Tre Bicchieri e Due Bicchieri Rossi sono i fiori all'occhiello di Vini d'Italia. Piccole produzioni vicino a prestigiosi best seller, in una rassegna che coinvolge le migliori etichette assaggiate dai nostri esperti: ve le raccontiamo, mese dopo mese, in questa nuova rubrica con le nostre note di degustazione.
Vinicola Arno è la creatura di Micheal e Maria, lui originario dell'Emilia Romagna, lei portoghese della valle Douro. Insieme decidono nel 2017 di acquisire un vigneto e realizzare una loro cantina, a Mombercelli, piccolo centro tra Asti e Nizza Monferrato. Tra i vigneti, che insistono anche nel comune di Castelnuovo Calcea e Asti, ci sono anche vecchie vigne di 75 anni e le varietà coltivate sono nascetta, sauvignon e ovviamente la barbera.
Affascinante la Nizza Lorella '18, dagli intensi aromi di spezie dolci e frutti neri di bosco e dal palato polposo, fresco e lungo.
Marcello Monzio Compagnoni, prematuramente scomparso lo scorso dicembre, si era trasferito dalla natia Valcalepio in Franciacorta nel 1995. Qui aveva fondato la sua azienda, una maison moderna e attrezzata, dove poter dar sfogo alla sua passione per il mondo delle bollicine Metodo Classico. Gli ettari vitati da cui nascono le etichette che portano il suo nome sono circa 17.
Quest'anno in degustazione abbiamo apprezzato il Franciacorta Brut Cuvée alla Moda, frutto di un assemblaggio di chardonnay (80%) e pinot nero (20%). Si offre intenso nei suoi ricchi toni di lieviti, mandorla e nocciola tostata. La bocca è ricca e polposa, dall'effervescenza cremosa e ben misurata, e dal finale disteso e armonioso.
Rafforzare la già qualificata immagine del marchio e insistere sul carattere degli spumanti elaborati: sono questi gli obiettivi della storica azienda entrata nell'orbita enologica controllata da Cavit. Le sinergie condivise sono solo quelle commerciali, perché Cesarini Sforza vuole essere un brand autonomo e distintivo. La cantina, situata a Trento sud, nel cosiddetto polo delle bollicine, ha rinnovato la direzione enologica affidandola ad Andrea Buccella e ha compattato la gamma dei suoi vivaci Trento Doc, puntando subito a prestigiosi traguardi.
Intrigante il Nature Noir '15, Pinot Nero in purezza di grande stoffa, è assolutamente preciso nella trama delle bollicine come nella schietta complessità gustativa.
La grande cooperativa di Caldaro è una delle protagoniste assolute del panorama enologico della provincia di Bolzano. È una realtà che fa affidamento sulla certosina opera di oltre 600 famiglie, impegnate nella coltivazione di piccoli fazzoletti di terra sotto la sapiente direzione dello staff capitanato da Andrea Moser. Un vero e proprio puzzle viticolo e varietale che si sviluppa principalmente nella zona d'Oltradige, senza dimenticare le parcelle dislocate tra la conca di Bolzano, la valle Isarco o le zone più a sud.
Il vigneto da cui nasce questo vino si trova a Pianizza di Sopra, a 500 metri di altitudine, con esposizione a est. Si respira eleganza nel fragrante profilo aromatico che accarezza la pesca gialla, le erbe aromatiche e i fiori bianchi. Il palato è morbido e succoso, grazie a una sapidità che ne esalta il gusto.
L'azienda dei fratelli Adami fa parte di quelle realtà che hanno contribuito all'affermazione del Prosecco come vino di qualità in tutto il mondo. Come spesso accade in questo comprensorio l'azienda non possiede vigneti particolarmente estesi, ma le proprietà sono inserite in alcune delle migliori esposizioni della denominazione, tra le quali spiccano le Rive di Colbertaldo con lo storico vigneto Giardino e le Torri di Credazzo, inserite invece nelle Rive di Farra di Soligo. Vini che hanno nell'armonia e nell'ampiezza aromatica il loro tratto distintivo.
Esemplare l'assaggio del Giardino '20, un vino che trasmette tutta la giocosità del Prosecco, fatta di profumi freschi e invitanti, leggerezza gustativa, sapidità e bilanciamento degli zuccheri.
