Carne coltivata, anche Churchill la invocava: "Assurdo allevare un pollo per mangiare solo ali e petto"

11 Mar 2024, 17:48 | a cura di
Il primo ministro inglese, noto per aver guidato il Regno Unito alla vittoria nella Seconda guerra mondiale, è stato famoso anche per i suoi eccessi di alcol e cibo. Auspicò anche la creazione di un pollo in laboratorio

Un pallido sole d’inverno ravvivava la tappezzeria del sontuoso salotto al numero 28 di Hyde Park Gate il 20 dicembre del 1945. Charles Eade, direttore del “Sunday Dispatch”, si fece annunciare da una scampanellata. Ad aprire una domestica, che introdusse il giornalista al primo piano dei quattro in cui si disponevano gli oltre 500 metri della casa che Winston Churchill aveva acquistato solo da qualche mese, dopo anni che sono sembrati una vita nella dimora di Downing Street, dall’alto della quale decideva dei destini della Gran Bretagna e del mondo tutto.

Pasto magro, tanto alcol

A tavola un piatto di uova, tacchino freddo e insalata, un pudding per dessert prima del caffè. Un pasto magro, conoscendo il padrone di casa, complice il razionamento post-bellico e la necessità di mettersi al lavoro sui discorsi che l’ex primo ministro aveva deciso di raccogliere in più volumi, che sarebbero diventati celebri in tutto il mondo.
Se però il pasto era tutto sommato frugale, quel che non poteva mancare in abbondanza sul tavolo di Sir Winston era l’alcol. I due bevvero una bottiglia di Bordeaux: Churchill raccontò che era stato un dono del sindaco dell’omonima cittadina, ridacchiando per la sbronza presa la sera prima all’ambasciata francese. Alzatisi da tavola e accomodatisi in salotto, i due si misero al lavoro “dopo un sigaro e numerosi bicchieri di brandy”.

churchill

Bistecca e patatine a colazione

Se un nutrizionista d’oggi spulciasse nella biografia di uno dei più grandi statisti del Novecento, inizierebbe a urlare mettendosi le mani nei capelli. L’intero stile di vita di Churchill, se non avessimo solide testimonianze dirette a raccontarne le stravaganze, sarebbe difficile da credersi. Anche nei giorni più critici durante la Seconda guerra mondiale, il primo ministro era solito lavorare dal suo letto almeno fino all’ora di pranzo, divorando in pigiama carne e uova, bevendo Champagne, whisky e cognac sin dal mattino. La sua colazione tipo prevedeva due distinti vassoi. Sul primo il premier voleva uova in camicia, toast, burro, marmellata, carne o salumi, caffè e un goccio di latte. Sul secondo succo d’arancia e mezzo pompelmo con lo zucchero, innaffiati dal primo bicchiere di whisky&soda della giornata.

Spesso poi si concedeva un bagno che poteva durare anche un’ora, lavorando dalla tinozza e accogliendo ospiti e staff completamente nudo, con un sigaro cubano o un bicchiere di distillato che si alternavano nella mano che non stringeva documenti da esaminare. Seguiva un sonnellino pomeridiano che si poteva protrarre anche per due ore, che a detta del primo ministro gli consentiva di protrarre il lavoro fin nel profondo della notte, non senza riservarsi tempo adeguato per cene innaffiate da fiumi di alcol. Eppure la sua resistenza era leggendaria. Risulta una sola testimonianza di uno stato di ebrezza del primo ministro durante l’intero corso del conflitto mondiale, nonostante le enormi quantità di alcolici consumati ogni giorno, il whisky in ampi bicchieri e diluito con acqua o con soda.

L’infermiera e il premier

Nel febbraio del 1943 Doris Miles, ventottenne infermiera del St Mary’ s Hospital di Londra, varcò l’ingresso del numero 10 di Downing Street. Churchill si era ammalato di polmonite, e il suo medico gli aveva consigliato di farsi assistere nei momenti più critici della malattia. Dal suo osservatorio privilegiato la ragazza iniziò a scrivere dettagliate e stupite lettere al fidanzato, pubblicate qualche anno fa nel formidabile volume “Nursing Churchill”. Uno spaccato di vita quotidiana di un gigante della storia in uno dei suoi massimi momenti di fragilità. Ma chi pensasse che di fronte a una malattia debilitante Sir Winston si abbandonasse a brodi caldi e infusi, rimarrebbe probabilmente a bocca aperta. «È un tipo da bistecche e patatine a colazione - raccontava esterrefatta Miles - odia le pappe e il latte». La lista delle bevande assunte durante la giornata, anche in considerazione del precario stato di salute, è completamente senza senso: “Champagne 10 once, brandy 2, succo d’ arancia 8, whisky 8”. Racconta Miles che Churchill le disse di non poter vivere senza Champagne: «Nella vittoria me lo merito, nella sconfitta ne ho bisogno», mentre si versava un calice del suo preferito, il Pol Roger del 1928. Alla sua morte nel 1965 l’azienda francese listò a lutto le bottiglie esportate in Gran Bretagna, il minimo sindacale se si pensa che c’è chi ha ipotizzato che in tutta la sua vita Churchill abbia consumato o offerto oltre 40mila bottiglie di nettare con le bollicine.

“Servirà coltivare ali e petti di pollo”

Oltre alle bistecche, Sir Winston amava il cervo (specie se servito con patè), la salsa ai tartufi e le sogliole di Dover, ostriche e sardine della Manica, ancora meglio se importate dalla Normandia; ed era goloso di formaggi. Il suo preferito era il Gorgonzola, con grande perplessità dei commensali abituati al locale Blue Stilton. Tra mito e realtà, si narra che avesse comandato ai vertici della Royal Air Force di non bombardare le campagne tra Novara e la Lombardia, per non arrecare danno ai caseifici che producevano l’amato erborinato. A pensarci bene un fatto non implausibile per chi definiva così il proprio ideale di un buon pranzo: «Primo, avere buon cibo; poi, discutere del buon cibo; e, dopo aver elaboratamente discusso di questo buon cibo, discutere un buon argomento... con me capo conversatore». Un visionario che in qualche modo aveva anticipato di novant’anni il dibattito sulla carne coltivata. «Dovremmo sfuggire all’assurdità di far crescere un pollo intero per mangiare il petto o l’ala, coltivando queste parti separatamente in un mezzo adatto», diceva in un saggio nel 1931. Scritto sicuramente in buona parte a letto nelle prime ore del mattino, una bistecca nel piatto e un whisky appoggiato sul comodino.

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