La Dieta Mediterranea, dal 2010, ĆØ riconosciuta dallāUnesco come Patrimonio Immateriale dellāUmanita?. Non e? soltanto un modo di mangiare, ma ĆØ considerata come āstile di vitaā tutto italiano. Eppure, proprio in Italia, oltre tre milioni di persone si ammalano di cibo. Ć questo il numero di adolescenti che soffrono di disturbi alimentari. Sul totale dei casi, tre sono le diagnosi più diffuse: il 36 per cento soffre di anoressia, il 17,9 per cento di bulimia, il 12,4 per cento del disturbo di binge eating (alimentazione incontrollata). Sono dati in costante aumento e le ultime rilevazioni segnalano un aumento del 40 per cento dei casi dalla pandemia a oggi. Lāincremento era stato registrato dallāIstituto Superiore di SanitĆ giĆ nei primi sei mesi del 2020, quando si contavano 230.458 nuovi casi contro i 163.547 dello stesso periodo del 2019. A febbraio 2021 si ĆØ conclusa unāindagine nazionale volta a ottenere dati a livello epidemiologico su pazienti con Disturbi dellāalimentazione e della nutrizione (Dna): nel 2019, si era registrato un numero complessivo di 327.654 nuovi pazienti.
Questo articolo ĆØ stato pubblicato sul mensile di marzo del Gambero Rosso
Nel 2020, invece, il carico assistenziale globale dei nuovi casi e i casi in trattamento corrispondevano a 2.398.749 pazienti. Ā«Non ĆØ un momento specifico e singolare a scatenare la malattia, ma un processo che porta lāindividuo ad ammalarsi. Si inizia ad avere unāattenzione maggiore rispetto al proprio corpo, a quello che si mangia e si inizia a pensare in modo ossessivo al ciboĀ», spiega la dottoressa Laura Dalla Ragione, direttrice del centro per la cura dei Dca (centri per i Disturbi del comportamento alimentare) di Todi. La dottoressa precisa come il cibo sia soltanto il sintomo e non il problema in sĆ©: «è ciò che si vede, un corpo che si modifica perdendo o prendendo peso agli occhi degli altri, ma ĆØ solo la punta dellāiceberg, quello che cāĆØ dietro ĆØ molto più profondoĀ».
Ć stato cosƬ anche per Alessia (nome di fantasia, ndr), 21 anni. Lāossessione per il suo corpo ha iniziato a venir fuori poco a poco, a distanza di anni trascorsi a reprimere il dolore vissuto per la separazione dei genitori. Ā«Non sentivo più di avere dei punti di riferimento, dalla famiglia, allāamore fino alle amicizie. Il cibo era lāoggetto attraverso il quale potevo finalmente avere il controllo su una cosa: il mio corpoĀ». Ma questo, per Alessia, non ĆØ stato chiaro fin da subito: «à iniziato tutto un poā per caso, volevo perdere peso e ho approfittato del lockdown per restringere la mia alimentazione e impiegare più tempo possibile ad allenarmi, non potendo uscire. In questo modo, quando sarei tornata a scuola, si sarebbe notato un cambiamento. Per me era tutto normaleĀ», racconta.
Quando Alessia si ĆØ ammalata senza rendersene conto, come lei stessa afferma, aveva 16 anni. Fino a sette anni fa lāetĆ media dei pazienti ricoverati si aggirava infatti intorno ai 25 anni, stando agli ultimi dati, invece, il 30 per cento della popolazione ammalata ha meno di 14 anni ed ĆØ in aumento la percentuale di pazienti di etĆ compresa tra gli 8 e i 10 anni. Anche i dati del Registro nominativo cause di morte (Rencam) regionali sono motivo di attenzione. Nel 2020 i decessi con diagnosi correlate ai Disturbi dellāalimentazione e della nutrizione sono stati 3.158, con una variabilitĆ più alta in Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna, regioni dove sono scarse o assenti le strutture di cura. Ā«I Dca sono la seconda causa di morte giovanile dopo gli incidenti stradaliĀ», afferma la dottoressa Dalla Ragione, la quale aggiunge che Ā«nonostante ci siano 126 strutture dedicate alla cura dei Disturbi del comportamento alimentare censite dallāIstituto superiore di sanitĆ , permane il problema della disomogeneitĆ rispetto alla presenza dei centri in diverse regioniĀ».