Superati di slancio i suoi primi sessant'anni, Monte del Frà non accenna a rallentare il suo percorso, forte di una delle più estese piattaforme viticole della provincia che esplora le principali denominazioni veronesi. Il cuore pulsante dell'azienda ha ancora sede a Custoza, ma sempre maggiori attenzioni sono rivolte alla Valpolicella, interpretata con una mano leggera e sensibile che riflette lo stile che ha sempre identificato Monte del Frà. Il timone è nelle capaci mani di Marica, Silvia e Massimo, con i rispettivi genitori Eligio e Claudio che non fanno mancare la loro esperienza.
Il Custoza Ca' del Magro '19 sfoggia al naso netti ricordi di frutto giallo maturo, con note floreali e una sferzata di zafferano. In bocca colpisce la ricchezza bilanciata dalla spinta acida e la caratteristica sapidità.
Il Castello di Querceto è di proprietà della famiglia François dalla fine del XIX secolo. Oggi sul ponte di comando si trovano Alessandro e Maria Antonietta, ben coadiuvati dai figli Lia e Simone che incarnano il futuro di una cantina non di rado capace di mettere la propria "firma" sulle vicende del Gallo Nero. L'azienda è nella sottozona di Greve in Chianti che guarda l'Aretino, caratterizzata da un clima quasi continentale. Una situazione privilegiata, stando ai mutamenti attuali, che crea le condizioni per plasmare vini sempre più caratteriali, fragranti e leggiadri.
Ben riuscito il Chianti Classico Riserva '18, dai profumi bilanciati tra cenni fruttati e tocchi tostati, oltre a una bella nota di pietra focaia a chiudere il cerchio. In bocca è lungo e reattivo, con tannini nervosi a sottolinearne il carattere.
Il borgo medievale di Artimino ospita l'imponente residenza medicea Villa La Ferdinanda, parte integrante della Tenuta. La proprietà è in mano, da una quarantina di anni, alla famiglia Olmo, famosa per la marca di biciclette che porta il suo nome. L'azienda agricola si estende a cavallo tra due denominazioni, Carmignano e Chianti Montalbano: vi si coltivano varietà toscane ma anche syrah, merlot e cabernet sauvignon. Quest'ultima è considerata ormai tradizionale a Carmignano, visto che è stata introdotta da Caterina de' Medici già nel Cinquecento.
Ottimo il Carmignano Riserva Grumarello '16, al naso ricco di prugna, sottobosco e pepe. Al sorso è vellutato, con grana tannica fine e setosa, e una bella chiusura sapida e minerale di grafite.
Stefano Antonucci non è abituato ad accontentarsi, non è proprio nel suo carattere tirare a campare. Ciò comunque non fa rima con strafare. Un passo per volta. Stavolta tocca alla cantina con la costruzione di una nuova, modernissima sede direzionale con un panoramico affaccio sulla campagna circostante. Qui si sono eseguiti lavori di razionalizzazione per gestire al meglio i processi produttivi. La gamma è come sempre amplissima, con alcune etichette oramai assurte al ruolo di grandi classici dell'enologia regionale.
Il Verdicchio Stefano Antonucci in Vini d'Italia 2022 fa il colpaccio con l'annata 2019: tornito, dinamico, succoso e profondo alcuni dei migliori aggettivi per descriverlo.
Colle Morino, Casal Thaulero e Vignafranca: sono i territori su cui insistono gli oltre 60 ettari vitati dei fratelli Giovanni, Domenico e Vincenzo Barba. I tre hanno ereditato l'azienda avviata dal Cavalier Luigi negli anni '50, quando, da un passato mezzadrile, venne inaugurata una nuova fase con la gestione diretta. Nella base operativa di Scerne di Pineto vengono lavorate le uve aziendali: montepulciano, trebbiano e pecorino si trasformano in etichette dall'impostazione moderna, ma che tuttavia riescono a conservare la propria impronta varietale.
Il Colline Teramane Yang '19 profuma di erbe officinali, presenta sfumature balsamiche, di pepe, terriccio, oliva nera, mirtilli, grafite; al palato sfoggia un tannino cremoso che si appoggia a un sottofondo venato da una piacevole sensazione sapida.
