In montagna

La fattoria vegana che coraggiosamente si sta facendo strada in una zona legata alla caccia

Sulle alture di Genova c’è una realtà vegana che si sta facendo largo in una zona storicamente legata alla caccia e all’allevamento

  • 10 Luglio, 2025

VegToria, un nome evocativo per un’attività che ha scelto di fare del rispetto la propria filosofia. Tante idee e tanti sogni quelli di Marco Lavagno, titolare dell’azienda agricola che a breve diventerà anche home restaurant a tutti gli effetti. La voglia di salvaguardare l’ambiente e gli animali riesce a convincerlo ogni giorno a perseguire la sua missione, nonostante tutte le difficoltà burocratiche e connesse alla zona, da sempre connessa al mondo della caccia e dell’allevamento. La VegToria è l’insieme di esperienze e progetti che fanno comprendere come un’alternativa sia possibile.

La storia di Marco Lavagno

«Prima della VegToria ho lavorato per circa 15 anni in contatto con soggetti diversamente abili e con le loro famiglie» racconta Marco Lavagno, titolare dell’attività, al Gambero Rosso. «In ogni contesto nel quale ho operato (soprattutto Angsa Liguria e Associazione ligure sindrome X-Fragile) ho sempre cercato di occuparmi delle aree verdi che le associazioni avevano a disposizione ricavandone negli spezzoni di tempo libero piccoli orti nella cura dei quali ho coinvolto i soggetti con i quali avevo occasione di lavorare. Parallelamente portavo avanti con buona soddisfazione anche dei piccoli laboratori di cucina». Con il tempo, vista l’impossibilità di implementare alcuni progetti coinvolgendo in maniera diretta le famiglie, Marco ha deciso di muoversi in prima persona.

«L’idea di creare VegToria nasce dalla necessità di trovare uno spazio dove io potessi dare forma alle mie idee cercando di mantenere i legami con la realtà genovese dove ho imparato cosa voglia dire avere a che fare con i soggetti diversamente abili. Ovviamente doveva essere un luogo dove non ci sarebbe stato sfruttamento animale sotto nessun aspetto». Ha trovato la struttura ideale a Davagna, in un comune dove la caccia è fortemente radicata. «L’ho visto come un segno del destino. Una “micro” realtà vegana ed antispecista in un paese di cacciatori».

Le attività della VegToria

«Per ora “trascino” con me i ragazzi che seguo e che hanno un minimo di capacità e manualità per coinvolgerli in varie attività legate alla cura del verde principalmente. In futuro, quando saranno terminati i lavori di messa in sicurezza degli spazi esterni, spero di poter organizzare per piccoli gruppi dei weekend dove potranno fare dei piccoli “percorsi di autonomia” lontano dalla famiglia». L’idea è anche quella di trovare il modo di impiegare qualcuno dei ragazzi in attività lavorative vere e proprie, ma Marco non nasconde che da questo lato ci sia ancora molto da fare.

Ad oggi le coltivazioni dell’azienda agricola includono qualche albero da frutto, principalmente cachi e prugne, e coltivazioni orticole classiche, con una predilezione per le fave che crescono con buon successo e ottengono un ottimo riscontro nei pochi selezionati clienti ai quali VegToria consegna. «In futuro la produzione, che comunque non sarà sicuramente imponente, la vedo più che altro utilizzata per la preparazione dei piatti per i clienti dell’home restaurant. Ho cercato di espandere almeno un po’ la mia proprietà terriera ma purtroppo i vicini sono molto restii a cedere, anche solo in comodato d’uso le loro terre, nonostante siano da anni incolte e in stato di abbandono».

Animali da salvare

«Con gli spazi che ho attualmente non mi sarà possibile accogliere grandi animali, ma abbiamo già pronta un’area in sicurezza dove presto arriveranno tre galli salvati da una situazione di pericolo. È in fase di costruzione una grossa voliera di circa dove accoglierò un certo numero di piccioni disabili che adotterò da una serie di volontarie genovesi con le quali collaboro e che si occupano di questi animali. Ci sarà anche un altro spazio per accogliere altri piccoli animali come conigli e galline». Si tratta di una parte di VegToria più complessa, per la quale Marco sta pensando di cercare un’associazione in grado di supportarlo nella gestione degli animali da salvaguardare.

Accanto a questa nobile attività si deve anche riuscire a organizzare la parte di vendita della produzione agricola. Al momento non esiste un servizio di distribuzione: «Cerco di accontentare clienti storici distribuendo le verdure dell’orto nei momenti in cui ce ne sono in abbondanza e loro sono ben contenti di acquistare perché la qualità è sicuramente elevata». Attività che vanno a sommarsi a quelle di sperimentazione come il “vagu” e altri sughi vegani realizzati soprattutto con erbe spontanea locali, prodotti in tiratura limitata.

Obiettivo home restaurant con laboratorio

«Una volta terminati i lavori di sistemazione e di messa in sicurezza degli spazi esterni direi che l’attivazione dell’attività di home restaurant dovrebbe essere quella più semplice da avviare. Purtroppo, per svariati motivi i lavori hanno subito rallentamenti, ma spero che da fine estate possano organizzare le prime cene con ospiti veri, dopo le prove ampiamente superate con parenti ed amici in buona parte onnivori». Marco non è un cuoco professionista, ha imparato ad arrangiarsi sfruttando i ricordi d’infanzia legati ai pranzi domenicali dai nonni materni. «All’inizio è stata una cucina onnivora, ma da tre anni a questa parte ormai solo cucina vegana. Seguendo qualche corso e studiando un po’ sto ottenendo buoni risultati. Il “vagu” è sicuramente uno dei piatti collaudati. A base di granulato di soia (ma può anche essere di piselli o lupini). La ricetta base l’ho appresa durante un corso di cucina. L’ho modificata una volta imparata aggiungendo verdure di stagione oppure funghi». Il laboratorio resta uno dei più grandi sogni per Marco. C’è uno studio di fattibilità approvato dal comune di Davagna nel quale risiedo, per trasformare quella che era una vecchia stalla in un laboratorio dove produrre prodotti 100% vegan, ma mancano ancora un po’ di fondi».

L’alternativa che fa bene all’ambiente

«Credo sia giusto e doveroso proporre un modello diverso al quale magari qualcuno potrà ispirarsi. Senza voler imporre nulla come la verità assoluta». Dimostrare che l’alternativa esiste. «Un luogo più sostenibile dove gli animali vivono, crescono e muoiono con noi come e quando natura vuole, Senza essere sfruttati in nessun modo. Questo sarà il mio modo di fare attivismo». Per farlo Marco spera di attirare l’attenzione delle scuole che qui possono cimentarsi in laboratori creativi legati alla natura. «Fare vedere che il pesto si può fare anche senza formaggio e raccogliendo insieme delle erbe spontanee o che una frittata si può fare anche senza uova» In una comunità locale dove risiede una percentuale elevata di allevatori e cacciatori è difficile non essere visto con diffidenza. «Fortunatamente c’è anche chi mi sta aiutando, ma la maggior parte della comunità locale mi vede come quello diverso». Marco non si abbatte ed è già pronto all’inaugurazione ufficiale prevista per l’inizio di settembre perché dinnanzi alla sua missione, nulla è insuperabile.

La VegToria, via Meco 57, Davagna GE Facebook

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