Le morti riferibili all’alcol nel mondo sono in calo del 20 per cento nel periodo tra 2010 e 2019. Il dato è contenuto nel Progress report: Alcohol consumption and alcohol-related harm, realizzato sulla base degli ultimi numeri dell’Organizzazione mondiale della sanità (Global status report on alcohol and health, del giugno 2024) da Iard (International alliance for responsible drinking), associazione che riunisce i più importanti brand e multinazionali del beverage, tra cui Ab-Inbev, Diageo, Heineken, Bacardi, Pernod Ricard. Lo studio, reso noto il 17 settembre 2025, darebbe conferma dei progressi fatti in questi anni, in linea proprio con gli obiettivi dell‘Oms, l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite in materia di salute, che a ottobre sarà chiamata a votare un’importante risoluzione sulle malattie non trasmissibili, dopo il rinvio deciso giovedì 25 settembre. Decisione che potrebbe aprire la strada alla fine della demonizzazione di bevande alcoliche e vino.
I dati dello studio sono incoraggianti e lasciano aperte speranze per un settore che in questi anni si è impegnato per promuovere un consumo responsabile degli alcolici tra la popolazione. Il report di Iard parla di progressi ottenuti dai governi mondiali nella riduzione dei danni collegati all’alcol: 113 Paesi (il 62% dei membri Onu) hanno già raggiunto, o sono sulla buona strada, gli obiettivi 2030 stabiliti dall’Onu per almeno uno degli indicatori individuati.
Nei numeri, i decessi sono scesi del 20,2$, le malattie correlate all’alcol sono diminuite del 17,4% e anche il consumo di alcol pro capite e gli episodi di binge drinking hanno segnato complessivamente un -3,5% e un -3,4%, anche se in maniera non omogenea tra le varie zone. Il quadro è rafforzato, scrive l’Iard, dai dati Oms del 2025 secondo cui si registrano progressi notevoli. Se il tasso di riduzione dei consumi pro capite di alcol proseguirà al ritmo del 2010-2022 (-12%), si riuscirà a livello mondiale a raggiungere l’obiettivo di un taglio del 20% entro il 2030, rispetto al 2010.
«Il rapporto dimostra che gli sforzi a livello globale per ridurre il consumo dannoso di alcol stanno funzionando. E l’Oms – osserva Julian Braithwaite, presidente di Iard – conferma che siamo sulla buona strada verso l’obiettivo del -20% al 2030. La strategia delle Nazioni Unite funziona, perché riconosce che il consumo moderato non è il problema e si concentra sull’affrontare la causa principale dei danni causati dall’alcol: il consumo dannoso di alcol. Tuttavia, i progressi sono disomogenei e si può fare di più».
Iard è un’associazione con basi scientifiche e un vasto database con pubblicazioni in materia di alcol e salute negli ultimi 20 anni. L’associazione, in questo 2025, ha anche pubblicato un aggiornamento su 23 studi specifici, andati in pubblicazione negli ultimi 25 anni, in cui si evidenzia che 19 lavori su 23 hanno rilevato un rischio statistico basso di decesso per i consumatori moderati rispetto agli astemi e che tutti e 23 i lavori hanno affermato che non c’è alcun aumento del rischio per la salute per chi beve alcol con moderazione, rispetto a chi è astemio.
«Il consumo di bevande alcoliche non è esente da rischi – sottolinea Jennifer Tujague, responsabile scientifico e vice presidente della sezione scienze e ricerca di Iard – ma il rischio individuale dipende da molteplici fattori. Tra questi ci sono: età, sesso, stato di salute, anamnesi familiare e stile di vita». In sostanza, conclude il presidente Braithwaite, sul tema alcol-salute è necessario un confronto equilibrato, basato sulla scienza e su informazioni accurate: «L’obiettivo è far sì che i consumatori adulti che scelgono di bere alcolici possano fare una scelta consapevole».
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