Sotto l'ombrellone

"Le spiagge non sono in crisi, nessun disastro". Intervista al Bagnino d'Italia sullo "spopolamento" della Riviera Romagnola

Tra prezzi in lieve aumento e turismo frammentato, la stagione estiva in Riviera si fa dopo Ferragosto. Parola di Gabriele Pagliarani

  • 17 Luglio, 2025

Spiagge spesso mezze vuote nei giorni feriali, pochi ombrelloni prenotati a luglio e una stagione sempre più polarizzata nel periodo di Ferragosto. La Riviera Romagnola sembra far fatica a trovare il ritmo e l’energia che da sempre contraddistinguono la sua estate, con un turismo più fiacco rispetto agli scorsi anni. Guai, però, a parlare di crisi, almeno secondo Gabriele Pagliarani, il “Bagnino d’Italia”, che da 38 anni vive e lavora sulla spiaggia. «Siamo sulla falsariga dello scorso anno», spiega al Gambero Rosso. «Nei weekend si lavora molto, durante la settimana c’è una leggera flessione. Ma non è un disastro. La gente aspetta sempre Ferragosto». 

Per lui, una star al Tiki26 di Rimini – e ora anche in tutta la Penisola, grazie a un tour nelle spiagge italiane, dal Veneto alla Sardegna – la flessione delle presenze nei lidi non è motivo di preoccupazione. «Questa diminuzione temporanea della clientela è simile a quella che si registra ogni anno in questo periodo. I primi quindici giorni di luglio sono sempre stati così. La gente aspetta l’esodo di Ferragosto, con cui poi si riparte alla grande fino alla fine del mese», racconta. «È vero, sabato e domenica si lavora tantissimo, mentre durante la settimana c’è una lieve riduzione. Ma non è un dramma. Anche i miei colleghi in Calabria, Puglia e Sicilia mi raccontano la stessa cosa»

Gabriele Pagliarani, il “Bagnino d’Italia”

Tra prezzi in aumento e servizi extra

La tenuta della stagione si scontra con il tema dei prezzi, che seppur aumentati di poco, si fanno sentire sul costo di una giornata al mare. «La gente non ha più i soldi di una volta, ma quest’anno i prezzi sono aumentati appena del 2%», precisa Pagliarani. «Da noi un ombrellone e due lettini costano tra i 20 e i 30 euro, mentre un lettino con doccia calda si paga circa 7 euro. Un prezzo competitivo, ma in Romagna siamo abituati così sin da quando una sdraio costava 500 lire». Eppure, oggi, offrire solo il lettino non non basta più. Le nuove abitudini e richieste dei turisti impongono servizi extra e diversificati. «Nel mio stabilimento – continua il patron del Bagno Tiki 26 – offriamo tanti servizi a pochi euro in più: idromassaggio, pedalò, sup, tavole da surf, corsi di yoga, pilates e personal trainer. È come un piccolo villaggio turistico, dove chi vuole si muove e chi invece preferisce può star tranquillo sotto l’ombrellone. Il tutto sempre a prezzi accessibili».

Un nuovo modo di fare vacanza 

Sì, perché il nodo cruciale rimane il basso potere d’acquisto degli italiani. La crisi economica e l’inflazione pesano sulle scelte e la durata dei soggiorni, confermando una tendenza a vacanze più brevi che si concentrano nel fine settimana. Ma forse non è solo una questione di soldi. «Dopo il Covid – racconta Pagliarini – è cambiato proprio il modo di fare le vacanze. La maggior parte delle persone preferisce frammentare le ferie in più periodi brevi, anche per vivere meglio la stagione estiva». Una scelta, che tra smart working e lavoro agile, va per la maggiore, anche se la classica vacanza italiana da 15 giorni continua a esistere. «Noi abbiamo ancora persone che si fanno una o due settimane filate, ma il merito è del fatto che in Romagna abbiamo migliaia di alberghi per tutte le tasche. Tolto qualche aumento legato al caro vita, tutto è ancora accessibile, sempre a patto che non arrivi qualche multinazionale al nostro posto». 

Il rischio c’è. A inizio giugno la Corte di Giustizia dell’Unione europea si è, infatti, espressa su una controversia tra balneari Rimini e il Comune che ha deciso di porre fine al rinnovo automatico delle concessioni, dando ragione all’ente. Un elemento su cui tutt’ora c’è grande incertezza. «Stiamo aspettando i nuovi bandi, ma siamo un po’ disarmati», confessa Pagliarani. «Questo è un tema annoso su cui vorremmo mettere la parola fine nel migliore dei modi. Noi ci adeguiamo a ciò che lo Stato e l’Europa hanno deciso e parteciperemo alle gare nel rispetto dei nuovi criteri che verranno definiti. Ma non capiamo perché dovremmo essere mandati via da un luogo in cui abbiamo investito, pagato tasse e fatto lavorare più di 50 persone. Non siamo solo imprenditori, ma un simbolo di ospitalità e divertimento, senza cui non c’è vacanza».

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