Il meglio a tavola

Gli 11 migliori oli dell'Abruzzo premiati dal Gambero Rosso

La regione si distingue per una crescita esponenziale della qualitร  degli oli, frutto di una sempre maggiore consapevolezza di frantoiani e olivicoltori

  • 03 Maggio, 2025

Quando si parla di Abruzzo oleario ci si riferisce a un territorio che si conferma tra i piรน interessanti in fatto di extravergine di qualitร . Quello che perรฒ piรน stupisce รจ la grande destrezza e dinamicitร  con la quale lโ€™Abruzzo รจ stato capace di mettersi in discussione negli ultimi 10-15 anni, operando una piccola rivoluzione nella produzione di olio. Quello che prima era un territorio dove lโ€™autoconsumo era la regola, oggi รจ una delle zone piรน interessanti e vivaci che riesce a combinare una produzione di alta qualitร  con packaging accattivanti e una grande attenzione verso il consumatore finale. Qui le produzioni d’eccellenza assaggiate nellโ€™ultima edizione della guida Oli dโ€™Italia del Gambero Rosso, realizzata in collaborazione con Banca Monte dei Paschi di Siena.

L’ultima campagna olearia e i numeri della regione

L’ultima raccolta รจ stata caratterizzata da una significativa diminuzione della produzione, stimata intorno al -32% rispetto all’anno precedente, a causa di condizioni climatiche avverse. La qualitร  dell’olio prodotto perรฒ si รจ mantenuta elevata, con un alto contenuto di antiossidanti e bassa aciditร , grazie a pratiche agricole piรน consapevoli e tempestiva molitura delle olive.? Gli ultimi dati ci dicono che la regione conta un totale di 293 frantoi attivi e una superficie olivicola di circa 38.500 ettari, rappresentando poco meno del 4% della produzione nazionale.

Le varietร  autoctone abruzzesi

Al lavoro scrupoloso in frantoio si aggiunge lo studio costante sulle varietร  autoctone, come Dritta, Gentile di Chieti, Toccolana e Intosso i cui oli anno dopo anno stanno incrementando la loro qualitร  media. La Dritta, quando รจ lavorata bene e dall’invaiatura appena accennata, si presenta con un fruttato medio e note olfattive che rimandano all’erba tagliata e carciofo, per poi esprimere potenza al palato nell’amaro e nel piccante. Piรน delicatezza, invece, per quanto riguarda la Gentile di Chieti, con la sua trama aromatica vegetale e di mela e le sensazioni amare e piccanti piรน contenute e morbide. Con la Toccolana si torna a fruttati di maggiore intensitร  che giocano sulle note di erba tagliata, carciofo e frutta secca che rimanda alla noce, seguite poi da una buona potenza gustativa. L’Intosso a livello di profumi si distingue in maniera piรน marcata dalle precedenti in quanto si caratterizza per i profumi di pomodoro, erbe aromatiche, ma anche erba tagliata e rucola, mentre al palato gode di grande equilibrio e persistenza.

La storia olivicola dell’Abruzzo

Le prime tracce certe di coltivazione dellโ€™olivo in Abruzzo risalgono allโ€™epoca romana. Il riferimento allโ€™olio d’oliva prodotto nel territorio dellโ€™antica Regio IV Samnium, che includeva lโ€™attuale Abruzzo, si puรฒ trovare in testi di illustri autori latini come quelli di Columella e Plinio il Vecchio, ma a confermare il consumo di oro verde ci sono anche ritrovamenti di anfore, frantoi rudimentali e iscrizioni che testimoniano la diffusione dellโ€™olivicoltura giร  in epoca precristiana. Durante il Medioevo, la coltivazione dellโ€™olivo venne mantenuta soprattutto nei monasteri e nei feudi dei signori locali. I monaci benedettini, in particolare, ebbero un ruolo importante nel conservare e tramandare le tecniche agricole, inclusa la spremitura dellโ€™oliva.

In Etร  Moderna l’olivo si diffuse maggiormente lungo la fascia collinare costiera, favorita dal clima mite e dalla natura del terreno, e l’olio veniva utilizzato non solo come alimento, ma anche per lโ€™illuminazione, nella saponificazione e nei commerci, specialmente verso Napoli e la costa adriatica. Con lโ€™unificazione dโ€™Italia, si ebbe una progressiva riorganizzazione del settore agricolo e l’olivo divenne una delle coltivazioni principali nelle province di Chieti, Pescara e Teramo. Dopo la crisi del Dopoguerra, lโ€™olivicoltura abruzzese ha conosciuto un nuovo slancio dagli anni ’80 in poi, puntando sulla qualitร , sulla produzione biologica e sul marchio Dop. In particolare, relativamente alle denominazioni territoriali, l’Abruzzo ha il primato di aver avuto riconosciuta la prima Dop dell’olio, Aprutino Pescarese, ottenuta insieme alla Sabina e a Brisighella nel 1996.

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