I dati del censimento diffusi in occasione della Giornata del Fiocchetto Lilla 2023 indicano, infatti, 126 strutture, di cui 112 pubbliche appartenenti al Servizio sanitario nazionale (Ssn) e 14 appartenenti al settore del privato accreditato. Di queste, 63 centri si trovano al nord, di cui 20 concentrati in Emilia Romagna; 23 al centro, di cui 8 nel Lazio e 6 in Umbria; e 40 tra sud e isole. Ma alcune regioni sono completamente scoperte e questa distribuzione territoriale alquanto disomogeneaĀ comporta una maggiore difficoltĆ nellāaccesso alle cure per chi si ammala.
Ā«Il doversi allontanare da casa per affrontare il percorso di cura disincentiva le richieste di aiuto, perchĆ© aumentano i costi a carico delle famiglie, ma anche un costo emotivo per i pazienti stessi. Curare questo tipo di malattie richiede tempo: si va da un minimo di sei mesi a un massimo di due anni. E non sempre si ha la possibilitĆ di accedere a centri residenziali, per cui immaginiamo di avviare un percorso ambulatoriale per un paziente costretto a viaggiare dalla Sicilia, per esempioĀ», prosegue Dalla Ragione.Ā
Uno dei fattori principali che a oggi porta le persone a essere ossessionate da corpi e cibo sono i social network, come conferma la dottoressa Dalla Ragione: Ā«Siamo costantemente bombardati da immagini di cibi elaborati e, contemporaneamente, da corpi perfetti: una contraddizione che genera un conflitto interiore in chi le guardaĀ». E anche i disturbi cambiano: Ā«Fino a qualche anno fa la diagnosi più frequente era quella dellāanoressia nervosa, oggi prevalgono i casi di bulimia nervosa. Un mutamento dovuto al contesto culturale e sociale in cui viviamo. CāĆØ una sofferenza profonda, il desiderio di isolarsi e morire dentroĀ», afferma la dottoressa.
Ā«Per me il cibo ĆØ sempre stato una coperta, non riesco ancora a togliermelaĀ». Ad Alessia i pasti sono sempre stati proposti come premi o punizioni da più membri della famiglia. E questo, col tempo lāha portata prima a evitarli, poi a desiderarli più del dovuto, fino a vomitare o allenandosi per ore più volte al giorno: Ā«Quando vomitavo mi liberavo delle mie emozioni. Spostarle sul cibo, mi aiutava a non sentirleĀ», dice.
I social network, anche nel suo caso, hanno avuto un certo peso: Ā«Invidiavo la vita degli altri, perchĆ© non ero soddisfatta della mia, di conseguenza invidiavo i loro corpi. Mi ripetevo che a costo di soffrire tutti i giorni, avrei avuto anchāio un corpo perfetto. Ora posso dire che quel desiderio andava ben oltreĀ», spiega Alessia.
Parte da qui la proposta del Ddl per introdurre nel Codice Penale il reato di istigazione allāanoressia, attualmente in esame in commissione SanitĆ al Senato. Restano però molti dubbi rispetto a chi verrebbe accusato di istigare una terza persona a non mangiare. Se ĆØ anchāegli una persona malata, ĆØ da punire o da aiutare?Ā E mentre il governo cerca di intervenire nel mondo virtuale, in quello reale prima taglia dalla Legge di Bilancio il fondo nazionale di 25 milioni destinato alla cura dei Dca per il biennio 2023-2025 (stanziando 10 milioni). Poi, fa marcia indietro e decide di stanziare un fondo extra, di 10 milioni, per il 2024, con la promessa che dal primo aprile entreranno in vigore i nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea). Nel frattempo, chi ĆØ malato attende di iniziare un percorso di cure, in lista dāattesa, o raggiunge un centro a centinaia di chilometri da casa.
Alessia è riuscita a entrare nel centro residenziale per la cura dei Dca di Todi, lo scorso novembre. Sa che ci vorrà ancora tempo prima di guarire del tutto: «Il mio desiderio è di riuscire a togliermi quella coperta, piegarla e tenerla accanto a me senza più sentire il bisogno di mettermela di nuovo addosso».
Ā© Gambero Rosso SPA 2025
P.lva 06051141007 Codice SDI: RWB54P8 Gambero Rosso registrazione n. 94/2021 Tribunale di Roma
Modifica impostazioni cookie
Privacy: Responsabile della Protezione dei dati personali – Gambero Rosso S.p.A. – via Ottavio Gasparri 13/17 – 00152, Roma, email: [email protected]
Resta aggiornato sulle novitĆ del mondo dell’enogastronomia! Iscriviti alle newsletter di Gambero Rosso.
Ā© Gambero Rosso SPA – Tutti i diritti riservati.
Made with love by Programmatic Advertising Ltd
Made with love by Programmatic Advertising Ltd
Ā© Gambero Rosso SPA – Tutti i diritti riservati