Guerra commerciale

"Spedizioni di vino verso gli Usa in lenta ripresa, si naviga a vista". Il bilancio delle Doc italiane dopo il dietrofront di Trump sui dazi

Dal Chianti al Pinot grigio, le denominazioni piรน esposte tirano un sospiro di sollievo per le tariffe scese al 10%. Ma adesso si teme la recessione economica

  • 17 Aprile, 2025

Il 200% terrorizzava, il 20% faceva molta paura, il 10% preoccupa. Diciamo pure che “tranquillitร ” รจ una parola che nel vocabolario italiano-americano non รจ piรน contemplata. Nemmeno il vertice bilaterale, tra l’istituzionale e l’amichevole, che ha visto faccia a faccia il presidente Donald Trump e la premier italiana Giorgia Meloni ha potuto rimettere le cose a posto.

L’Unione europea e gli Stati Uniti si trovano attualmente in un esteso limbo di 90 giorni, nel quale si capirร  se la guerra commerciale potrร  deflagrare ed espandersi o, al contrario, sciogliersi in una stretta di mano tra Trump e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Sta di fatto che le imprese vitivinicole non dormono sonni tranquilli: troppo pressante lo spettro di una recessione americana trascinata da una probabile ascesa dell’inflazione nel settore agroalimentare, collegata a quel 10% di dazi all’import made in Europe e alla guerra commerciale dichiarata, e tuttora in atto, con la Cina.

Ordini di vino ripartiti

รˆ vero che, dopo il clamoroso blocco subito a marzo, a breve distanza dal Vinitaly (con le merci ferme nei porti e nei depositi), gli ordinativi per il vino italiano negli Stati Uniti sono finalmente ripartiti e le cantine hanno tirato un sospiro di sollievo. Ed รจ questa la buona notizia. Ma il clima permane di forte volatilitร  e, all’orizzonte, non ci sono segnali di intese tra produttori di vino italiani e distributori e importatori americani, che non se la sentono di accollarsi alcun sovrapprezzo. Tutti restano in attesa, timorosi di fare passi troppo impegnativi. Anche perchรฉ gli umori della Casa Bianca (ora alle prese con una dura opposizione interna, come nel caso della democratica California che annunciato una causa legale contro una scellerata politica dei repubblicani al potere) sono talmente indefiniti da rendere difficile qualsiasi previsione persino nel brevissimo termine. Il risultato รจ che, nel settore del beverage, come anche in altri, si naviga a vista, ognuno con l’idea di difendere le posizioni acquisite.

bottiglie di vino su scaffali – foto di Brandy Turner su Unsplash

Doc piรน fragili e nodo prezzi

Il vino italiano, che sappiamo essere particolarmente esposto ai dazi sul mercato a stelle e strisce (prima piazza al mondo e primo cliente per l’Italia, con quasi 2 miliardi di euro acquistati nel 2024), conta diverse denominazioni “fragili”. Dal Vino Chianti al Pinot grigio, dal Moscato d’Asti al Chianti Classico e, ovviamente, al Prosecco.

Il settimanale Tre Bicchieri del Gambero Rosso ha provato a tastare il terreno con alcuni enti di tutela, in un breve sondaggio che ha rilevato, sicuramente, meno tensioni rispetto alla situazione di due o tre settimane fa. I vini made in Italy hanno, infatti, ripreso a solcare l’Atlantico, qualcuno addirittura sta registrando sorprendenti incrementi nelle spedizioni, ma ha anche fatto emergere come il nervo sia ancora scoperto. Il focus, d’ora in avanti, si sposterร , da un lato, sui negoziati – per lasciare spazio al dialogo, dal 16 aprile l’Ue ha ufficialmente sospeso i contro-dazi nei confronti degli Usa – e, dall’altro lato, sull’atteggiamento dei consumatori e sul rischio che le etichette italiane possano essere sostituite in un solo colpo da quelle dei competitor, anche per una lieve differenza di prezzo a scaffale. E questo problema interessa soprattutto le fasce piรน “popular” del vino nazionale.

