Nel cuore pulsante della Champagne, tra i filari pettinati che si specchiano nella Marna e le cantine scavate nel gesso, il 2025 è l’anno dei festeggiamenti. A luglio sono stati infatti celebrati i dieci anni dall’inserimento di “Coteaux, Maisons et Caves de Champagne” nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco. E i prossimi giorni, a Bologna, Champagne Experience porterà nei calici un po’ del brio della festa…
Tre i luoghi simbolici scelti come testimoni di questo riconoscimento: i coteaux storici di Mareuil-sur-Aÿ, la collina di Saint-Nicaise a Reims e l’iconica Avenue de Champagne a Épernay, a cui si affiancano 319 comuni della zona AOC, in un mosaico produttivo che racconta secoli di storia. Un anniversario che non è solo simbolico, ma rappresenta un nuovo momento di riflessione e orgoglio per una regione che ha saputo coniugare paesaggio, cultura e un’eccellenza produttiva senza eguali.
Un paesaggio vivente, evolutivo, unico al mondo. La Champagne non è solo il nome di un vino, ma una narrazione continua tra uomo e natura, capace di costruire nel tempo un’identità territoriale fortissima, come mai nessun’altro è riuscito a fare. L’UNESCO lo ha riconosciuto nel 2015, attribuendo a questi luoghi il valore di “paesaggio culturale evolutivo e vivente”. In altre parole, non un museo a cielo aperto, ma un ecosistema dinamico che continua a produrre cultura, valore economico e bellezza.
Il 4 luglio 2015, mentre le campane suonavano a festa nei villaggi della Marna, la Champagne entrava ufficialmente nell’Olimpo del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Un riconoscimento che ha celebrato non solo il vino più famoso al mondo, ma anche i suoi paesaggi, la cultura del territorio, l’architettura delle maisons, le storiche caves sotterranee scavate nel gesso, e soprattutto il saper fare e l’unione di una comunità.
I coteaux: in Champagne il vigneto è prima di tutto un progetto culturale. A partire dalla fine del XVIII secolo, l’evoluzione del metodo champenois ha modellato un territorio dalla forte identità: suoli di gesso, coltivazioni in terrazza, villaggi costruiti con logica agricola e commerciale. I coteaux di Cumières, nel comune di Mareuil-sur-Aÿ, sono l’origine simbolica di tutto questo. Camminarci o attraversarli in bicicletta significa immergersi in un paesaggio che parla di vino, certo, ma anche di resistenza, ingegno e armonia con la natura.
Le Maisons: incontro tra vino e architettura. L’evoluzione dello Champagne non si ferma alla vigna. Le grandi maison, costruite attorno alle principali vie di comunicazione, rappresentano l’anello di congiunzione tra produzione e commercio. Dimore monumentali, immerse in parchi e giardini, oggi sono anche luoghi di cultura e ospitano regolarmente mostre d’arte e percorsi esperienziali.
Le caves: cattedrali sotterranee dello Champagne. Forse l’aspetto più sorprendente della Champagne si cela sotto i nostri piedi. Le caves, un tempo cave di gesso, sono state trasformate in straordinarie cantine sotterranee: 25 chilometri sotto Saint-Nicaise, 110 sotto l’Avenue de Champagne e quasi 10 sotto i coteaux storici. Numeri che lasciano senza fiato, tanto che misurare l’intera rete è impresa ancora incompiuta. In queste gallerie, dove la temperatura costante e l’umidità naturale creano le condizioni perfette per l’affinamento, si respira un silenzio quasi sacrale. Milioni di bottiglie riposano, in attesa del momento giusto per raccontare la loro storia.
Oggi, dieci anni dopo, la Champagne non si limita a ricordare: rilancia. Il 2025 sarà un anno di celebrazioni diffuse, culturali e popolari, con l’ambizione di rinnovare gli impegni per la salvaguardia e la trasmissione di un patrimonio unico al mondo. Una candidatura nata dal basso, diventata modello globale. Il progetto prese forma nel 2005 da un’idea della giovane Émilie Landau, che, tornata da uno stage Unesco, propose di candidare i paesaggi vitivinicoli della Champagne. Grazie alla tenacia sua e di pionieri come Pierre Cheval, viticoltore e figura chiave della candidatura, nacque un movimento corale tra produttori, maisons, istituzioni e cittadini. Il dossier finale – più di 1.000 pagine – fu approvato all’unanimità dal Comitato del Patrimonio Mondiale nel 2015 a Bonn.
Il riconoscimento UNESCO ha dato impulso a una trasformazione virtuosa: riqualificazione dei borghi, promozione del turismo sostenibile, creazione di nuovi percorsi enoturistici, mostre itineranti, e una rinnovata consapevolezza collettiva. Dal 2015, oltre 50 progetti di valorizzazione hanno preso vita. Oggi, con il nuovo Piano di Gestione 2025–2035, la regione si prepara ad affrontare le sfide future: cambiamento climatico, biodiversità, innovazione, sostenibilità.
