Alla seconda domanda e dopo pochi minuti dโincontro, Giancarlo Perbellini dimostra una capacitร abbastanza rara di pensare la professione. Come chef, come imprenditore, come persona che ha vissuto tante vite e ci ha ragionato sopra, dalle aperture allโestero a quelle in Italia. Passando anche per la tv del Gambero Rosso. E lโha fatto mettendosi in discussione, cercando di trovare un senso anche in ciรฒ che non รจ andato.
Il wafer al sesamo, piatto preferito di Giancarlo Perbellini (in apertura lo chef mentre lo prepara). Le foto sono di Marco Di Donato
Dichiara di non riconoscersi minimamente nelle sue ricette di diversi anni fa, lo intercettiamo mentre puntella il format della Locanda, tra nuove cucine e laboratori di formazione. Nel complesso Perbellini segue ben nove indirizzi, sei a Verona (tra cui Casa Perbellini โ 12 Apostoli: Tre Forchette e Tre Stelle), una a Milano, una sul Lago di Garda, e infine in Sicilia (sulla spiaggia di Bovo Marina).
Come sarร il ristorante del futuro?
Penso a Casa Perbellini. Credo sia la leggerezza la parte essenziale del futuro, il cliente deve assaporare i pregi di questo luogo storico ma in maniera leggera, non oppressiva, non come le etichette dei ristoranti di una volta. Non dobbiamo ripetere quellโerrore. Il futuro, poi, รจ legato ai giovani, penso alla mia brigata di sala e di cucina. Se non riusciamo a farli innamorare di questo meraviglioso lavoro possiamo anche chiudere.
E come si fa? In molti si stanno allontanando: non ci sono prospettive di crescita. Come li incentiva?
Quasi tutti i ragazzi che abbiamo si sono formati in posti nostri e in molti sono poi diventati imprenditori. Se uno merita, lo coinvolgiamo e lo facciamo crescere. E questo non da oggi, ma da 20 anni. E abbiamo la settimana corta, due giorni di chiusura, un traguardo perchรฉ ce lo possiamo permettere. E fa star meglio chi lavora con noi.
Insalata, acqua di piselli, menta
Menu del futuro. Immaginiamolo tra 20 anni: piรน vegetale eโฆ?
Beh, il vegetale sarร preponderante, vedo anche piรน carboidrati e meno carni e pesci. Il menu andrร nella direzione di una cucina della semplicitร , che puรฒ essere bellissima. ร molto piรน difficile dare emozioni rimanendo semplici.
Il modello del ristorante รจ in discussione. Nel futuro ci saranno piรน aperture in catene, diversificazioni, lโentrata di fondi internazionali come in altri settori?
La diversificazione paga sempre, ma una diversificazione a tema. Il successo รจ legato a un contenuto a un tema, guai a banalizzare la diversificazione con mille proposte. Le catene in Italia? Non cresceranno tanto, perchรฉ la cucina nostrana รจ molto difficile da incanalare in un format. Cโรจ troppa differenza di prodotti straordinari che sono reperibili in alcune zone e altre meno. Non possiamo cucinare in Sicilia quello che facciamo a Milano. Ribadisco, il tema รจ fondamentale.
E allโestero? Ricordiamo di una sua apertura e chiusura a Hong Kong?
Sรฌ, diversi anni fa. Per il momento firmiamo giusto due piatti di pasta da Harrods a Londra. Ci stiamo riflettendo, vogliamo esaltare e andare oltre il concetto della Locanda che si evolverร in un luogo polifunzionale: scuola di cucina, di sala, laboratori per la banchettistica, cene fuori casa. Stiamo pensando a una nuova via.
Nel futuro quale sarร la parte dellโospitalitร , del calore e dellโempatia?
Sono i servizi che puoi dare al cliente a fare la differenza: la cura, lโattenzione, i plus che non si aspettano. Dal servizio per non rischiare la patente ad altri format con i produttori di vino. Qui, intorno al mio ristorante, ci sono 3-4 aziende che producono caviale: si รจ creata unโindustria del turismo, lโattrazione di un polo.
A proposito di vino, i consumi sono in calo anche da voi?
A Casa Perbellini no. Ma siamo in pieno centro storico e la maggior parte dei clienti si fermano a dormire nei paraggi. Abbiamo avuto cali nel ristorante sul Lago di Garda perchรฉ lo devi raggiungere in auto. Meno bottiglie e piรน vendite al bicchiere.
Lo staff di sala di Locanda ai 12 Apostoli con chef Perbellini
E avete cambiato approccio?
La filosofia รจ sempre quella di un pairing sartoriale costruito sul cliente e sul menu. Da pochi giorni abbiamo una lista ampia di grandi vini che serviamo anche al bicchiere grazie alle nuove tecnologie.
Cosa sarร centrale nellโingrediente del futuro?
Soprattutto la questione del racconto, la sua divulgazione. Penso al broccolo fiolaro che oggi in Nord Italia trovi ovunque grazie a Carlo Cracco che รจ originario di Creazzo e lโha fatto conoscere. Sta a noi ristoratori creare aspettative e valorizzare il prodotto.
Per cosa va matto?
Impazzisco per il luppolo selvatico, i bruscandoli. Ci sono nato con quel sapore, nelle uova strapazzate, nel risotto, qui nella Bassa Veronese lo fanno in mille modi. Mi riporta davvero allo spirito della campagna, del contadino, lo raccogli ancora lungo le strade: in primavera cโรจ sempre nel menu. Selvatico come il carletto vicentino che si raccogli a costo zero nei campi ed รจ entrato ormai nella cultura anche di Verona.
