Ottantamila visitatori per l’edizione numero 22 di Vinòforum, per un evento che a Roma è diventato un appuntamento fisso di fine estate e un solido riferimento per il segmento enogastronomico ma che, allo stesso tempo, punta a diventare un modello di comunicazione al pubblico in materia di food & wine, con un occhio particolare al mondo giovanile. La kermesse, tenuta dall’8 al 14 settembre a Villa Borghese, ha appena chiuso i battenti ma sta già preparando l’edizione 2026. «Abbiamo diverse novità in cantiere e stiamo studiando qualcosa di speciale per il prossimo anno», spiega il ceo Emiliano De Venuti, intervistato dal settimanale Tre Bicchieri del Gambero Rosso, a cui abbiamo chiesto, alla luce della sua lunga esperienza di organizzatore di eventi, di spiegare il perché del successo di questa formula, che non si è fermata neppure nel periodo Covid, e che mette assieme vino, mixology, pizza e cucina d’autore.
Come spiega i numeri di quest’edizione 2025?
Ci soddisfano. Siamo specializzati nell’organizzazione di grandi eventi e cerchiamo di avere una forte base di stabilità in materia di contenuti e format. Studiamo a lungo le innovazioni del mondo vitivinicolo ed enogastronomico e non ci limitiamo a comunicare che a Vinòforum c’è semplicemente qualcosa da degustare, ma organizziamo tanti micro eventi per differenti target di pubblico.
Cosa ci può anticipare sul 2026?
Posso dire che stiamo lavorando con Roma Capitale per offrire un’edizione evoluta e rinnovata. Il format che abbina vino e cucina non si tocca. Ma posso dire che c’è grande interesse delle istituzioni affinché Vinòforum continui a crescere e affinché diventi un evento di riferimento per la Regione Lazio e per Roma Capitale.
Emiliano De Venuti – ceo di Vinòforum
State pensando a un’edizione itinerante o Roma resterà location unica?
Nessuna edizione itinerante. Vogliamo essere un hub commerciale e mediatico del mondo enogastronomico su Roma. Io sono un imprenditore romano e dico che Vinòforum non intende spostarsi. Abbiamo, certamente, degli appuntamenti riservati agli operatori specializzati del settore, tramite Vinòforum Class, ma comunque sempre a Roma e in location iconiche e storiche.
Oggi 80mila, domani puntate a quota 100mila ospiti?
Più che puntare a 100mila mi accontenterei di 80mila visitatori ma più profilati. Non mi interessa fare cassetto bensì raggiungere un target iper-profilato. Ci rivolgiamo, infatti, non solo agli addetti ai lavori, ma a tutte quelle persone che amano avvicinarsi al mondo dell’enogastronomia.
Con quali obiettivi?
Chi partecipa a Vinòforum deve diventare, idealmente, un ambasciatore della qualità dei prodotti italiani e della buona enogastronomia. Il perché è sotto gli occhi di tutti: oggi, dobbiamo far sì che la cultura enogastronomica si diffonda il più possibile per combattere le paure eccessive in materia di alcol e salute, per avere meno paura dei dazi, per potersi avvicinare a una bottiglia di vino in modo diverso e più semplice. Vogliamo andare contro corrente e spiegare che i produttori di vino non mordono, così come anche il fine dining può essere accessibile.
Vinoforum – the night dinner
La differenza la sta facendo il linguaggio che utilizzate?
Cambiamo approccio. I nostri ospiti non si devono sentire giudicati. Sappiamo che il vino migliore è un prodotto ben fatto, con tutte le certificazioni di qualità, e che piace al palato. E sappiamo che esiste una corretta temperatura di servizio per i vini. Ma niente mi vieta di abbinarlo secondo il mio gusto libero. Non siamo per la rigidità dei parametri. I trend sono cambiati e ci vuole più libertà nel vino così come in cucina.
…e nella comunicazione.
Abbiamo preso la strada di un modello di comunicazione basato su toni molto più facili e diretti. E amiamo essere semplici, per come è semplice il mondo del cibo e quello del vino. Allo stesso tempo, studiamo dei messaggi adatti ai neofiti e ma anche per i grandi esperti.
Vinòforum – Roma – Piazza di Siena
E con i più giovani come la mettiamo?
A Vinòforum, i giovani ci sono ma non sono tanti. Il 22enne di oggi rispecchia pienamente l’attuale momento storico-sociale. Con occasioni di socializzazione che per questa categoria sono più frequenti di fronte a uno schermo piuttosto che davanti a un bicchiere di vino. E lo dico da padre di famiglia. Le attuali giovani generazioni hanno forme di interazione culturale che sono differenti rispetto a chi li ha preceduti. Per questo, cerchiamo di far capire che a Vinòforum invece che fotografare un piatto è meglio bere un bicchiere di vino – con moderazione – scambiando due chiacchiere in compagnia.
Vi sentite pronti per offrire la vostra esperienza alle istituzioni?
Ne abbiamo parlato proprio in questa edizione. Siamo pronti. L’istituzione ha un modello comunicativo che va cambiato. Bisogna adeguare i toni alle giovani generazioni e a chi vuole avvicinarsi a questo mondo. Mi sento di lanciare un messaggio alle istituzioni nel segno della cooperazione: possiamo metterli in condizioni di connettersi con gli appassionati ma anche con gli inesperti.
Quale idea si è fatto dei prodotti no-low alcol?
Li considero un nuovo trend, una nuova frontiera, con un certo potenziale. Tuttavia, resta sempre il dubbio, da un punto di vista tecnico, se questo tipo di prodotto possa essere considerato un vino. Ma bisognerà fare attenzione a una cosa: evitare, in ambito comunicativo, che i vini no-low alcol siano paragonati ai vini tradizionali. Sarebbe un errore che potrebbe creare confusione. In ogni modo, sono a favore delle innovazioni e accoglieremo questi prodotti a Vinòforum, come abbiamo fatto già quest’anno con un’area di prodotti provenienti dalla Spagna.
Pochi anni fa lei era stato accusato di essere un cattivo pagatore da diversi ristoratori che parteciparono a Vinòforum. Come si è chiusa la partita?
Si dice “molti nemici molto onore”. Sono un imprenditore trasparente, che ha sempre rispettato tutti. Ho vissuto un momento difficile di crisi nel post Covid, perché la pandemia aveva bloccato le mie attività e, pertanto, non riuscivo a saldare i debiti. La mia azienda era ferma e lo Stato mi ha concesso di usufruire del concordato fallimentare in continuità. Quando le attività sono riprese, sono riuscito a saldare tutti e a risolvere le pendenze. E questo lo devo ai creditori che mi hanno dato fiducia. Nel frattempo, qualche leone da tastiera aveva usato nei miei confronti parole che ritengo diffamatorie e, quindi, mi sono difeso per vie legali, citando in giudizio chi se lo è meritato.
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