“Effetto sostituzione” per il Moscato d’Asti Docg

L’Asti Docg รจ tra i Consorzi di tutela con atteggiamento estremamente realista. La denominazione piemontese, che negli Usa vende circa 25 milioni di bottiglie l’anno,ย si colloca nel canale off premise (quindi Gdo e dettaglianti) in una forbice di prezzo a bottiglia tra 9,99 dollari e 12,99 dollari, con una parte di etichette nella fascia superiore, fino a 15,99 dollari.

ยซLe spedizioni sono riprese – racconta il presidente Stefano Ricagno – ma la nostra posizione รจ delicata, perchรฉ siamo una Docg col nome del vitigno in etichetta e subiamo la concorrenza di tutti quei competitor che possono scrivere la parola “moscato” sulle bottiglie, a partire da quelli californiani. Questa condizione, pur avendo una leadership e un prestigio mondiali nella categoria dei vini naturalmente a bassa gradazione, ci rende facilmente sostituibili se dovessimo uscire da quelle fasce di prezzoยป.

Il direttore Giacomo Pondini spiega che il dazio al 10% negli Usa รจ una soglia tutto sommato accettabile rispetto al 20% prospettata inizialmente, anche se ยซoccorre capire se sarร  applicata una sola volta oppure tante volte quanti sono i vari anelli della filiera, a partire dallo sdoganamentoยป. Intanto, il primo trimestre 2025, fa sapere il Consorzio, non ha registrato cali nelle spedizioni. Anche per questo, proseguiranno ยซsenza cambiamentiยป le promozioni con fondi Ocm approvate nel 2024: pubblicitร  in catene della ristorazione, iniziative digital, abbinamenti alle ricorrenze locali, con un occhio alle fiere di settore.

Moscato d’Asti Docg- foto Consorzio di tutela

Chianti Classico in controtendenza

Sorprendente la situazione del Chianti Classico. Carlotta Gori, alla direzione dell’ente toscano che sui 7.200 ettari produce oltre 35 milioni di bottiglie, spiega che le sensazioni sono positive e che le spedizioni verso gli Stati Uniti sono ripartite, con ยซgli scambi che si sono ripresi se non addirittura intensificatiยป. Il dazio aggiuntivo del dieci per cento resta un fardello, tuttavia c’รจ ottimismo per il futuro: ยซSiamo convinti – fa notare Gori – che il consumatore americano, che da sempre ama e consuma il Chianti Classico, resterร  fedele ai vini di qualitร , al Gallo Nero, al nostro territorio che si rispecchia in ogni bottigliaยป.

Chianti classico. i migliroi assaggi della 2017 e 2018|Gallo Nero|Giovanni Manetti - President Consorzio Chianti Classico 2

Cile e Argentina minacciano il Vino Chianti in Gdo

La grande distribuzione americana รจ il maggior cliente del Vino Chianti Docg, che ogni anno vende negli Stati Uniti da 15 a 20 milioni di bottiglie, pari a circa il 25% dell’export totale. La storica denominazione toscana ha registrato forti ordinativi a gennaio e febbraio, come spiega il neo direttore Saverio Galli Torrini: ยซSuccessivamente, nell’incertezza sui dazi, i distributori hanno bloccato gli ordini. E il trimestre nel suo complesso si รจ chiuso a -30 per cento sul 2024. Ora, coi dazi al 10% c’รจ stata una ripresa anche se non si tratta di un banale rincaro, se lo si guarda nell’ottica di una contrazione del mercato. Infatti – sottolinea – gli eventuali aumenti a scaffale potrebbero portare, in particolare per il Chianti, che รจ un vino venduto in quantitร  importanti, a una riduzione significativa dei volumi vendutiยป.