Spesso abusata o richiamata a sproposito, la locuzione "viticoltura eroica" diventa addirittura necessaria per inquadrare il lavoro di Marisa Cuomo e Andrea Ferraioli in quel di Furore. Supportati ormai in pianta stabile dai figli Dora e Raffaele, la loro è una lotta continua con lo spazio e la roccia: costoni terrazzati coltivati a pergolati, che si affacciano a strapiombo sulla Costiera Amalfitana e richiedono decine di micro-parcelle per ottenere poche migliaia di bottiglie. Sacrifici ripagati dal successo planetario di vini come il Fiorduva, mitico blend di ripoli, fenile e ginestra.
E proprio il Fiorduva porta anche quest'anno i Tre Bicchieri a Furore. Il solito naso sfaccettato - paglia e fieno, sfumature speziate, zenzero candito, scorza di cedro - anticipa una bocca sì cremosa, ma più spigliata e aggraziata che in certe versioni del passato; sapore e calore mediterraneo sono trascinate in un lungo finale da una calibrata tensione acida.
L'azienda, fondata da Giuseppe Montanaro in una masseria del XV secolo, si trova nel cuore del Parco Regionale Naturale Terra delle Gravine, a oltre 200 metri di altitudine. Il vigneto che la circonda, disegnato dal paesaggista Fernando Caruncho, è condotto in regime biologico e vede la presenza di un parco vitigni piuttosto ampio, che spazia dalle uve tradizionali, come primitivo o malvasia, al merlot o allo chardonnay. I vini, di buona fattura e carattere, propongono un approccio giocato principalmente sull'espressione varietale e la piacevolezza.
L'Aglianico '17 è di bella materia e freschezza, con note floreali e di frutti neri, seguite da sfumature di macchia mediterranea, e un finale lungo e succoso.
In poco più di trent'anni la Cantine Due Palme è diventata una delle più importanti aziende di tutta la Puglia, e oggi può contare su un patrimonio viticolo di circa 2.500 ettari, situato tra le province di Brindisi, Taranto e Lecce, lavorato da 1200 soci conferitori. Il risultato è una produzione di circa 17 milioni di bottiglie, articolata in una gamma di una quarantina di etichette, centrata principalmente su vini rossi da uve autoctone, di buona fattura tecnica, affidabili e dal carattere tipicamente mediterraneo.
Bella conferma per il 1943 del Presidente, blend di primitivo e aglianico. La versione 2019 ai toni di frutti neri con sfumature balsamiche al naso fa seguire un palato di notevole struttura e allo stesso tempo succoso e di grande persistenza.
Nata ufficialmente nel 2011, l'azienda della famiglia Insalata fa riferimento a una tradizione familiare che risale al 1939. Le vigne di proprietà sono situate nelle zone della denominazione di Gioia del Colle e in Valle d'Itria, cui si aggiungono una selezione di uve conferite da fidati viticoltori con i quali l'azienda collabora tutto l'anno, monitorandone i vigneti, per una produzione di oltre venti etichette. I vini proposti sono ben realizzati tecnicamente, d'impianto moderno, grintosi e di bella freschezza.
Convincente e riuscito il Gioia del Colle Primitivo Fanova '19, dai profumi di confettura di ciliegia e mora di gelso al naso, mentre il palato è nitido, coerente, di buona freschezza e lunghezza.
La produzione della cantina fondata dall'architetto Giuseppe Muzzillo con i figli Eugenio e Francesca, docenti all'Università di Napoli, rispettivamente di Filosofia e Architettura del paesaggio, è da sempre tra le più interessanti di un territorio vocato alla viticultura come quello di Donnici. Negli ultimi tempi ci sono state alcune piccole novità all'interno della cantina: le macerazioni, per esempio, sono diventate più lunghe e le vecchie barrique hanno lasciato spazio a botti nuove di dimensioni maggiori. I vini ne hanno giovato fin da subito.
L'Estremo è un Magliocco in purezza, fitto già nel profilo aromatico che gioca tra sfumature di frutti di bosco neri maturi, spezie dolci e sensazioni tostate. Al palato il tannino si fa sentire e costituisce l'impalcatura di un sorso fragrante.