Partiamo da un fatto indiscutibile: bere alcol, in qualunque quantitร , fa male alla salute. Chi non beve tutela la propria salute piรน di chi beve. E, al di lร delle quotidiane polemiche (e crociate) contro l’alcol, รจ vero che da molto tempo gli studi scientifici mostrano una correlazione molto chiara tra il consumo intenso di alcolici โ tre bicchieri di vino o piรน al giorno โ e patologie gravissime come la cirrosi epatica, ma in tempi piรน recenti le ricerche hanno preso a evidenziare che anche bere moderatamente รจ un fattore di rischio importante. Chi beve anche soltanto qualche bicchiere alla settimana รจ piรน esposto a tumori del cavo orale, della faringe, della laringe, dellโesofago, dello stomaco, del colon-retto, del fegato, della colecisti e del pancreas. Lโalcol puรฒ danneggiare in vari modi il DNA, rendendo piรน probabili mutazioni cancerose. La molecola dellโetanolo modifica anche i livelli ormonali, aumentando il rischio di tumore alla mammella, ed รจ perciรฒ particolarmente insidiosa per le donne. LโIstituto Superiore di Sanitร stima che circa il 4 per cento dei decessi per cancro in Italia sia in qualche modo associato al consumo di alcol. Lโondata di studi sul tema ha indotto molti organi che si occupano di salute pubblica a rivedere le loro indicazioni.
LโOrganizzazione Mondiale della Sanitร dice che โogni livello di consumo di alcol, a prescindere dalla quantitร , aumenta i rischi per la saluteโ, mentre Vivek Murthy, lโuscente Surgeon General degli Stati Uniti โ lโufficiale che si occupa della tutela della sanitร pubblica โ ha formalmente proposto di mettere sulle bottiglie avvertimenti piรน spaventosi, come quelli sulle sigarette, per dissuadere i consumatori.
Lโevidenza lampante che non bere alcolici รจ una scelta buona per la salute tende a complicarsi quando si cerca di stimare in modo preciso i danni provocati dal consumo moderato di alcol, ad esempio tre bicchieri di vino a settimana. Si tratta di un problema di stima del rischio, e poichรฉ un poโ tutte le decisioni nella vita sono lโesito di un delicato bilanciamento fra considerazioni dei danni e preferenze individuali, quantificare รจ decisivo. Le droghe leggere, che hanno avuto unโampia ondata di legalizzazione in Occidente negli ultimi anni, sono accettate non perchรฉ non facciano danni (ne fanno, lo dicono gli studi) ma perchรฉ si giudica che alla fine dei conti i benefici siano superiori agli effetti negativi, nella consapevolezza realistica che il consumo ci sarร comunque, con o senza leggi.
La domanda โbere fa bene o male?โ ha una risposta chiara, ma allo stesso tempo รจ una domanda che ha senso solo nei paper scientifici e nelle indagini di laboratorio, non nellโesperienza reale delle persone che รจ fatta di una miriade di attivitร rischiose: mangiare merendine, guidare lโauto, scalare montagne, costruire piscine. Una domanda piรน realistica potrebbe essere questa: โร accettabile il rischio che deriva dal consumo moderato di alcol?โ. Formulata cosรฌ, la faccenda รจ piรน complicata, anche per gli scienziati. Vediamo perchรฉ.
