#vinorosa: era la scritta che campeggiava sulla t-shirt di Luigi Cataldi Madonna e della figlia Giulia quando, ieri, a Verona, hanno partecipato alla degustazione Cerasuolo d’Abruzzo, un rosa senza tempo promossa dal Consorzio di Tutela Vini Abruzzo.
Proprio presso la cantina di Ofena del professore vignaiolo si teneva circa un anno fa un incontro che avrebbe dato vita a Rosautoctono, l’Istituto del vino rosa autoctono italiano: sei consorzi (Bardolino Chiaretto, Valtรจnesi Chiaretto, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte Rosato e Bombino Nero, Salice Salentino Rosato e Cirรฒ Rosato) di cinque differenti regioni (Veneto, Lombardia, Abruzzo, Puglia, Calabria) hanno deciso di unire le forze per promuovere una tipologia di vino che ha molto successo all’estero ma che fa un po’ fatica a decollare nei consumi di casa nostra.
Attenzione: vino rosa, non rosato; una distinzione a cui Luigi Cataldi Madonna tiene molto. Come ci disse qualche tempo fa: “io parlo di vino rosa. Se ci pensate, rosato รจ il participio passato di un verbo che non esiste; e rosรฉ รจ un termine anacronistico, lo usavano i nostri nonni quando al posto di “cappotto” o “lampada” dicevano “paltรฒ” e “abat jour”. Perchรฉ si parla di bianchi, di rossi e mai di rosa?”
Il Cerasuolo d’Abruzzo รจ un vino tutelato da una denominazione creata appositamente per lui: รจ la prima e unica denominazione completamente dedicata a un vino rosa, fatto che ci aiuta a comprendere come questa tipologia sia importante per la regione, legando la contemporaneitร al passato e alla lunga tradizione vitivinicola regionale. E questo ruolo รจ evidente anche da quanto le aziende stanno investendo sul Cerasuolo: spesso nella gamma di una cantina รจ facile trovare piรน di un’etichetta dedicata al vino rosa del territorio.
Come l’hanno definia i relatori Antonio Boco e Paolo De Cristofaro, quella che si รจ tenuta ieri presso il Padiglione Abruzzo del Vinitaly รจ stata una “diagonale”: di fatto una verticale (siamo tornati indietro nel tempo di quarant’anni assaggiando un ’79) ma con otto vini di aziende differenti.
“Una degustazione del genere mette in evidenza la dimensione molteplice del Cerasuolo” afferma De Cristofaro “uno di quei vini che ci viene incontro in diverse occasioni: quando abbiamo voglia di rosso ma fa troppo caldo, campione negli abbinamenti per versatilitร , vino spensierato da pic-nic; ma poi se lo dimentichi in cantina difficilmente ti tradisce evidenziando longevitร e complessitร “. “Il Cerasuolo non รจ un rosato” afferma Boco “non lo รจ dal punto di vista formale perchรฉ non รจ rosa; รจ appunto cerasuolo, il vino quotidiano della tavola abruzzese di un tempo, il vino della famiglia. Ma non รจ rimasto ancorato a questa dimensione: per quanto ci riguarda รจ estremamente contemporaneo, non รจ un rosso, non รจ un rosato (come quello provenzale per esempio), ha una propria dimensione che va a infilarsi cassetto interpretativo molto particolare, unico“.
Cerasuolo d’Abruzzo ’16 โ Fattoria Buccicatino
L’azienda nasce circa 25 anni fa sulle colline teatine tra Vacri e Bucchianico: circa 20 ettari ad altitudini che vanno dai 150 ai 200 metri sul livello del mare. ร una lettura del Cerasuolo improntata alla gioiositร , al frutto in evidenza, ma fin da subito si nota anche una dimensione piรน complessa: emerge una componente quasi da rosso speziato e terragno, fiori leggermente appassiti, insomma una dimensione terziaria, propria del Cerasuolo, evidente giร in questo 2016. La bocca รจ divertente e sciolta, in un gioco di aciditร , sapiditร , frutto, un tocco di rusticitร e pepe nero.
Cerasuolo d’Abruzzo Myosotis ’16 โ Zaccagnini
Ci spostiamo a Bolognano, in provincia di Pescara dove nel ’78 nasce quest’azienda che non ha bisogno di troppe presentazioni: 300 ettari vitati per una produzione che si attesta sui tre milioni di bottiglie l’anno. Qui, almeno sulla carta, si va verso una dimensione piรน bianchista: pressatura soffice sottovuoto, criomacerazione poi legno piccolo per la maturazione. E cosรฌ abbiamo da una parte il bouquet aromatico fruttato che vira verso l’albicocca, la pesca, la susina; ma piano piano si fa strada il montepulciano con la sua carica scura e gli sbuffi pepati, con il varietale che non viene sacrificato ma anzi rende la bevuta piรน interessante.
