Lโappuntamento รจ a Santu Lussurgiu, allโAntica Dimora del Gruccione, un albergo diffuso che ha saputo rivalorizzare un areale intero attraverso vecchie dimore ristrutturate. Qui si fa ospitalitร , ma anche ristorazione, si organizzano eventi e iniziative volte sempre a mettere in luce il territorio circostante. In questโoccasione Marco Delugas, fine assaggiatore e sommelier presso il Gruccione, ha messo a punto una degustazione imperdibile, in cui sono state stappate oltre 10 annate di Vernaccia di Oristano Riserva dellโazienda Contini. Una verticale storica partita dalla 1995 (annata attualmente in commercio) e proseguita a ritroso fino ad arrivare alla 1964.
E le sorprese non sono mancate.
Marco Delugas
Se lโoristanese possiede un gioiello enologico, questo senza dubbio รจ la Vernaccia di Oristano. Vino ancestrale, arcaico, affascinante deve la sua regolamentazione a un disciplinare redatto nel 1971, il primo in Sardegna. In quel momento nasceva la Doc, ma a dispetto delle regole, ci piace affermare che la Vernaccia di Oristano รจ il vino piรน indisciplinato, piรน irregolare, piรน irrequieto che esista. Viene meno alle regole enologiche moderne, ha bisogno di una cantina con condizioni diametralmente opposte a quelle che servono per gli altri vini, dura in eterno e non si sa come evolve: riposa in botti scolme e grazie allโossigeno crea un velo di lieviti, chiamati flor. Sono loro a proteggere il vino per anni, regalando pian piano complessitร , fascino e una crescita lenta e costante di alcol. Col tempo una parte di vino si disperde, รจ quella che viene chiamata la parte degli angeli, e aciditร , sapiditร e un pizzico di sensazione tannica si concentrano.
Lโazienda Contini รจ custode di diverse vecchie botti di Vernaccia che ogni tanto vengono aperte e assaggiate. Ci sono sorprese che arrivano dagli anni 40, 50 e 60. ร questo il motivo che ha portato Delugas ad organizzare una retrospettiva per vedere lโevoluzione, la crescita e la profonditร di uno dei vini piรน affascinanti del mondo.
Mauro Contini
โLa Vernaccia di Oristano va giudicata con i sensi e non con gli strumenti del chimico. ร il suo aroma che vale, รจ la delicatezza del suo assieme che ti conquista; รจ quel suo curioso sapore di frutta, di amarognolo, pieno di grazia, che non vi stanca mai, anzi vi seduce. Uno dei piรน strani, uno dei piรน pregevoli, uno dei piรน desiderabili vini che la Provvidenza ha elargito a chi vive in quella zona del Tirsoโ. Pensate che questa frase fu scritta, alla fine dellโOttocento, da un illustre professore, Sante Cettolini, Preside della Regia Scuola di Viticoltura e di Enologia di Cagliari. Un tecnico quindi, che giร decenni e decenni fa si riferiva a un vino che non aveva bisogno di tecniche enologiche per essere giudicato.
Anche Piero Cella, rinomato enologo sardo, consulente di diverse aziende isolane e storico dellโazienda Contini ci offre una definizione affascinante e che poco ha a che fare con il pensiero di un tecnico: โla Vernaccia รจ un vino che ha bisogno di tempo. Molto spesso di un tempo che lโuomo non ha. Ci vuole tempo in vigna, per selezionare solo i grappoli delle piante piรน vecchie; tempo nella raccolta per decidere i giorni della vendemmia, quando alcuni acini sono appassiti; tempo in cantina, quello piรน lungo, perchรฉ questo particolare passito in botte non si deve ossidare, ma guadagnare pian piano tutti i sentori ossidativi tipici del murruaiโ. Murruai รจ il termine dialettale tipico della Valle del Tirso, utilizzato per definire il particolare bouquet della Vernaccia. Lโetimologia della parola forse deriva da vinum murratus, visto che i romani amavano profumare le botti di mirra per ottenere un prodotto piรน profumato. Forse verrebbe da parlare di umami, il quinto sapore legato alla cultura orientale, che va oltre dolce, sapido, amaro e acido. Ma รจ difficile da decifrare. Perchรฉ i profumi e i sapori della Vernaccia sono unici, affascinanti, inimitabili. E cambiano di continuo nel tempo, da anno ad anno, da annata ad annata. Come traspare dallโassaggio che ci porta indietro di piรน di cinquantโanniโฆ
Ecco la degustazione delle annate. Le prime tre (1995, 1991 e 1990 sono state abbinate a tre piatti preparati dallo chef Pierluigi Fais (ristorante Josto, Cagliari) e da Sara Congiu, attuale chef dellโAntica Dimora del Gruccione.
