Anche l’Asti Docg guarda al mondo dei Piwi, i vitigni resistenti alle malattie della vite che si stanno sempre più diffondendo in viticoltura. Il Consorzio astigiano ha, infatti, avviato la sperimentazione con l’Istituto di Istruzione Umberto I di Alba che riguarda le potenzialità viticolo-enologiche delle varietà aromatiche resistenti.
Ad oggi l’impiego dei Piwi non è consentito in Italia per Doc e Docg, ma diversi Consorzi hanno iniziato la sperimentazione per farsi trovare pronti, visto che attualmente c’è un disegno di legge, presentato dal senatore Pietro Patton, in attesa di essere approvato.
In particolare, il Pinot Grigio delle Venezie ha già previsto il loro inserimento dentro al disciplinare in aggiornamento, ma la novità sta interessando soprattutto il mondo delle bollicine. L’altro consorzio ad aver annunciato la sperimentazione è, infatti quello della Doc Prosecco, mentre la Franciacorta ha più volte mostrato interesse.
Lo studio dell’Asti Docg è, quindi, una interpretazione dei tempi in un contesto di cambiamenti climatici che impongono la ricerca di nuove strade. Tra i vantaggi delle varietà resistenti, oltre alla capacità di rispondere alle malattie della vita, c’è la riduzione fino al 70% dei trattamenti in vigna.
«I cambiamenti climatici ci impongono di ripensare l’intero approccio produttivo anche nel nostro settore – afferma Stefano Ricagno, presidente del Consorzio Asti Docg – In Piemonte, finora, non erano mai state studiate varietà aromatiche resistenti. Come Consorzio, abbiamo quindi deciso di partecipare attivamente a questo progetto, mettendo a disposizione il nostro know-how sul vitigno moscato bianco. Solo attraverso la ricerca possiamo infatti individuare soluzioni tecniche innovative per una viticoltura sempre più avanzata e sostenibile».
L’attività di ricerca contempla la coltivazione di un campo di proprietà dell’Istituito individuato nel comune di Alba e uno di proprietà di un’azienda socia dell’ente consortile. In entrambi i siti la varietà di riferimento sarà il moscato bianco, affiancato da varietà resistenti selezionate per la sperimentazione.
La prima ad essere introdotta sarà il Muscaris (mediante la tecnica di sovrainnesto T-bud) mentre sono al vaglio studi per l’eventuale inserimento di altre varietà resistenti aromatiche. Dal 2026 e per tre anni, saranno eseguiti rilievi fenologici settimanali (dal germogliamento alla filloptosi), analisi produttive (fertilità in fioritura, produzione media per ceppo e peso medio dei grappoli) e rilievi fitosanitari per monitorare la resistenza a peronospora, oidio, botrite, giallumi infettivi e fitoplasmosi. Ogni varietà sarà testata su 50 piante sovrainnestate, con aggiornamenti annuali delle schede tecniche e della planimetria sperimentale. La vinificazione sarà condotta secondo un protocollo standard per vino bianco fermo, al fine di valutare le caratteristiche organolettiche delle varietà in prova.
Al termine del progetto e sulla base di risultati ottenuti, si potrà procedere con la presentazione della domanda di iscrizione dei vitigni resistenti aromatici tra quelli eventualmente autorizzati alla coltivazione in Piemonte.
L’iter per l’approvazione delle varietà Piwi è, infatti, molto lungo e prevede in primis la sperimentazione sul campo, poi quattro anni per l’iscrizione al registro nazionale della vite e sei anni per le autorizzazioni regionali. Perché, una volta registrato il nuovo vitigno non è automaticamente valido su tutto il territorio nazionale, ma deve essere la regione ad autorizzarlo a livello locale.
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