Cersauolo d’Abruzzo Baldovino ’15 โ I Fauri
Di nuovo sulle colline teatine, stavolta a Chieti con i vigneti che si distribuiscono anche sui comuni di Francavilla al Mare, Miglianico, Villamagna, Bucchianico e Ari, dove Valentina e Luigi di Camillo si prendono cura di 35 ettari vitati tra la Majella e l’Adriatico. Anche qui troviamo un tratto giovanile che si concretizza in una nota piรน marcata, spessa. Solo acciaio, normalmente, per quelle che sono le mappe stilistiche, abbiamo spesso identificato il Baldovino come via di mezzo tra qualcosa di provenzale e qualcosa di adriatico, รจ un vino che si racconta in una dimensione placida e avvolgente, anche per l’annata particolarmente solare. Un leggero tocco di cacao, frutta rossa ben matura ma saporita, molto appagante e corroborante.
Cerasuolo d’Abruzzo ’13 โ Praesidium
Prezza รจ un piccolo paese sulle colline aquilane. Dalla fine degli anni ’80 ospita una delle aziende piรน conosciute del movimento artigianale e naturale, Praesidium. Cinque ettari nella Val Peligna, coltivati esclusivamente a montepulciano, su terreni argillosi e rocciosi. E roccioso รจ anche questo Cerasuolo che parte con controllate sfumature selvatiche, corteccia e terra per poi virare, dopo un po’ che rimane nel calice, verso una pulizia montanara, con sferzate balsamiche a cui si aggiungono le spezie. Bocca vibrante, finale affidato ad agrumi e infusi. Sorprendente per intensitร e dinamica gustativa.
Cerasuolo d’Abruzzo ’10 โ Emidio Pepe
Ci spostiamo verso nord e andiamo a Torano Nuovo, sulle colline teramane dove troviamo questa azienda storica che imbottiglia dalla fine degli anni ’70; biodinamico certificato, vinificazioni e maturazioni in cemento, con il Cerasuolo di Pepe ci spostiamo piรน verso il rosso che il rosa. Se Pepe e Praesidium quasi si toccano nella visione produttiva, differiscono invece nel risultato: qui abbiamo a che fare con un vino godurioso, piรน sudista, con tratti rustici evidenti che fanno somigliare il profilo aromatico a quello di certe Kriek del Pajottenland (birre acide a fermentazione spontanea prodotte nella regione a sudovest di Bruxelles). La dimensione sapida รจ la sua marcia in piรน e ti porta dalla sua parte per l’estrema rilassatezza e l’estramo sapore; piรน terragno, piรน scuro, piรน cupo, piรน solido, piรน montepulciano.
Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo ’08 โ Nicola di Sipio
Torniamo sulle colline teatine, stavolta a Ripa Teatina con una azienda che nasce nei primi anni del 2000; qui si coltivano vigneti su colline che toccano i 300 metri d’altitudine a pochi chilometri sia dalla costa che dalla Majella. La caramella toffee e la bacca di caffรจ ci dicono che il vino fa un passaggio in barrique ma qui entriamo in un’ulteriore dimensione del Cerasuolo, quella del dialogo con il tempo: c’รจ un apporto dolce, poi cuoio, terra, tabacco, ma il vino non prende mai una totale deriva terziaria o ossidativa. Anche qui troviamo una parte solare e calorosa, ma la bocca resta comunque dritta grazie a una spalla acida importante (fil rouge della degustazione), a un leggero tannino a dare chiaroscuri.
Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo Piรจ delle Vigne ’06 โ Cataldi Madonna
Ofena si trova nel centro di un piccolo altipiano chiamato il Forno d’Abruzzo; giace sotto il Calderone, l’unico ghiacciaio appenninico che condiziona il clima della zona rinfrescando le estati. Qui ci sono le vigne di Luigi Cataldi Madonna, anche quelle che danno vita al Piรจ delle Vigne, un Cerasuolo prodotto recuperando un’antica tecnica di vinificazione, la svacata che consiste nell’unire un mosto lavorato in bianco con una parte che invece subisce macerazione. Dopo prove e controprove Luigi innesta le due parti creando un vino evocativo e affascinante, e allo stesso tempo molto concreto, che unisce Adriatico e Gran Sasso, spensieratezza primaverile con sensazioni autunnali. Qualche nota di frutta secca scandisce il tempo che passa ma si amalgama a una sottile speziatura di pepe, a qualcosa di salmastro e a una lieve impronta fruttata. La bocca poi รจ ancora ricca di sapore su una consistenza vellutata.
Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo ’79 โ Valentini
Non รจ un errore di battitura; abbiamo davvero assaggiato un Cerasuolo prodotto quarant’anni fa. Non poteva che essere Valentini a regalare questo incredibile esemplare di vino rosa che si diffonde con eterei sentori di curry e curcuma, un vino che si spoglia del caratere del montepulciano per diventare altro: agrume, iodio, un vino che parla di mare pur nascendone lontano; una parte leggermente bucciosa dร una scossa di gioventรน, poi torna l’antico, il fascino crepuscorale e quella leggera nota tostata che รจ un po’ una sorta di marchio di fabbrica della casa.
a cura di Wiliam Pregentelli
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