Abbinata alla โGiardiniera 2050โ dello chef Pierluigi Fais
Color ambra brillante. ร la parte fruttata a emergere per prima e si snocciola tra note di albicocca disidratata, nespola, poi mandorla, mallo di noce, erba fresca. I profumi cambiano in continuazione, emergono le sensazioni piรน giovanili di zabaione, pasticceria, frutto della passione e anticipano una bocca calda, avvolgente, secca. Sono le parti dure a spiccare, a partire da sapiditร e freschezza, espressa attraverso unโaciditร ritmica. Il finale รจ tutto salino e riesce ad armonizzare bene la potenza alcolica. Scalpitante.
Abbinata alle โLorighittas al sugo di quaglia con pomodoro secco, capperi e limoneโ della chef Sara Congiu
Il colore si fa piรน cupo del bell’ambrato della 1995, ma รจ incredibile come la lucentezza sia ancora evidente e viva. Dopo quasi trentโanni la Riserva 1991 รจ ancora tonica e vitale, con i sentori primari giร totalmente virati verso la frutta secca, il dattero, lโagrume candito. Poi la parte piรน bella della terziarizzazione. Corteccia, sottobosco, muschio, sensazioni mentolate e vegetali. Il sorso รจ austero, diviso tra unโavvolgenza morbida che lโalcol concede e unโaciditร da manuale che lascia la bocca pulitissima. Riservata.
Abbinata alla โPralina al cioccolato, gelsomino e corbezzoloโ della chef Sara Congiu
Un anno in piรน ma un vino molto diverso dal precedente. Tratti di estrema gioventรน si alternano a sensazioni piรน mature ed evolute. ร cosรฌ che il naso gode di profumi vegetali e di clorofilla, ma anche di ruggine e terra bagnata. E ancora erba fresca e cenni floreali, frutta secca e iodio. La bocca รจ tutta giocata sulla freschezza, sembra incredibilmente piรน giovane, la sapiditร aiuta molto il sorso e per questo la bevibilitร รจ assoluta. Determinata.
ร incredibilmente tutto giocato su toni di gioventรน il naso che scaturisce dalla vendemmia 1986. Prima si scorge il frutto giallo, poi toni quasi dolci, di pasticceria e lievito. Pian piano lโevoluzione ci porta verso note di torrefazione, crosta di pane abbrustolito e non mancano leggeri tocchi di erbe amare. In bocca, al contrario delle versioni precedenti, ho poca densitร , guadagna in scorrevolezza, ma riesce comunque a conquistare un finale lungo e pulito. Leggiadra.
Con la Riserva โ84 torniamo a una versione molto classica. A ben 35 anni dalla vendemmia i profumi sono tipici e netti da ciรฒ che ci si aspetta da una Vernaccia invecchiata. Dal dattero a tutto lo spettro della frutta secca, dai toni terrosi a quelli balsamici di resine nobili e menta. La bocca, in linea con un naso molto ben definito, รจ scorrevole e lunga. Tutto รจ scandito da gran sapore che, unito alla freschezza, lascia la bocca pulitissima. Tradizionale.
Il naso รจ spiazzante per quanto รจ affascinante. Sembra piรน evoluta delle altre piรน giovani, ma lโevoluzione spinta รจ la sua marcia in piรน. Il naso รจ scandito da toni di ruggine, di pietra focaia, ma anche di lievito, cosรฌ come di incenso e fumo. La bocca ci riporta a unโincredibile freschezza, una gioventรน mostrata da potenza acida con la parte salina sempre in evidenza. Giovane.
