e l’ottimo. Sono queste le previsioni Coldiretti per l’annata 2025, mentre la raccolta è già iniziata in Sicilia per concludersi non prima di novembre con le uve di Nerello. In una fase delicata come questa, i quantitativi potrebbero essere un problema (già lo scorso anno si è arrivati a 44 milioni di ettolitri), viste le tante giacenze ancora nelle cantine italiane, ma senz’altro una qualità elevata, dopo anni complicati, è un’importante iniezione di fiducia per i viticoltori italiani.
Un avvio in anticipo rispetto alla media degli ultimi anni, legato ancora una volta alle alte temperature, che hanno accelerato la maturazione delle uve. Ma le prossime settimane saranno quelle decisive. In generale, siccità e maltempo hanno condizionato in alcuni territori le rese – spiega Coldiretti – ma senza pregiudicare la qualità, così come i problemi legati a malattie come peronospora e oidio sono risultati inferiori rispetto alle preoccupazioni iniziali, oltre agli attacchi degli insetti alieni. Fenomeni che hanno pesato comunque sui costi di produzione, dall’acqua alle strategie di protezione delle uve.
In Abruzzo si prevede una buona produzione, con una resa di 120/140 quintali ad ettaro, nonostante i danni causati dalla grandine nella provincia di Chieti. Anche in Basilicata si prospetta una buona annata, poco sopra le media dell’ultimo quinquennio, mentre in Calabria prevale il segno positivo con aumenti di produzione tra il 10% e il 15% in tutte le province, fatta eccezione il Crotonese, dove le gelate potrebbero aver compromesso un quinto del raccolto. Vendemmia nella media in Toscana, dove non si segnalano particolari problemi e la qualità è attesa come ottima.
Produzione in aumento in Trentino Alto Adige, con un +5/10% rispetto allo scorso anno. In Umbria si attende una buona produzione, nonostante qualche difficoltà causata dalla peronospora e dal caldo, mentre in Val d’Aosta si dovrebbe restare nella norma. Una situazione che si registra anche in Veneto, con la produzione in linea con quella del 2024, e in Emilia-Romagna che registra giusto pochi problemi causati da clima e attacchi di peronospora.
Buone previsioni in Campania con quantità uguali o superiori allo scorso anno, anche se inizia a preoccupare il fenomeno della siccità che potrebbe incidere sulle rese. Fenomeno che interessa anche i vigneti delle Marche, soprattutto tra Pesaro e Ancona, ma le attese sono di un incremento, con rese tra i 120 e i 180 quintali ad ettaro. In Sardegna la produzione viaggia poco sopra o poco sotto la media a seconda delle province ma la mancanza d’acqua per l’irrigazione sta mettendo a rischio le uve nel Sassarese, soprattutto nella zona della Nurra. La siccità pesa anche sui vigneti siciliani con il “raccolto” che resterà sotto i 3 milioni di ettolitri, in linea con gli ultimi tre anni.
In Friuli-Venezia Giulia la situazione della vendemmia varia molto da zona a zona, a seconda del tipo di uva e della possibilità di irrigare. In generale, la quantità di uva prevista è nella media, anche se leggermente più bassa nelle aree collinari, soprattutto per Pinot grigio e Tocai friulano.
Nel Lazio le quantità sono stimate in leggera diminuzione mentre in Liguria il raccolto dovrebbe essere in linea con le medie degli ultimi anni. Nelle province della Lombardia le attese sono di un lieve aumento produttivo, ma nel Pavese sono ancora da valutare i problemi legati agli attacchi di peronospora dell’anno scorso e gli effetti che potrebbero avere sulle uve.
Previsioni positive anche in Molise per Trebbiano e Montepulciano così come in Piemonte, soprattutto nelle province di Asti e Alessandria, dove si prevedono ottime rese, oltre che Cuneo. Gli unici timori sono legati agli attacchi del coleottero giapponese Popillia Japonica nel Torinese. In Puglia la situazione è decisamente migliore rispetto allo scorso anno con un aumento della produzione stimato in un +20%, con la siccità che al momento non sembra aver creato particolari problemi alle viti.
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