ยซKenneth Blaine Smith รจ qui. Quel giorno, sotto il fuoco dell’artiglieria pesante, azionรฒ un telemetro e un radar sulla prima nave americana ad arrivare sulla costa della Normandia, fornendo supporto diretto con lโartiglieria ai Rangers che scalavano le scogliere di Pointe du Hoc nella loro audace missione di eliminare le batteria tedescheยป. Kenneth Blaine Smith ha annuito, gli occhi lucidi, mentre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ricordava lui, proprio lui tra gli oltre 150mila soldati che il 6 giugno del 1944 sbarcarono in Normandia per liberare lโEuropa dal terrore di Adolf Hitler. E mentre Biden ricordava lui, durante la cerimonia degli 80 anni del D-Day, cโรจ da scommettere che Kenneth riandava a quelle ore, a quei giorni. Era da almeno due settimane che aspettava sulle coste della Gran Bretagna il momento di partire. Lunghi giorni passati tra esercitazioni e noia, le ore tutte uguali, scrutando il mare per bucare lโorizzonte, vedere la Francia inaccessibile eppure cosรฌ vicina. Da inizio giugno si erano sparse voci. A mensa tutti ne parlavano, il rancio nelle gamelle, la sigaretta in un angolo della bocca, il cucchiaio nellโaltro. Giorni di falsi allarmi, di compagni convinti โstasera si parteโ, e poi non si partiva mai.
Fino al 5 giugno. Il 5 giugno tutti capirono. Il segnale che entro poche ore si sarebbero dovuti imbarcare, che molte di quelle vite erano destinate a finire su una battigia o sulla sabbia, fu chiaro dallโodore che si diffondeva dalla mensa.
Bistecche, sangue che colava, profumo di carne vera, bistecche alte anche due dita. E uova, una montagna di uova a sfrigolare, a scivolare viscide e gustose accanto allโosso, tuorli spezzati che si mescolavano al sangue. Ancora prima di arrivare al tendone della mensa, tutti capirono che quella poteva essere la loro ultima cena. E mangiarono. Mangiarono tutto quello che cโera da mangiare, bistecche e uova, uova e bistecche, sui tavolacci di legno o appoggiati a una cassa di munizioni, con le gambe incrociate sul ciglio della strada o con lโelmetto poggiato sul cruscotto di una jeep, sul sedile di un passeggero. Tutti lo sapevano.
Sapevano che prima dellโazione, prima dello sbarco, prima della furia e della mattanza, la Marina forniva un pasto coi fiocchi al posto della solita, orrenda, zuppa. E che quel pasto era nella maggior parte dei casi lo stesso: uova e bistecche. Le voci dei commilitoni che combattevano nel Pacifico erano note, tutti aspettavano il tuorlo e il sangue come il segno che il dado era stato tratto, che Ike, come affettuosamente chiamavano il gran comandante in capo Dwight Eisenhower, aveva deciso. Gli albumi scivolosi planavano sulla carne callosa come di lรฌ a qualche ora sarebbero dovuti planare gli alianti in Normandia, si facevano strada nel piatto come si sarebbero dovuti aprire una via gli uomini sbarcati su Omaha, Utah, Juno, Sword e Gold, nomignoli di battaglia delle anonime spiagge del Calvados che avrebbero guadagnato fama e gloria imperitura per le imprese che Kenneth Blaine Smith e i suoi compagni avrebbero realizzato allโalba del giorno dopo.
Chissร se Kenneth in quei momenti avrร pensato โdiavolo degli inglesiโ, quando i sudditi di Sua Maestร tirarono fuori whisky a volontร mettendoci del loro, bagnando le cene e la notte di 156mila uomini. Un pasto allโaltezza della dieta di Winston Churcill (abbiamo raccontato la folle alimentazione del primo ministro britannico qui), un pasto che finรฌ in poltiglia sul pavimento dโacciaio dei mezzi da sbarco. Sรฌ, perchรฉ la cena luculliana veniva servita anche perchรฉ Ike non sapeva per quanto tempo dopo quellโultima cena i suoi uomini avrebbero potuto avere un altro pasto come si deve. Ma soprattutto perchรฉ il buon cibo faceva bene al morale, dopo settimane e mesi della solita sbobba.
Era un rischio calcolato. La notte tra il 5 e il 6 giugno il tempo era migliorato, si era aperta una finestra di possibilitร : tre giorni e poi le nuvole si sarebbero riabbassate, tre giorni per decidere lโinizio della fine del terrore. Ma il mare rimaneva mosso, i mezzi anfibi sbatacchiavano e ondeggiavano. Tutti vomitavano, per liberarsi di un peso o per torcersi ancor di piรน le budella giร strette dal terrore. ยซCi hanno dato dei sacchetti di carta in cui vomitare e gettare in mare. Avevamo il mal di mare, eravamo bagnati fradici, vomitavamo, tutti vomitavanoยป, ha raccontato Chuck Thomas, ricordando gli istanti infiniti prima che il portellone si spalancasse su Omaha Beach, inghiottendolo nellโinferno.