La Riserva โ83 รจ cresciuta in un modo, la sorella con un anno in piรน in maniera opposta. Naso tuttโaltro che su note molto evolute, piuttosto sembra un ritorno al frutto, allโagrume (sotto forma di scorza candita) ai fiori secchi, allโerba, le spezie, la terra. La bocca questa volta รจ in linea con la parte aromatica e sta lรฌ a dimostralo un palato fresco, mentolato, balsamico. Brillante.
Diavolo di un sommelier! Ci hai giocato un bello scherzo! Sรฌ, proprio cosรฌ, non avete letto male. Quel furbacchione di Marco Delugas, inserisce nella batteria un outsider. E la Malvasia di Bosa Riserva โ93 del grande Giovanni Battista Columbu. Un grande personaggio che ha dato tanto alla Sardegna e al vino sardo. Alla sorpresa segue lo stupore per un vino fine e leggiadro, tutto giocato sulla parte floreale. La bocca รจ sottile, quasi esile, ma poi viene fuori tutto il carattere della brezza marina che segna le viti a Bosa. Inaspettata.
Lo spettro aromatico della โ79 ci riporta di nuovo a sentori di pasticceria e lievito giร percepiti in versioni precedenti. Si scorge lโamaretto, il marzapane, le spezie dolci, su tutte lโanice stellato. Qui la freschezza รจ piรน tenue, lโalcol si fa avanti dando una sensazione molto calda e morbida. Dopo il calore perรฒ ecco che spunta la parte salata, sempre presente nei nostri assaggi. Avvolgente.
Ci porta in Oriente, la 1974. I tratti olfattivi sono inconfondibili, si parte dalle spezie per arrivare a tratti fungini, di brodo di radici, soia e quellโinconfondibile tratto di sottobosco. La bocca, con la complicitร della parte olfattiva, pare regali la tipica sensazione di umami che i giapponesi conoscono bene. In piรน piccantezza e sensazione tannica creano quel tessuto gustativo molto ritmico e profondo. Diversa.
Torna lo stupore. Del vino ancora agile, scattante, brillante a partire dalla parte olfattiva. Gli agrumi la fanno da padrone, poi olii essenziali ed erbe officinali. La bocca, un poโ sulla strada della precedente, spiazza per la sensazione tannica, evidente, che si somma ad aciditร e tannino. Tutto il sorso รจ giocato sulle parti dure, insomma, e la sensazione finale leggermente amaricante รจ lรฌ a dimostrarlo. Scorbutica.
Sono passati quasi cinquantโanni, sembra incredibile ma la Riserva โ70 รจ ancora lรฌ a trasmetterci che ha ancora tante cose da dire. E che finora ha fatto il giusto percorso e vuole regalare unicamente le note tipiche e caratteristiche di un vino ossidativo che รจ in vita da mezzo secolo. Frutta secca, dattero, uva passa, tocco di ruggine, cassetto della nonna, cenni delicati di muffa e fumo. La bocca non delude per scorrevolezza e pulizia, nonostante il calore si faccia sentire. Matura.
Solo una bottiglia per noi e nessuna possibile sostituzione. La stanchezza evolutiva รจ troppo evidente, la Riserva โ66 da noi assaggiata ci ha giร salutato e nulla ha a che vedere con le altre bottiglie stappate. Ci sta, il vino รจ anche questo. Storta.
Non sappiamo se siamo suggestionati dal bere un vino con 55 anni sulle spalle. E non sappiamo se, allโultima bottiglia, quel poโ dโalcol ingerito cambi la nostra percezione. Vero รจ che questa Riserva, che completa lโassaggio, รจ incredibile. Al naso sembra far emergere un mix altalenante di note eteree, poi fruttate, poi speziate e poi di nuovo terziarie. La bocca รจ quasi piccante tanto รจ sapida e il nerbo acido smorza con finezze questa parte dura, scorbutica. Ma รจ proprio quello che ci fa dire che anni davanti ce ne sono ancora. Immortale.
Azienda Contini – Cabras (ORv) – via Genova, 48 – 0783 290806 – https://www.vinicontini.com/
foto di Francesca Marchi
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