Francesco Miranda, al timone della pizzeria Mร dia di Salerno, Tre Spicchi per la Guida Pizzerie dโItalia del Gambero Rosso, รจ un pizzaiolo โsilenziosoโ, una persona che non ama i riflettori, ma che bada alla sostanza delle cose. La sua idea di pizza rispecchia completamente questo modo di essere: il dogma che accomuna le sue creazioni รจ la concentrazione del gusto, quella che spesso nella cucina contemporanea viene definita, forse superficialmente, ricerca dellโumami. In questo lavoro la parte vegetale รจ sempre stata predominante, come testimoniato dal fatto che, fin dagli esordi, la pizza simbolo del locale รจ stata una coloratissima Ortolana, probabilmente per il richiamo esercitato dalle sue radici, visto che Miranda รจ originario di un paese alle falde del Vesuvio, San Giuseppe Vesuviano, terra e fuoco.
Nella pizza di Miranda appare fondante la necessitร di unire la concentrazione del gusto, seguendo le rivoluzionarie idee di Niko Romito, a quella di utilizzare la totalitร dellโingrediente, in nome della sostenibilitร , secondo quello stile di Cucina Circolare tanto caro a Igles Corelli. Cosรฌ nasce lโidea di servirsi del vegetale a 360 gradi per realizzare una pizza che ne sia, appunto, massima espressione, partendo proprio dallโimpasto. ยซNon ho inventato nienteยป commenta umilmente il pizzaiolo vesuviano: giร maestri come Simone Padoan e, soprattutto, Francesco Martucci – con l’Assoluto di carciofo, Le 7 consistenze della cipolla, la Ciao Amore (cinque consistenze della barbabietola) – hanno lavorato su questo concetto e lo hanno sviluppato a modo loro. E la via di Miranda ci pare altrettanto degna di ammirazione.
Nell’attuale menu primaverile della Mร dia sono presenti due versioni di questo lavoro: una pizza realizzata con il carciofo mammarella di Paestum e un’altra con gli asparagi selvatici dei Monti Picentini, entrambe a 14 euro. Nel prossimo cambio stagionale sarร presentata quella con i fiori di zucca e, poi, a seguire, altre tonde che sfrutteranno in pieno la stagionalitร dei prodotti, con zucca, funghi porcini e friarielli, ad esempio.
Lโimpasto a base vegetale viene realizzato secondo le piรน attuali tecniche di panificazione: si parte da una fermentazione di brodo di carciofo, ricavato dagli scarti della tornitura, mediante lenti trattamenti termici e di estrazione, unito alle farine che vengono ricavate dalle fibre rimanenti, tramite essiccazione e setacciatura con lโaggiunta del 50% di farina di frumento e, poi, ovviamente, il lievito. La prima fermentazione dura circa 12 ore, seguita poi dal rinfresco, varie manipolazioni e la doppia lievitazione dellโimpasto. La pizza รจ completata da tre consistenze del vegetale: una vellutata, realizzata con i gambi e i tagli delle foglie piรน tenere emulsionata con Provolone del Monaco DOP; i cuori, che vengono prima arrostiti e poi affumicati con le stesse foglie di scarto bruciate; la cenere, realizzata con le moderne tecniche di cucina. Il tutto รจ poi completato da un olio al carciofo.
Per lโimpasto della seconda pizza, le tecniche sono piรน o meno le stesse, applicate allโasparago selvatico dei Monti Picentini nella sua interezza: con le parti meno nobili si realizzano la farina e il brodo. Per il topping invece vengono aggiunte cinque consistenze del vegetale: punte spadellate, crema, riduzione di asparagi e Parmigiano Reggiano, briciole di pane agli asparagi e polvere (di asparagi, ovviamente).
La cottura viene effettuata a vapore bilanciato. Questo dร vita a una base che risulta allo stesso tempo soffice e croccante, dallo spessore regolare, con la fetta che, pur mantenendosi dritta per reggere gli ingredienti, si fonde perfettamente al morso, studiata โa misura di boccaโ, diversamente dai padellini modaioli, a volte davvero impegnativi da addentare. L’impasto della pizza al carciofo risulta scioglievole e intenso, le note tostate riportano alla mente, per profumi e colore, i bracieri dove vengono arrostiti i carciofi lungo le strade di Paestum. Il vegetale รจ rispettato nella sua interezza in quella che risulta essere effettivamente un’esplosione di gusto. Nella pizza all’asparago selvatico la nota amara tipica รจ ben mitigata dalla dolcezza del Parmigiano Reggiano che assolutamente non ne mortifica il gusto, anzi, lo accompagna in un vero e proprio โviaggioโ.
Oggi si parla tanto – e anche erroneamente, lasciatecelo dire – di pizza gourmet, riferendosi a tonde realizzate con una quantitร eccessiva di ingredienti, spesso messi insieme a casaccio. La vera sfida, forse, sta nella โsottrazioneโ, nella ricerca dellโessenzialitร e nel potere di sintesi dei sapori.
Pizzeria Mร dia – via Irno, 2 c/o Irno Center – Salerno – pizzeriamadia.it
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