La sagra in Italia non è solo un evento sociale e gastronomico, ma anche un momento di aggregazione eterogenea, dai turisti stranieri ai bambini, spesso trainata dagli anziani del luogo impegnati a servire rane, porchette, polpi, addirittura struzzi, ed altre tradizioni dimenticate. Sì, perché nelle 40mila – quelle certificate – sagre italiane si mangia di tutto, anche i cibi dei contadini di cui più nessuno ha memoria. Per raccontare l’atmosfera comunitaria e allegra delle sagre è nato addirittura un profilo Instagram: si chiama @sagrebrutte, è gestito dalla graphic designer toscana Lucrezia Cortopassi, e al momento registra poco più di diecimila follower.
C’è una cosa che accomuna tutte le sagre di paese: le locandine. Le grafiche sono tutte discutibili e sono il simbolo di quella imperizia digitale e grafica dei paesani che hanno ancora voglia di fare comunità e rallegrarsi tra band di musica popolare e un bicchiere di vino del contadino. Il profilo @sagrebrutte raccoglie, infatti, tutte le locandine delle sagre d’Italia. «Essendo feste di provincia, di dimensione locale non c’è una cura estetica particolare come potrebbe essere quella per un grosso evento nazionale, ed è proprio questo aspetto che rende tutto simpatico», spiega Cortopassi. Nelle sagre di paese tutto è improbabile: «Nelle locandine, magari, ti ritrovi un cinghiale allegro e frizzante che ti invita lui stesso alla sagre, ma poi è un paradosso perché quello stesso cinghiale felice te lo vai a mangiare in un piatto». È questo che fa delle sagre italiane un concetto ironico e comunitario.
Il progetto nasce per caso, quando Lucrezia comincia a pubblicare su un altro suo profilo Instagram @salutidallatoscana le locandine “brutte” delle sagre della sua regione: «Notavo che le persone erano interessate alle sagre, soprattutto gli stranieri come inglesi e americani, a quel punto ho pensato di allargare il format a livello nazionale». Se all’inizio la ricerca su web era tutta personale, adesso @sagrebrutte vive anche dei suggerimenti dei follower affezionati che mandano a Lucrezia Cortopassi le locandine delle loro “sagre brutte” preferite.
Ed è così che è un proliferare di chicche strane e sconosciute che compaiono sul profilo: dalla sagra della nutria a Treviso (caso mediatico poi scoperto fosse un fake, anche se la nutria in alcune parti del Nord Italia viene consumata), fino a quella dello struzzo a Governolo in Umbria, passando per la sagra della ranochiocciola di Massarosa (Lucca) e quella del lombrichello (formato di pasta) in Lazio. Ma c’è spazio anche per sagre di cibi sconosciuti in tutta Italia come la cuopporina, un biscotto fatto di burro e anice tondo con una ciliegina nel centro, tipico di Massarosa in provincia di Lucca.
L’estate è ormai entrata a gamba tesa in questo 2025 e come non segnalare delle sagre brutte, ma buone da seguire in tutta Italia? Qui i consigli di Lucrezia Cortopassi: la sagra del Gatto Nero in Garfagnana il 14 e 15 agosto di ogni anno, attenzione (!) non si mangia il gatto, assolutamente ma maccheroni, minestrone di Farro Garfagnino, trote, bistecche accompagnati da una rievocazione in costume da non perdere. E ancora, la sagra della pezzata di Capracotta in Molise che si tiene ogni prima domenica di agosto dove si celebra il piatto a base di carne di capra, agnello e pecora che usavano mangiare i pastori.
Altra sagra da non perdere è quella della Salamina da Sugo di Madonna Boschi che si tiene dal 19 al 21 e dal 26 al 28 settembre dove si omaggia l’insaccato della cultura ferrarese. Ad Acitrezza, nella terra dei Ciclopi, si terrà la sagra del pesce spada dal 4 al 6 luglio; e infine, da segnare, la sagra della Porchetta di Ariccia dal 29 al 31 agosto, o quella delle cozze di Pedaso nelle Marche dal 13 al 15 agosto, o la sagra della ranochiocciola a Massarosa in Versilia dal 4 al 27 luglio dove mangiare rane e chiocciole. Per tutte le sagre “brutte” ma buone dell’estate, basta aggiornarsi sul profilo Instagram di Lucrezia Cortopassi.
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