In collaborazione con Arsial
La riscoperta della viticoltura laziale passa oggi da una nuova consapevolezza gastronomica: un dialogo sempre piรน stretto tra il vino e il patrimonio culinario del territorio. Non รจ solo questione di abbinamenti ben riusciti, ma di un racconto corale che mette in scena prodotti, tradizioni e visioni contemporanee. La cucina regionale ha conosciuto negli ultimi anni una crescita esponenziale di popolaritร , alimentata dalla moltiplicazione โ anche fuori confine โ di ristoranti che rendono omaggio alla grande tradizione della capitale e dei suoi dintorni. Se a Roma (e in tutte le grandi metropoli del mondo) i capisaldi della pasta povera e saporita โ cacio e pepe, gricia, carbonara โ dominano le scene insieme ai piatti del quinto quarto, nelle campagne e nei borghi delle altre quattro province laziali sta prendendo forma una rivoluzione piรน silenziosa e ambiziosa. Decine di giovani chef si muovono tra orti, forni e piccoli allevamenti locali, travalicando i confini della tradizione per costruire una nuova identitร gastronomica: fatta di ingredienti a chilometro zero, tecniche raffinate e unโestetica del gusto che non rinnega le radici, ma le reinventa con intelligenza e audacia.
Giuseppe Carrus, curatore della guida vini dโ Italia, ha pensato gli abbinamenti tra alcune delle eccellenze vinicole premiate dal Gambero Rosso e i piatti degli chef protagonisti delle degustazioni e show cooking organizzate al Padiglione Lazio.
Doriano Perciballi del ristorante Locanda Dorica di Velletri (RM) ha inaugurato le danze il 6 aprile con il suo vitello nel bosco con salsa ai funghi dei Monti Lepini, mandorla salata della Tuscia, il suo fondo e timo. Un piatto che mette insieme ingredienti del Sud e del nord del Lazio, giocato su sapori autunnali, ricchi e avvolgenti, che ha sposato il Sergio Mottura Brut M. Cl. โ15 di Sergio Mottura: fresco e salino grazie allโimpronta minerale conferita allo Chardonnay dai suoli vulcanici della Tuscia, ma anche complesso, cremoso e strutturato come la lunga sosta sui lieviti impone.
I piatti a base vegetale del menu La Terra proposto il 7 aprile dallo chef stellato Marco Bottega di Aminta Resort a Genazzano (RM) hanno incontrato, invece, due espressione diverse e complementari del terroir dellโ agro romano: il Frascati Superiore 2023 di Casale Marchese: fresco, di medio corpo, dai toni giovanili e leggermente erbacei che ricalcano i sapori della focaccia di Grano Senatore Cappelli, misticanza e liquirizia; il Roma Bianco 2023 di Poggio Le Volpi: da uve Malvasia del Lazio e Bombino, con una struttura piรน morbida e un corredo aromatico piรน intenso che esalta il binomio vegetale-cremoso del riso con erbe dolci e formaggi delle colline Laziali.
LโAria il 9 aprile ha avuto come protagonisti i volatili e la cacciagione: tra le cinque portate, i maltagliati al ragรน di asparagi e piccione hanno riaffermato lโimportanza dellโequilibrio tra vegetale e animale nella cucina di Marco Bottega, incontrando il Poggio Triale 2022 di La Pazzaglia, espressione archetipica del Grechetto della Tuscia, vitigno a bacca bianca che per struttura e ricchezza di tannini si avvicina molto a un rosso, conferendo al vino una sensazione tattile che bilancia la succulenza e il sapore deciso del ragรน.
La cacciagione di pelo ha preso la scena nel menรน Il Bosco dellโ8 aprile.
Il cinghiale รจ la carne piรน diffusa nelle preparazioni delle aree al confine con Umbria, Toscana e Lazio. E proprio da vigne sui margini nord-orientali della regione, non lontano dal lago di Bolsena, proviene il vino proposto in abbinamento al lombo di cinghiale, erbe di campo e purรจ di sedano di Bottega. Parliamo del Montiano 2021 di Famiglia Cotarella, tra i piรน importanti Merlot in purezza a livello nazionale. Dotato di pienezza, ricchezza fruttata, balsamica e tostata, ma anche di una sottile salinitร vulcanica che massimizza lโeffetto sgrassante, rafforzando lโeleganza del boccone e allungandone la persistenza piacevolmente boschiva.
Il Lazio si sta guadagnando un posto di rilievo nella mappa enogastronomica nazionale grazie a un lavoro capillare che parte dai territori e coinvolge chef, produttori e vignaioli. Lโincontro tra cucina contemporanea e vini di qualitร non รจ solo un esercizio stilistico, ma unโoccasione per ripensare lโidentitร regionale e comunicarla in modo efficace, dentro e fuori i confini. Il risultato รจ una narrazione coerente, che valorizza le eccellenze senza appiattirle, e che dimostra come la tradizione, se ben interpretata, possa ancora sorprendere.
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