C’è un piccolo paradiso verde alle porte di Roma, a pochi minuti dalla popolosa periferia che dal Tufello si protende oltre il Gra. Sembra campagna. In realtà è campagna. Una campagna metropolitana, nel senso che è inserita nel contesto urbano di una città tra le più verdi d’Europa. Una città agricola, come è in effetti la Capitale con i suoi 63mila ettari agricoli di cui 10mila di proprietà pubblica. 200 di questi ettari verdi sono di Oasi Kadir, nella zona di Cinquina, che ha come vicini confinanti sia un’altra azienda agricola dove fare spesa, che una cooperativa solidale sempre dedita all’agricoltura e dove si può acquistare verdura bio.
Oasi Kadir è davvero una bella oasi verde dove vivono oltre cento mucche e 400 pecore, struzzi, cavalli e polli, oliveti e vigneti e orti e dove si producono olio, verdure, formaggi e si vende carne da bestie allevate in azienda e al pascolo. E dove si sono fermati a cucinare due cuochi con alle spalle esperienze stellate e gourmet (tra cui Glass Hosteria a Trastevere e Il Tino e il 4112 a Fiumicino) ma con tanta voglia di riscoprire una cucina agricola vera…
Qui si può mangiare: per ora dal giovedì alla domenica, ma prestissimo, appena sarà aperto l’albergo agrituristico, tutti i giorni. Tutto è a dimensione di famiglia e di bimbi in un contesto di relax assoluto. Con un valore aggiunto non da poco: la cucina. Una cucina firmata da due bravi cuochi reduci da esperienze gourmet e stellate che hanno deciso di realizzare qui il sogno di poter utilizzare una buona tecnica per dar valore a ingredienti super e vivere in un contesto agricolo. «La nostra cucina nasce dal cuore, racconta la tradizione contadina ed esaltata gusti e sapori veri», sorride Daniel Celso. Insieme a lui c’è Salvatore Fancello: si sono incontrati a Glass Hostaria, da Cristina Bowerman, e hanno deciso di unirsi in questa nuova avventura.
A Oasi Kadir preparano un ricco e originale brunch la domenica dalle 10 alle 12, danno vita a un menu tradizionale per il pranzo del weekend (sabato e domenica) mentre giovedì a pranzo, il venerdì a pranzo e a cena e il sabato sera propongono un menu alla carta con piatti più elaborati e particolari, ma sempre legati al mondo in cui vivono e lavorano e che li circonda.
Così, nel menu fisso potete trovare le lasagne (o le tagliatelle) al ragout di manzo (rustico e potente, accompagnato con il pecorino dell’azienda: piatto goloso e verace), l’arrosto di manzo che in genere è roba da banchetti, ma che qui ha un altro sapore: carne importante, fondo bruno perfetto, purè di patate schiacciate davvero invitante!
Poi, alla carta, i due si sbizzarriscono nel presentare gli stessi ingredienti in una forma più vicina alla loro “estrazione gourmet” senza però tradire la dimensione agricola e contadina del luogo. Che è fatto anche di elementi mediorientali, visto che la proprietà è di una famiglia libica stabilitasi a Roma da diversi anni: così, ecco l’agnellone in porchetta, sumac, labneh (uno yogurt libico denso) e carote arrosto; l’hummus del brunch accanto a gustosi gnocchetti di semola con zucca, crema di zucchine e porri; i salumi di pecora accanto all’ovetto al coccio con coratella di agnello, cacio ed erba cipollina; felafel e polpette di bollito che convivono con un più gourmet pollo con peperoni con crostino toscano dei suoi fegatini che è un piatto pieno di gusto ma anche bello alla vista.
E i ravioloni fatti in casa con ricotta ed erbe di campo stanno molto bene accanto alla Zucca arrosto, m’tabel (una sorta di babaganush di melanzane unito al labneh) e nocciole.
Invitante anche il menu del brunch, sempre a base di ingredienti coltivati in azienda: dalle uova strapazzate con verdure di stagione, chutney di pomodoro piccante, pane e provolone alle omelette alle erbe di campo, ricotta fresca ed erba cipollina; dal club sandwich con polletto, maionese ai peperoni, uova, cacio stagionato e insalata croccante all’hummus di ceci con pomodori secchi e crumble di anacardi. Il tutto accanto a pancake fatti in casa, yogurt artigianale, frutta fresca dai frutteti di proprietà. Insomma, una cucina agricola vera dentro Roma come non è facile trovare neppure nella gran parte degli agriturismi sparsi nelle campagne laziali.
Dicevamo che il valore aggiunto, qui, sono i cuochi. E allora andiamoli a conoscere meglio… «La mia passione per la cucina nasce fin da piccolo tra le mura di casa. I miei nonni da parte di mio papà erano uno siciliano e l’altra sarda, dalla parte di mia madre invece una umbra e l’altro marchigiano: quando si cucinava a casa per le feste era uno spettacolo!», sorride Daniel Celso: gli occhi gli brillano al ricordo. Poi però studia da elettrotecnico. Anche se presto ritorna la passione per i fuochi: così fa un corso alla scuola Cordon Bleu di Roma e poi si butta a lavorare in locali, trattorie e ristoranti nella Capitale, finché non finisce all’Hosteria dell’Ingegno in piazza di Pietra e al fianco dello chef Tommaso Pennestri si appassiona davvero a questo lavoro. Da lì finisce nella cucina della Bowerman e poi per un po’ di tempo al fianco di Lele Usai, gira un po’ tra bistrot e locali tra Trionfale e Fiumicino finché non decide, insieme al collega Salvatore Fancello, di fermarsi nella campagna romana.
PS: Avrete capito – visti anche i menu – che qui non si trova maiale e neppure vino. Del maiale si può fare a meno! Se invece non volete rinunciare al vino, portatelo da casa: la signora Hanida – titolare dell’Oasi – e suo figlio Ashraf Salem saranno ben disposti a servirvelo al tavolo. Ma in alternativa ci sono ottimi tè, succhi e fermentati di frutta e yogurt… a voi la scelta.
Oasi Kadir – Roma – via della Marcigliana, 532 – 327 822 9820 – oasikadir.it
Le foto sono di Toni Tirocchi
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