Il cibo รจ felicitร , il cibo รจ depressione. Il grande fotografo Robert Capa era su uno di quegli anfibi, armato di macchina e rullino.
ยซBen presto le crisi di stomaco distrussero il morale dei soldati – disse quando tutto era ormai compiuto – Ebbi cosรฌ la sensazione che tutto questo avrebbe contribuito a fare di quel giorno il giorno dei giorni per antonomasia, il vero D-dayยป. Capa raccontรฒ che da come quei ragazzi vomitavano, compostamente, nei sacchetti, chiedendo scusa quando beccavano la scarpa di un compagno, che si rese conto come quella sarebbe stata una battaglia fatta da gente civili, che si batteva perchรฉ il mondo fosse normale, per poter continuare a mangiare uova e bistecche, per poter bere whisky parlando delle donne a casa e di politica, per poter continuare a vomitare in sacchetti di carta.
Chissร se Kenneth Blaine Smith vomitรฒ quella notte sul suo cacciatorpediniere, mentre cercava disperatamente di distruggere piรน nidi di mitragliatrici su Pointe Du Hoc. Trenta metri di scogliera che si stagliavano davanti al a due battaglioni dei Ranger Usa. Avrebbero dovuto scalarli, e poi neutralizzare i cannoni dei tedeschi, dei 155 millimetri che con i loro venti chilometri di gittata avrebbero potuto scavare Omaha e Utah fino al centro della terra, inghiottendo tutti e 56mila soldati americani che si sarebbero riversati su quelle spiagge.
Se andate a Pointe Du Hoc troverete ancora oggi, a ottantโanni di distanza, i segni di quella mattanza. I bunker del Vallo Atlantico, i segni di schegge e pallottole. E le voragini. Decine e decine di voragini che la vegetazione non puรฒ riempire, i crateri delle centinaia di proiettili che Kenneth Blaine Smith e i suoi compagni scagliarono su quel sasso a picco sul mare per fiaccare il nemico, impedire ai cannoni di sparare.
I Ranger vomitarono e scalarono la parete, scalarono la parete e conquistarono i bunker. I cannoni non cโerano, il nemico li aveva spostati chissร dove e chissร quando. Dei 225 uomini che avevano tentato e portato a termine lโimpresa, a sera ne rimanevano solo 90. Nei tre giorni successivi, tanto ci misero gli uomini di Omaha a raggiungerli, subirono quattro contrattacchi. Resistettero. Con le bistecche e le uova finite a sciabordare sul fondo metallico di una nave, dovettero accontentarsi di due razioni K, il pasto da combattimento dellโesercito. Pranzi e cene dei prossimi tre giorni sarebbero stati contenuti in due โThe 24 hour rationโ, cosรฌ cโera scritto sopra i pacchetti gialli a strisce rosse contenuti nei loro 35 chili di equipaggiamento.
Il contenuto: 10 biscotti, 2 sacchetti di farina dโavena, cubetti di tรจ, zucchero e latte, 1 carne in scatola, 2 tavolette di cioccolato allโuvetta, 1 di cioccolato fondente, 2 pacchetti di gomme da masticare, sale, concentrato di carne. Quattromila calorie, che secondo i cervelloni dellโesercito era quello di cui un soldato aveva bisogno per sostenersi in battaglia. Sul fronte occidentale non ci sarebbero stati piรน sbarchi, non ci sarebbero state piรน uova e bistecche, rare osterie in licenza intervallate da settimane di insipide zuppe e razioni K.
Chissร se Kenneth Blaine Smith ripenserร a come caspita faceva a reggersi in piedi in quei giorni, a quei ranci senza sapore, al ricordo del profumo delle bistecche. Chissร se ci ripenserร quando, il 7 giugno del 2024, andrร insieme al presidente degli Stati Uniti dโAmerica a ripercorrere quegli stretti sentieri tra i crateri delle bombe che lui stesso ha creato, sparando dal suo cacciatorpediniere affinchรฉ un Ranger in meno morisse, una mitragliatrice tedesca in meno sparasse. Di quelle razioni K ne รจ rimasta solo una, sta in un museo del Dorset. Non รจ mai stata aperta, per non far andare in polvere il contenuto a ottantโanni di distanza. Di quelle bistecche e di quelle uova non ne รจ rimasta nessuna, finite sul fondo dello stomaco o su quello di un anfibio nella notte che cambiรฒ la storia. Rimangono nella mente di Kenneth e di una sparuta pattuglia di superstiti, il piรน giovane ha 98 anni. Chissร se nel corso degli anni, una domenica in giardino con il barbecue, allโodore della carne sulla griglia avranno ripensato alle bistecche di quella sera di giugno, allโodore della storia e della libertร .
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