Tra le iniziative più originali: il “Prix Pierre Cheval” che premia i progetti di tutela e valorizzazione del patrimonio, i “Belvédères” panoramici intitolati al visionario Cheval e la “Marche de la Réconciliation”, evento simbolico che unisce i valori della Champagne a quelli dell’UNESCO. Ma il decennale non è l’unico evento in calendario. Il 26 e 27 luglio è stato celebrato anche il 30° anniversario della Route du Champagne en Fête, appuntamento enoturistico che porta i visitatori a scoprire le cantine in festa. Dal 12 al 14 dicembre, invece, Épernay si illumina per il 25° anniversario degli Habits de Lumière, una manifestazione che unisce luce, gastronomia e convivialità. E come se non bastasse, l’Avenue de Champagne compie 100 anni, una data che conferma quanto questa strada, simbolo di eleganza e storia, sia parte integrante della memoria collettiva del vino più celebre del mondo.
Una festa lunga un anno al centro della quale c’è la volontà di coinvolgere le nuove generazioni. Verranno lanciati un kit didattico per le scuole, un fumetto per raccontare la storia dell’iscrizione UNESCO e progetti artistici curati dai giovani del territorio. Perché il futuro della Champagne passa attraverso chi, domani, sarà chiamato a custodirla.
La vera forza di questa ricorrenza non è infatti soltanto nei brindisi, il messaggio che la Champagne vuole lanciare al mondo è profondo: essere Patrimonio dell’Umanità è una responsabilità, un’occasione per promuovere la pace, l’incontro tra i popoli e la cultura del rispetto per la terra. Come disse Pierre Cheval nel suo storico discorso a Bonn: «La Champagne, vino della festa, della riconciliazione, della gioia e della pace, lancia al mondo un messaggio prezioso. Osiamolo dire tutti insieme: felicità e Champagne per tutti!»
David Chatillon – Presidente de l’Union des Maisons de Champagne e co-presidente del Comité Champagne – durante la celebrazione ha detto: «Dieci anni fa ho avuto l’onore di far parte della delegazione champenoise a Bonn. Ricordo ancora quella emozione intensa, quell’orgoglio condiviso, ma anche la solennità del momento. Perché, al di là del riconoscimento, c’era un impegno carico di significato e responsabilità. Questo impegno è quello di un’intera regione, di un’intera filiera, che rifiuta che la Champagne sia solo un nome. La Champagne è un’eredità viva, una cultura plasmata da generazioni di uomini e donne, un territorio segnato dal loro lavoro, dalla loro passione, dal loro coraggio. Ma un’eredità ha valore solo se sappiamo sostenerla, difenderla, farla crescere. Ecco perché l’impegno è al centro della nostra identità. Impegnarsi significa scegliere quotidianamente di preservare questo terroir unico, questo savoir-faire prezioso trasmesso di generazione in generazione, questa storia profonda che forgia l’identità della Champagne. Significa innovare, adattarsi, per affrontare le sfide ambientali e sociali, restando sempre fedeli alle nostre radici».
Tensioni geopolitiche, instabilità economica e cambiamenti nei comportamenti dei consumatori rendono più difficile prevedere le dinamiche future. Nonostante ciò, le spedizioni di Champagne restano stabili, segno della resilienza del settore, che risponde con prudenza e lungimiranza, adattandosi ai cambiamenti senza rinunciare all’ambizione. La resa per il 2025 è stata fissata a 9.000 kg per ettaro, una scelta condivisa da tutta la filiera per allineare la produzione alla domanda reale, garantendo qualità e sostenibilità. Si tratta di un passo misurato all’interno di un processo di destoccaggio volto a consolidare la stabilità futura del comparto. «Questa decisione riflette una Champagne razionale, unita e responsabile, capace di agire con misura in un mondo in evoluzione, mantenendo al contempo una fiducia intatta nei suoi punti di forza fondamentali», spiega Maxime Toubart, co-presidente del Comité Champagne. Gli fa eco David Chatillon: «Forte di un savoir-faire riconosciuto, di un’immagine unica e di un impegno costante per la viticoltura sostenibile, la Champagne continua a incarnare i valori che ne hanno costruito il prestigio. Il nostro ottimismo nasce dalla capacità di adattarci, innovare e guardare avanti, senza perdere contatto con la realtà».
E infine, oltre le vigne e i calici, è nato lo Champagne Education, il primo programma completo di formazione creato dal Comité Champagne con l’obiettivo di formare i professionisti del vino e di rafforzare le loro competenze nel dialogo con i consumatori. Disponibile in cinque lingue, inclusa la versione in italiano, Champagne Education è accessibile al link www.champagne.education/it ed è un progetto interattivo che consente di seguire un percorso di formazione completo a partire dal proprio livello di conoscenze. Champagne Education ogni anno offre una formazione diretta in presenza a più di 6.000 professionisti in 16 paesi diversi.
La Champagne si racconta non solo come un luogo di produzione vitivinicola, ma come un’esperienza completa, un paesaggio in cui ogni elemento – dalla vigna alla cantina, dalla maison alla bottiglia – contribuisce a un racconto più ampio di cultura, resistenza e di meraviglia. E forse è proprio questo il segreto dello champagne: saper essere sempre all’altezza del suo mito.
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