Impossibile programmare. È, in definitiva questa la conseguenza del nuovo annuncio di Trump che ha posticipato la scadenza delle trattative sulle tariffe aggiuntive dal 9 luglio all’1 di agosto. L’Europa spera di raggiungere un accordo a breve – da parte della Wine Trade Alleance si aprono possibili spiragli per il comparto degli alcolici, senza però trovare conferme nel mondo politico – ma in questo modo per aziende e consorzi del vino diventa complicato lavorare sui progetti di promozione.
«Accogliamo con cautela questo ulteriore rinvio, consapevoli che l’incertezza prolungata pesa sulle scelte strategiche delle nostre imprese – è il monito del presidente del Prosecco Doc Giancarlo Guidolin – Il nostro auspicio è che si arrivi presto a una decisione definitiva e ragionevole, che tenga conto del valore economico e culturale delle esportazioni italiane come il Prosecco Doc, riconosciute e apprezzate anche oltreoceano. Gli Stati Uniti rappresentano da anni uno dei mercati più importanti per il nostro vino: un mercato storico e strategico, dove il Prosecco è amato, cercato e scelto con entusiasmo dai consumatori. La filiera è pronta a reggere l’impatto di dazi contenuti, ma ha bisogno di certezze per programmare il futuro».
Giancarlo Guidolin – presidente Consorzio Prosecco Doc 2024|Australian wine
Certezze che di certo Trump, impegnato nei soliti show in mondo visione, non è intenzionato a dare. Come dimostra la suspence innescata da The Donald lo scorso 7 agosto con l’annunciato post su Truth e la pubblicazione delle lettere inviate a diversi Paesi con le nuove condizioni tariffarie e la data del primo agosto come nuovo orizzonte.
I primi ad aver appreso il loro destino sono stati Giappone e Corea del Sud: per loro dazi al 25% dal primo di agosto, come messo nero su bianco nelle missive recapitate rispettivamente al primo ministro e al presidente: «I nostri rapporti sono sfortunatamente tutt’altro che reciproci. A partire dall’1 agosto imporremo dazi di solo il 25% su tutti i prodotti inviati negli Stati Uniti». Poi la minaccia: «Se per qualsiasi motivo deciderete di aumentare i vostri dazi, noi aggiungeremo un altro 25%». A seguire, altre lettere per Malesia e Kazakistan (dazi al 25%), Indonesia (32%) e Bangladesh (35%), Serbia (35%), Cambogia (36%), Thailandia (36%), Bosnia (30%), Myanmar e Laos (40%) e Sudafrica (30%).
E l’Europa? La Casa Bianca ha annunciato nuove lettere nei prossimi due giorni, tra cui potrebbe esserci anche il Vecchio Continente. Intanto si continua a trattare seguendo il ritmo volubile del Tycoon.
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