Scazzottate e scorpacciate di cibo, possibilmente a base di fagioli. Sono queste le due immagini che si riconducono comunemente a Bud Spencer, all’anagrafe Carlo Pedersoli, grande attore, nuotatore, produttore (e molto altro) morto nel 2016. Non c’è bisogno di ricerche o trattati storici per capire che il cibo per Spencer era una passione vera e non solo finzione da cinema. Scene “madri” lo dimostrano, come la sfida di cibo nel film “Occhio alla penna” del 1981, o ancora il pranzo nel ristorante di lusso con Terence Hill nel film “Lo chiamavano Trinità…! del 1970, ma l’elenco è abbastanza lungo.
In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il figlio Giuseppe Pedersoli, ricorda così la predilezione per il cibo del padre: «Partiva sempre con un carico di spaghetti, olio e pomodori. Una volta li ha conditi con i cornflakes. La sua roulotte era affollata, cucinava la sarta Ida. Se gli facevi due kg di pasta poteva mangiarseli tutti».
Proprio di rinunciare al cibo non ne voleva sapere, nell’intervista il figlio continua: «Andò da Messeguè, in Svizzera. Gli presentarono un vassoio con due pere cotte. Al che saltò dalla finestra del primo piano e scappò in rosticceria. La seconda volta gli fecero pagare dieci giorni in anticipo, resistette due. La famosa sera di Italia-Germania 4 a 3, con il produttore Italo Zingarelli, 180 chili pure lui, si fecero fuori 60 polpette e non so quanti filetti di baccalà».
La dieta non era il suo forte, come racconta la figlia Cristina nel libro Bud. Un gigante per papà, pubblicato da Giunti nel 2020: «L’unica dieta che abbia mai seguito con piacere si chiamava Scarsdale. Veniva dagli Stati Uniti ed era nota come dieta miracolosa, visto che prometteva ingenti perdite di peso in un brevissimo periodo di tempo. Inoltre, non era rigida sulle quantità: non richiedeva di pesare gli alimenti, ma anzi concedeva di mangiare in certi giorni cibi «a volontà», a volte la frutta, a volte la verdura, a volte la carne e così via».
Eppure, quel “a volontà” era stato preso alla lettera: «Se era il turno della frutta, per esempio, mangiava magari sei arance, cinque mele, quattro banane e montagne di frutti di bosco». Lo stesso episodio si ripeteva anche con la carne, Cristina Pedersoli continua: «L’apoteosi la raggiungeva quando toccava alla carne: allora si impadroniva del piatto da portata dove mia madre aveva messo i dieci hamburger che avrebbero dovuto sfamare tutta la famiglia e, se lei tentava di frenarlo, ribatteva: “Leggi qua! Non vedi che c’è scritto “carne a volontà”? Sto seguendo la dieta alla lettera! Se hai fatto pochi hamburger preparane altri per i ragazzi”».
Ancora oggi tutti ricollegano il mito di Bud Spencer ai fagioli. Tant’è che in sua memoria, anche alla camera ardente nel giorno della sua morte, comparve una lattina per omaggiarlo. Il ricordo ancora non si è spento, e per gli aficionados al tema, la notizia è che sono ancora acquistabili sul sito Bud Power. E se si vuole riprodurre la ricetta a casa? Gli ingredienti base sono fagioli, salsiccia e pomodoro.
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