La morte di Ampelio Bucci avvenuta nell’agosto del 2025 ha fatto calare nelle Marche un esteso cordoglio. La sua gigantesca opera quarantennale è riuscita a dimostrare al mondo intero le potenzialità del Verdicchio, l’attitudine a prove autoriali, la peculiare longevità. Tale perdita ha sparso sale su ferite non ancora rimarginate come il fallimento di Moncaro, la più grande cooperativa regionale. E ha alimentato i dubbi suggeriti dall’incerto quadro economico mondiale. Che ne sarà delle Marche vinicole? Ci sentiamo di rassicurare chi vede crepe nel muro produttivo dei Castelli di Jesi e della vicina Matelica.
Ampelio Bucci
Ampelio lascia un tessuto di vignaioli nel pieno delle loro forze fisiche e mentali che stanno dando vita a vini fantastici, e non solo tra i premiati con i Tre Bicchieri nella guida Vini d’Italia 2026 del Gambero Rosso. Aziende che danno vita a veri portenti di personalità, bianchi in grado di sfidare nel bicchiere buona parte delle migliori etichette del mondo. Una struttura produttiva che non smette di dar voce a nuovi interpreti e consolidare le giovani realtà affacciatesi di recente alla produzione di qualità.
Tra i premiati vi sono molte conferme, molti volti già noti ma anche alcuni interessanti debutti come quello di Gian Mario Bongini di Terralibera o il ritorno nel club dei Tre Bicchieri da parte dei fratelli Vicari, di Col di Corte, di Tenuta San Sisto, di Leo Felici.
Cambiando quadrante produttivo appare saldo anche il comparto piceno, magari meno movimentato ma dal radicato attaccamento territoriale. Qui le posizioni di valore sembrano più consolidate, ma in molti casi le distanze qualitative sono davvero minime. Quest’anno salutiamo le prestazioni che permettono il rientro nell’albo d’oro dei nomi della storica Tenuta De Angelis e della più recente Numa grazie a due Pecorino (dei quattro premiat) degni di assoluto rilievo.
Il palmares 2026 vede anche una novità assoluta, un esordio molto atteso: per la prima volta un Ribona riesce a fregiarsi del massimo riconoscimento. Ci riescono i fratelli Andrea e Leonardo Saputi, figli di una famiglia da molti anni impegnata nella coltivazione del vitigno bianco simbolo per antonomasia della viticoltura maceratese, a cui abbiamo dedicato un approfondimento già lo scorso anno.
Ecco i vini che hanno ottenuto il massimo riconoscimento nella guida Vini d’Italia 2026 del Gambero Rosso.
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