1 kg di farina, 1 panetto di lievito di birra, 150 g di acqua, 200 g di latte, 35 g di sale, 35 g di olio di girasole, strutto per friggere
Mi ricordo le crescentine della nonna a colazione: le faceva la sera prima, quelle classiche salate, ma noi le mangiavamo con il caffellatte dolce. Le dosi che mio papà indica per farina e liquidi sono approssimative, possono variare sensibilmente in base alla temperatura, alla morbidezza o alla durezza dell’impasto.
In una ciotola mettiamo il lievito di birra a sciogliere con un po’ d’acqua tiepida. Versiamo il latte e la farina, l’acqua, l’olio e il sale e amalgamiamo con la forchetta. Se il composto è troppo umido, aggiungiamo un po’ di farina e, se è troppo duro, un po’ di acqua (gassata, secondo il babbo). Pian piano impastiamo con le mani, per ottenere un impasto liscio, e lo mettiamo a riposare per una mezz’ora in una ciotola coperta con un panno. Versiamo la pasta sul tagliere e lavoriamo con i palmi delle mani. Nel frattempo facciamo sciogliere lo strutto in una padella. Spianiamo l’impasto con il mattarello e tagliamo dei rettangoli (come dei maltagliati). Quando lo strutto è caldo friggiamo le crescentine, che man mano si gonfieranno con il calore. Le accompagniamo con un piatto di affettati emiliani: prosciutto, mortadella, salame, coppa, fate voi.
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