La nuova guida

Tre Bicchieri 2026, i migliori vini della Sardegna premiati dal Gambero Rosso

Ci sono alcune novità significative tra i vini dell'ìsola che hanno ottenuto il nostro massimo riconoscimento e conferme che arrivano da etichette che hanno fatto grande la regione da tempi non sospetti. Ecco quali sono

  • 25 Settembre, 2025

La Sardegna vitivinicola si conferma come una terra dal potenziale straordinario ancora non del tutto espresso nella sua completezza. I 28.000 ettari vitati che punteggiano l’isola, distribuiti tra montagna, collina e pianura, restituiscono un mosaico di terroir variegati, modellati da suoli vulcanici, argillosi, granitici, calcarei e sabbiosi e costantemente influenzati dai venti dominanti, come il Maestrale o la Tramontana. È un paesaggio che imprime ai vini un carattere unico e riconoscibile, rafforzato dall’identità dei vitigni autoctoni, cuore pulsante dell’enologia sarda.

I vitigni autoctoni della Sardegna

Il cannonau, con la sua doppia anima, continua a raccontare la storia della tradizione e insieme a rispondere alle esigenze del gusto contemporaneo. Da un lato mantiene la sua vocazione a produrre vini imponenti e di forte personalità, dall’altro si apre a interpretazioni più slanciate e moderne, come avevamo notato durante le degustazioni per la guida Vini d’Italia 2026 del Gambero Rosso che privilegiano freschezza, bevibilità ed eleganza. Non meno significativo è il ruolo del vermentino, capace di declinarsi con espressioni differenti: quelli di Sardegna, freschi e sapidi, e quelli di Gallura, che si spingono verso toni più marini e profondi, in grado di evocare con immediatezza il legame con il mare e la luce del nord-est dell’isola. In questo scenario, la Vernaccia di Oristano continua a custodire un sapere antico, un piccolo tesoro enologico che ancora oggi sorprende per la sua complessità e longevità.

Il dinamismo dei vignaioli

Accanto a questi grandi protagonisti, non mancano vitigni come il carignano, la monica, il semidano, il bovale, cagnulari e tanti altri che insieme contribuiscono a comporre una trama ampia e sfaccettata, arricchita dalla presenza di alcune varietà internazionali che hanno trovato in Sardegna un terreno fertile di sperimentazione. Questo dinamismo è sostenuto da vignaioli sempre più consapevoli e coraggiosi, capaci di mantenere il legame con la tradizione e allo stesso tempo di innovare, interpretando i cambiamenti del gusto e le sfide dei mercati globali.

La questione delle denominazioni

Tutto ciò pone la questione delle denominazioni di origine, che in molti casi appaiono troppo generiche e non più adeguate a rappresentare la realtà complessa e stratificata dell’Isola. Ribadiamo che si impone dunque una riflessione seria e organica sulla necessità di una revisione, capace di dare maggiore precisione e autenticità a un patrimonio che non può più essere raccontato solo attraverso macro-etichette regionali, ma che merita di valorizzare con maggiore attenzione le singole identità territoriali.

Tre Bicchieri: tra new entry e conferme inossidabili

A confermare questa vitalità ci sono i riconoscimenti più recenti, con ben 17 Tre Bicchieri assegnati quest’anno, tra cui spiccano alcune novità significative: il Cannonau di Sardegna Perdas Longas di Francesco Cadinu e il Cannonau di Sardegna Nepente di Oliena Hospes Riserva di Iolei, sono produzioni limitate e selezionatissime, che testimoniano la crescita qualitativa costante dei piccoli vignaioli. Accanto ad essi troviamo anche il Vermentino di Gallura Superiore Kramori di Saraja e il Vermentino di Sardegna Rafìa di Santa Maria La Palma, quest’ultimo figlio di una grande cooperativa che lavora ad altissimi livelli. Le conferme, invece, arrivano da alcuni vini che hanno fatto grande la regione da tempi non sospetti. Tre su tutti: il Turriga di Argiolas, il Marchese di Villamarina di Sella & Mosca e il Vermentino di Sardegna Tuvaoes di Cherchi.

Tre Bicchieri 2026 della Sardegna

Ecco i vini che hanno ottenuto il massimo riconoscimento nella guida Vini d’Italia 2026 del Gambero Rosso.

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