La sempre piรน diffusa consapevolezza che lโalcol fa male in ogni quantitร sta rimpiazzando il vecchio consenso sul fatto che un bicchiere di vino ogni tanto non fa male, anzi addirittura fa bene. Negli anni Novanta si รจ diffuso il famoso โparadosso franceseโ, quando gli scienziati hanno notato che i francesi che bevevano un bicchiere di vino rosso al giorno vivevano piรน a lungo e meglio. Era tutto falso. Risultati come questi erano figli di quelle che in statistica si chiamano variabili โconfondentiโ. A confondere gli scienziati sui presunti benefici dellโalcol era il fatto che i francesi che bevono vino rosso in modo moderato tendono a essere benestanti, perciรฒ a fare piรน esercizio fisico, ad avere una dieta in piรน sana, ad avere accesso a cure migliori e a strumenti di medicina preventiva. Non era il vino, ma il loro profilo socio-economico a concedergli vite statisticamente piรน lunghe e sane rispetto ai bevitori estremi, per ragioni ovvie, ma per motivi meno intuitivi anche ai non bevitori. Questโultimo gruppo, infatti, non รจ omogeneo, ma contiene anche le persone che si sono ammalate perchรฉ hanno bevuto troppo in passato e hanno smesso cosรฌ di consumare alcol, quando perรฒ ormai la salute aveva giร subito danni importanti.
Uno degli scienziati che ha guidato lโopera di smascheramento del paradosso francese รจ Tim Stockwell, professore allโuniversitร di Victoria, in Canada. Quando lui e il suo team hanno depurato le statistiche da variabili di disturbo e correlazioni spurie hanno visto che non cโera alcun paradosso. La โcurva a forma di Jโ disegnata in questi tipi di grafici scompariva, mostrando che ogni quantitร dโalcol fa male. Per 25 anni Stockwell รจ stato uno dei punti di riferimento degli organi di sanitร pubblica che, sulla base dei dati, hanno via via aggiornato in modo piรน restrittivo raccomandazioni e regolamenti. Il problema, osservano perรฒ altri scienziati, รจ che anche la metodologia degli studi che smentiscono il paradosso francese rischia di essere inquinata da variabili confondenti simili a quelle che negli anni Novanta avevano dato risultati falsi, ma questa volta al contrario.
Vinay Prasad, ematologo e oncologo della University of California, San Francisco, ha scritto che gli studi odierni sono ancora basati su โdati vecchi, sporchi, confondenti, su definizioni deboli, errori di misurazione, molteplicitร , problemi di tempi di ritorno e risultati illogiciโ, cioรจ i tipici difetti statistici che azzoppano la credibilitร di una ricerca. Ad esempio, gli studi osservazionali legano lโalcol al tumore al seno, ma allo stesso tempo le consumatrici moderate di alcol appartengono per lo piรน a una fascia socio-economica che รจ correlata anche con un ricorso molto frequente a mammografie e altri esami diagnostici. Perfino gli effetti biochimici dellโalcol, secondo Prasad, sono dimostrati in maniera ancora superficiale. Che lโalcol modifichi il DNA e accresca il rischio di trasformazione in cellule cancerose รจ provato soltanto negli esperimenti sugli animali, e nessuna decisione di salute pubblica o autorizzazione di farmaci viene presa prima di avere fatto dei test sugli esseri umani.
E in ogni caso rimane il problema della quantificazione del rischio. ร cruciale notare qui la differenza fra rischio assoluto e relativo: il primo indica la probabilitร generale che qualcosa succeda e il secondo confronta le probabilitร fra gruppi con diverse caratteristiche. Quando il Surgeon General degli Stati Uniti dice che un drink al giorno aumenta il rischio relativo di tumore al seno del 10 per cento, significa, sullo sfondo dellโincidenza generale della malattia nella popolazione, che il rischio assoluto di svilupparla passa dallโ11 per cento al 13 per cento. Quando il direttore dellโOsservatorio Nazionale Alcol dellโIstituto Superiore di Sanitร , Emanuele Scafato, scrive sui social che per il tumore al seno il โrischio si incrementa del 27 per cento per una donna giร con un secondo bicchiereโ, sostiene unโenormitร che si appoggia su due omissioni: la prima รจ quella dellโaggettivo relativo, la seconda รจ che quel +27 per cento (relativo) si riferisce esclusivamente al sottoinsieme (fortunatamente piccolo) dei casi in cui il tessuto della ghiandola mammaria presenta i recettori agli estrogeni. In generale, lโaumento del rischio relativo รจ del 7 per cento. Non si tratta di minimizzare il rischio, ma di quantificarlo nel modo piรน preciso possibile, sapendo ciรฒ che i dati dicono ma anche ciรฒ che non dicono.
