Ristoranti

Una cucina opulenta e spettacolare. Ecco come e cosa si mangia da View a Milano, il nuovo locale dello chef Roberto Okabe

Nel ristorante appena aperto in Porta Romana, lo chef nippo-brasiliano propone una cucina piรน opulenta e spettacolare rispetto al Finger's in un ambiente molto "Milano da bere"

  • 01 Maggio, 2024

A un certo punto Roberto Okabe tira fuori una pala da pizzaiolo, ci mette su dei nigiri (di tonno e di salmone) e ce li serve, invitandoci a prenderli con le mani. Un gesto che dice tutto dello spirito con cui lo chef nippo-brasiliano (per parte di padre e per parte di madre, rispettivamente) intende condurre il suo nuovo ristorante, il View, aperto con il restaurant manager Simone Conca nei locali al numero 2 di via San Gerolamo Emiliani in cui ha iniziato la sua avventura milanese aprendo nel 2003 il Fingerโ€™s. Da cui poi sarebbe germogliato il Fingerโ€™s Garden di via Keplero e poi due succursali a Roma e a Porto Cervo.

Roberto Okabe con i nigiri “alla pala”

Poi il divorzio, in seguito a qualche differenza di vedute tra soci: Okabe a 58 anni ha lasciato il marchio che lo ha reso famoso a Milano e ha aperto questo nuovo ambizioso ristorante, che ha tutta lโ€™aria del posto che per i prossimi mesi i milanesi affolleranno e fotograferanno, secondo la logica del love bombing meneghino che consiste in una fase di violento innamoramento per le insegne nuove e comme-il-faut, a cui a volte segue un matrimonio solido e altre volte una storiaccia di amore tossico. Considerando che Okabe รจ un personaggio molto conosciuto, con una sua fedele fandome, e conosce molto bene le dinamiche cittadine, รจ molto piรน probabile che lโ€™opzione giusta sia la prima.

Come si mangia da View a Milano

Il Polpo Takofumi

Locale sopra le righe

Ma torniamo ai nigiri (buonissimi, va detto) serviti sulla pala della pizza, che lui distribuisce in questo modo plateale ai clienti abbarbicati su sgabelli non proprio comodi del tavolo a ferro di cavallo che lui chiama Chefโ€™s Table ma io definirei piuttosto un omakase. โ€œSo che ci sarร  qualcuno che storcerร  il naso per questo gesto, mi diranno: che cโ€™entra il sushi con la pizza?โ€, mi dice con l’aria del discolo che l’ha fatta grossa. Ma questo รจ View, un locale sopra le righe, che conferma l’eclatante ritorno, sulla scena milanese, di una certa spettacolarizzazione dellโ€™atto del servire e del mangiare; un visibile cambio di tendenza dopo anni di asfittiche e silenziose cerimonie gourmet tutte tecnica e pensiero, e di dรฉcor stilizzati e disadorni. Non so se durerร . Ma so che i clienti che vedo attorno a me hanno lโ€™aria di quelli che non aspettavano altro che divertirsi un poโ€™. E anche io, dopo un po’ di diffidenza iniziale, me la spasso.

Gli uramaki

Un grande bancone per dodici

Qui si gioca un altro campionato, decisamente. Il locale รจ di grande impatto visivo, vuole piacere, stupire, dare il senso di un luogo dove รจ un privilegio essere, inutile dire che รจ instagrammabilissimo (avviso agli influencer). I materiali sono chiaramente di pregio, le luci scudisciano il buio, l’atmosfera รจ un po’ da night, una consolle da dj fa immaginare serate da decibel pesanti. Cโ€™รจ una prima sala con alcuni tavoli isolati, poi il grande bancone per dodici clienti che dialoga con la cucina, da qualche parte dovrebbe esserci anche un privรฉ che perรฒ io non ho visitato. Insomma, una roba da investimento importante, perchรฉ alla fine in certe cose la differenza la fanno i soldi, e averne nella ristorazione non รจ un peccato.

Lo staff. In basso, accosciato con Okabe, il socio Simone Conca

Una carta opulenta

Okabe ha lโ€™aria felice, mi fa intuire che nel precedente indirizzo non poteva piรน esprimersi al meglio, che qualche ristrettezza di visione lo zavorrava. La sua cucina, in questo locale tra Porta Romana e piazzale Lodi, appare simile a quella che praticava in via Keplero, ma con una maggiore opulenza, una piรน spinta muscolaritร , che si ritrova in piatti colorati e ricchi, con qualche tocco sovrabbondante che alla fine non disturba. Hic sunt leones. Io scelgo il menu degustazione, che al momento รจ organizzato in una raffica di porzioni mignon secondo un canovaccio di massima che puรฒ variare di sera in sera. Dapprima una Chips di riso con tartare di tonno sumiso, da mangiare con le mani facendo attenzione a che il fragile supporto non si spezzi, poi un Salmone scottato con โ€œmojitoโ€ di daikon grattugiato, ananas e menta, una frittellina di zucchina, carota, cipolla e gambero in pastella che si chiama Kakifry ma รจ assai italiana nel suo concetto.

Ancora: una crocchetta di suino nero con fiori di loto e oliva taggiasca, menta e cocco (nome in codice: Karokke Renkon), una sfilata di quattro uramaki freschi e piacevoli (prediligo quello con Spicy tuna e lo Speciale con tempura di gamberi, avocado, maionese, salsone fiammato con salsa di sesamo). Poi il Cโ€™era una volta il finger food, una capasanta con panna acida colorata con fiocchi di caviale, tartare di salmone, scampo, avocado e riso. Il mio piatto preferito della serata รจ certamente il Takofumi, un polpo affumicato con crema di peperoni e patata dolce e peperoncino giapponese. Accanto, in un piattino, dei Ravioli di granchio ripieni asparagi e ponzu con polvere di bacon. Poi รจ il momento dei giร  citati Nigiri alla pala e di un assortimento di sashimi serviti in dei cucchiai da portare direttamente alla bocca. Si chiude con un mochi al mango del quale lo stesso Okabe รจ poco convinto (โ€œnon รจ granchรฉ, dobbiamo lavorarciโ€). Carta dei vini mainstream ma corretta, buoni ma con una preferenza per i toni dolci i cocktail del palestratissimo e tenebroso Alessandro Lisco.

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