Il nodo sta proprio nel mancato accordo tra produttori, importatori e distributori: ยซAd oggi non c’รจ – rimarca Galli Torrini – per cui il sovrapprezzo andrebbe a cadere sul consumatore e sul costo finale dei vini. E per le fasce entry level questo sarebbe un problemaยป. A fronte di un’instabilitร , il futuro non appare roseo: ยซConsiderando le stime su una possibile recessione dell’economia americana e su un aumento dell’inflazione, auspichiamo un eventuale accordo Usa-Ue per riportare allo zero questi daziยป. Altrimenti, il pericolo tra gli scaffali statunitensi รจ che il Chianti Docg sia ยซsostituito dai vini di Cile e Argentinaยป, che hanno prezzi inferiori.

Saverio Galli Torrini – direttore Consorzio vino Chianti

Prosecco Doc, negli Usa un giro d’affari da mezzo miliardo

Nel mare magnum dei dazi ci รจ finito ovviamente anche il Prosecco Doc. La super denominazione da 660 milioni di bottiglie nel 2024 ha negli Stati Uniti un cliente speciale, che vale mezzo miliardo di euro, considerando che ogni anno oltre oceano arrivano 130 milioni di bottiglie, il 23% dell’export dell’intera Doc veneto-friulana. Un peso non da poco per il presidente del Consorzio della Doc, Giancarlo Guidolin, che a fine marzo, assieme a Franco Adami (Conegliano Valdobbiadene) e Michele Noal (Asolo), aveva lanciato un grido d’allarme: ยซNon nascondo che i continui cambiamenti di scenario non ci consentono di fare alcuna previsione. Riteniamo positivo – dice al settimanale Tre Bicchieri – che la questione dazi sia all’attenzione delle autoritร  competenti e che gli scenari inizialmente ipotizzati si siano rivelati meno preoccupanti del previstoยป.

Per l’ente di tutela, il faro resta la recente considerazione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: ยซI dazi creano ostacoli e alterano i mercatiยป; ma anche le parole della premier Giorgia Meloni, che ha ricordato come ยซi prodotti italiani generino ricchezza nei paesi che li importano, ancor piรน che nel nostroยป. Una cosa รจ certa, secondo Guidolin: ยซQualora i dazi dovessero permanere, incideranno inevitabilmente o sugli operatori o sui consumatori americaniยป.

Gli importatori preoccupano la Doc Pinot grigio

Stefano Sequino, direttore Consorzio della Doc Pinot Grigio (230 milioni di bottiglie su 27mila ettari), che ha negli Stati Uniti il primo mercato di riferimento, parla di ยซsituazione complessa e in continua evoluzione: alcuni importatori – racconta al settimanale Tre Bicchieri – stanno adottando un atteggiamento prudente, rallentando gli acquisti, mentre altri continuano a operare in maniera fluidaยป.

I dati di febbraio indicano un +3% dell’export di Pinot grigio Doc delle Venezie, rispetto a febbraio 2024, ma ยซรจ ancora presto – precisa Sequino – per dire se sia reale crescita dei consumi o strategia di approvvigionamento anticipatoยป. Il Consorzio presieduto da Albino Armani si dice realmente preoccupato, dal momento che gli Usa sono fondamentali per la Doc. ยซL’attuale riduzione della tassazione al 10% – aggiunge il direttore – apre a una visione piรน rassicurante. Aumentarla sarebbe un duro colpo, ma non saremo impreparati. I dazi rischiano di colpire trasversalmente lโ€™intero settore e, in questo contesto, dobbiamo evitare convergenze di elementi sfavorevoli, tra cui stagnazione economica, calo dei consumi, cambiamenti negli stili di vita delle nuove generazioni e nuove restrizioniยป.

Anche per questo la Doc, come giร  abbiamo raccontato a gennaio 2025 sul settimanale Tre Bicchieri, sta studiando l’introduzione di una tipologia a basso grado e ha aperto all’uso di vitigni resistenti. Per dirla in breve: ogni campo รจ strada.

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