Di recente Tim Stockwell, il padre del โdebunkingโ sullโalcol, parlando con il periodico americano The Atlantic ha cercato di riassumere una vita di studi in una stima di rischio comprensibile per il pubblico: โUn drink al giorno riduce lโaspettativa di vita media di circa tre mesiโ. Significa che ogni bicchiere sottrae cinque minuti di vita a un bevitore moderato, mentre per i bevitori forti (due o tre bicchieri al giorno) i minuti persi per drink diventano almeno 10, e poi salgono esponenzialmente in ragione della quantitร .
Cโรจ infine un altro aspetto del problema che gli studi sui danni dellโalcol tendono a non considerare, cioรจ la dimensione sociale del bere. Il consumo di alcolici sta calando, soprattutto fra i giovani, da prima che si diffondesse la consapevolezza di quanto lโalcol fa male. I ragazzi non stanno riducendo o smettendo perchรฉ sono piรน consapevoli dei danni rispetto a quanto lo erano i genitori quando avevano la loro etร , ma per altre ragioni. Quali? La risposta รจ complessa e non ha una sola causa, ma di certo sappiamo che le giovani generazioni soffrono di solitudine e mancanza di legami sociali in un modo mai sperimentato nella storia. Lo stesso Surgeon General che invoca una stretta sugli alcolici negli Stati Uniti, da oltre un decennio indica la solitudine come la patologia piรน grave del nostro tempo, un malessere esistenziale che รจ collegato a una miriade di patologie, dalla depressione ai disturbi cardiovascolari. Stima che non avere legami forti faccia male quanto fumare 15 sigarette al giorno (per avere un termine di paragone, gli scienziati dicono che una sigaretta toglie in media 20 minuti di vita). E dove si sfoga e si amplifica molto spesso questa solitudine? Su smartphone e device, in particolare sui social media, che guarda caso lo stesso Surgeon General ha indicato come fondamentale amplificatore dei disturbi mentali che affliggono gli adolescenti in modo spropositato. โGli adolescenti che passano piรน di tre ore al giorno sui social hanno un rischio doppio di avere sintomi di ansia e depressioneโ, ha scritto Murthy lo scorso anno, proponendo di introdurre avvertimenti e limitazioni per educare unโopinione pubblica che continua a sottovalutare i danni delle piattaforme.
Ora, lโalcol evidentemente non รจ un farmaco contro lโasocialitร , ma รจ un fatto che gli esseri umani da qualche millennio bevono tendenzialmente in compagnia. Lโalcol รจ legato alla festa, a un pasto con qualcuno, alle ricorrenze, al divertimento, alla gioia, alla condivisione di un momento di celebrazione della vita, a una riconciliazione, a un chiarimento, a una conversazione difficoltosa ma necessaria. Alcune religioni bandiscono gli alcolici, ma sono molte di piรน quelle che invece danno allโalcol una parte centrale nei loro rituali. La stragrande maggioranza delle confessioni invita al consumo moderato, non allโastinenza. Insomma, nellโesperienza umana gli alcolici hanno un ruolo soprattutto dove le persone si incontrano e condividono qualcosa di significativo. Se rinunciare allโalcol per ragioni di salute รจ una scelta buona, in termini assoluti, non ci sono indicazioni che oggi sia questa la motivazione principale che anima il crescente popolo dellโastinenza. Molti abbandonano lโebbrezza di un bicchiere in compagnia per altre intossicazioni che si consumano in solitudine, condizione che a sua volta danneggia la salute. In condizioni di laboratorio affermare che bere fa male รจ certamente vero, ma nel guazzabuglio dellโesistenza le cose sono piรน complicate.
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