Servito spesso al bar della piazza, il Pezzo duro – conosciuto anche come schiumone o scumuni – si tramanda da generazioni, sempre uguale a sé stesso, come le abitudini legate alle ricorrenze religiose e ai momenti di socialità che animano i piccoli centri della Sicilia. Tra i gelati tradizionali siciliani occupa un posto particolare. Non ha la cremosità dei gelati convenzionali né l’estetica raffinata delle gelaterie gourmet, ma continua a essere un simbolo delle estati di paese, delle feste patronali e della memoria collettiva.
Radicato nella tradizione catanese, questo semifreddo ha origini che risalgono all’epoca della dominazione araba, quando l’arte della preparazione dello sherbet (bevanda ghiacciata aromatizzata con essenze di fiori o frutta) e dei gelati iniziò ad arrivare sulle tavole siciliane. La sua diffusione maggiore si ebbe verso la fine del XVII secolo.
Foto credit, Facebook Loredana Sottile
Turi e Alfio erano due amici inseparabili, che dopo un terremoto aprirono una pasticceria. I loro dolci ebbero così tanto successo che persino le monache dei conventi iniziarono a preoccuparsi. Quando decisero di lavorare anche di domenica, furono accusati di stregoneria e arrestati. Sapendo che l’inquisitore amava i dolci, prepararono un gelato durissimo, tanto duro da essere descritto come più duro della sciara (la colata lavica), e con la scusa di offrirglielo, lo usarono per colpirlo e scappare. Da allora, nessuno seppe più nulla di loro. Ma la ricetta rimase, e venne leggermente ammorbidita: così nacque il Pezzu Duru che conosciamo oggi.
Il nome Pezzo Duro deriva dalla struttura compatta del gelato, che viene lasciato solidificare in freezer ancor prima di assemblare tutti i vari strati. Questo processo conferisce al prodotto una consistenza esterna rigida, quasi marmorea, mentre all’interno risulta soffice e cremosa.
Foto credit, Facebook Pasticceria Savia Catania
La forma più diffusa è un gelato a due gusti racchiuso in una sorta di zuccotto o bombetta, con il cuore vuoto nel quale si inserisce pan di Spagna, spesso imbevuto di alchermes e di vermouth, con canditi o mandorle. In altre varianti, soprattutto nel Palermitano, l’interno può essere fatto anche di panna montata.
Una variante più recente è il Misto Umberto, che prende il nome da Umberto II di Savoia, l’ultimo re d’Italia. Dentro ci sono gelato alla gianduia (che rappresenta la terra), gelato al pistacchio o al torrone e ciliegie candite (i colori del Regno d’Italia), e un cuore di pan di Spagna dorato (la corona). Si serve tagliato in quattro parti. A Catania e nei dintorni sono molte le gelaterie che continuano a vendere questo gelato. A Biancavilla e Adrano il pezzo duro è ancora molto popolare nelle versioni con cioccolato e zabaione, mentre alcune botteghe artigianali propongono varianti creative che includono gelato alla ricotta, pistacchio, nocciola, torrone o caffè.
Foto credit, Facebook Sicilia il meglio
La preparazione inizia rivestendo uno stampo semisferico con pellicola. Si stende uno strato di gelato lungo il bordo, lasciando il centro vuoto; quindi, si pone il disco di pan di Spagna imbevuto o un gelato alla cassata siciliana con i canditi (a seconda delle varie preparazioni e gusti di gelato), si livella la superficie e si congela per almeno due ore. Una volta ben solidificato, basta immergere la ciotola in acqua tiepida per far staccare il dolce e poterlo affettare.
Foto copertina credit: Facebook, Siciliani creativi in cucina
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