Cosa vuol dire cucina attuale? Seguire le stagioni?
Io cambio menu anche 5-6 volte lโanno, spesso facciamo due carte per stagione. Ci sono le primizie e poi lโevoluzione, parto magari con lโasparago verde e poi vado su quello bianco a fine aprile. Abbiamo bisogno dโinterpretare lโingrediente nella sua massima espressione e poi cambiare prodotto.
E classico contemporanea? ร anche il titolo di un suo libro.
Nelle basi della cucina moderna cโรจ sempre un che del passato in una veste diversa. Abbiamo reinterpretato la cucina classica internazionale. Un esempio? La salsa bercy nel menu non la montiamo con il burro ma la emulsioniamo con lโolio di nocciola. La memoria del gusto ti riporta a quella di una volta, ma con un tocco contemporaneo.
Quanto รจ cambiata la sua cucina nel tempo? Errori imparati dal passato?
Ho analizzato questa cosa. Siamo diventati il contrario di quello che eravamo. Io ho cambiato tante strade. Non mi riconosco piรน nelle mie ricette di 30 anni fa. Ho avuto la fortuna di lavorare con ragazzi che mi hanno insegnato tanto e ho raccolto. Ero uno da almeno 4 ingredienti nel piatto, ora lavoro per metterne tre e per arrivare a due. E non รจ facile.
La delusione piรน grossa della sua carriera?
Il wine bar che ho aperto, lโenoteca Zero 7. Non sono mai riuscito a trasmettere quello che avrei voluto. Ci ho lavorato 4-5 anni, poi mi sono arreso. Se fai lโimprenditore, lโimportante รจ sbagliare senza farsi troppo male.
Lo staff di cucina di Locanda ai 12 Apostoli con chef Perbellini
La piรน grande soddisfazione della sua carriera? Non saranno mica le Tre Stelle?
Beh, diciamo che ho fatto una fatica enorme ad arrivarci. Sรฌ, il coronamento di una carriera.
Il piatto della memoria?
Nessun dubbio, lo faccio spesso anche al ristorante: pasta reale, uno gnocchetto che faceva mio nonno con uovo, burro e parmigiano, in brodo di cappone. E poi il tastasal, prodotto tipico della Bassa Veronese, rigorosamente la domenica con il risotto.
Una trattoria del cuore?
La conoscete bene al Gambero. ร la Crepa diย Isola Doverese. Quando voglio far capire qualcosa ai ragazzi li porto sempre lรฌ.
Il Paese che lโha piรน ispirata a livello professionale?
La Francia per formazione mi ha dato tanto, ma per sapori e sfumature dico Vietnam. Ho trovato una delicatezza incredibile, una cucina asiatica assolutamente non invasiva e molto elegante.
La persona che sul lavoro รจ stata un vero riferimento?
Una persona che mi ha segnato molto รจ Paolo Simioni, chef che mi ha fatto appassionare alla cucina classica perchรฉ veniva dai grandi alberghi svizzeri quando erano il non plus ultra. E poi Elia Rizzo del Desco: mi ha insegnato che cosa vuol dire essere un ristoratore e non un cuoco. Sono due cose ben diverse. Nei primi anni i conti li guardavo davvero poco.
Riprendiamo Ferran Adriร : โLa ristorazione non ha visione economicaโ. Vero?
La moda ha generato meccanismi contorti perdendo di vista che la ristorazione รจ comunque unโattivitร ย imprenditoriale. ร semplice: i ristoranti devono stare in piedi con le loro gambe.
In Italia stiamo esagerando con le fermentazioni?
Siamo fatti cosรฌ, abbiamo sempre vissuto di mode. La moda del sifone e delle polverine, poi la stagione della rucola, quindi il tonno. Bisognerebbe guardarle piano piano per vedere se siano esperimenti fanno la differenza nel piatto o meno. Credo che la tendenza sia arrivata al culmine e scemerร .
Uno chef poco conosciuto che farร parlare di sรฉ?
Michele Lazzarini di Contrada Bricconi.
Che รจ giร abbastanza famoso tra gli addetti.
Beh, anche Caranchini di Materia ha una grande mano, ci sono appena stato e giร ho voglia di tornarci. Mi ha colpito. E aggiungo un bravissimo ragazzo che รจ passato da me: Marco Stagi del ristorante Bolle a Bergamo.
Il consiglio a uno chef che approccia nel 2025?
Fai esperienza nei locali semplice, studia lโorganizzazione e la gestione dei numeri importanti. La mia fortuna รจ stata lavorare in posti come il ristorante Marconi diย Verona che nellโ84 faceva oltre 200 coperti al giorno. E poi con i banchetti. Nonย solo per imparare la gestione dei grandi numeri, ma anche per comprendere la manualitร del gesto. E sii curioso, quella dote la devi avere.
Un solo piatto, cosa ci prepara?
Il wafer. ร un biscotto al sesamo, tartare di branzino, caprino ed erba cipollina, cucchiaio bagnato di sciroppo leggero di liquirizia. Sono cinque sapori che entrano ed escono, sono perfetti. Li senti tutti: bisogna ascoltare quello che si mangia. Di piatti cosรฌ ne viene uno nella vita.
Un sogno non ancora realizzato?
Voglio prendere il brevetto di volo. Ho sempre sognato di fare il pilota.
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