Non ha vetrine, non si affaccia sulle vie principali e si nasconde in un angolo silenzioso della città. Eppure, la Torrefazione Vittoria, continua a farsi notare e si aggiudica le Tre Tazzine e i Tre Chicchi sulla guida Bar d’Italia 2026 del Gambero Rosso. Un riconoscimento che vale doppio, perché arriva per un posto che, ancora oggi, molti a Cremona non conoscono. C’è chi abita a due passi e scopre per caso che lì si può bere un’ottimo caffè, alcuni entrano convinti che si tratti ancora solo di una vecchia bottega, e in parte lo è. Ma appena varchi la soglia, ti accorgi che c’è molto di più.
La Torrefazione Vittoria nasce negli anni Cinquanta come attività con vendita al dettaglio di caffè e con solo una classica tostatrice. Un posto conosciuto da chi abitava nei dintorni, dove si andava a comprare il caffè appena macinato, senza troppe pretese e per decenni gestita da due anziane signore.
Quando Giovanni Pietrogrande ha rilevato l’attività, nel 2004, aveva poco più di vent’anni e ben poca idea di dove stesse andando. Studiava all’università, ne aveva già cambiate un paio, e stava cercando una direzione. È stato il padre a spingerlo verso quella torrefazione in vendita, suggerendogli di provarci. All’inizio era un lavoro come un altro. La passione per il caffè sarebbe arrivata dopo, assieme alla consapevolezza di avere tra le mani qualcosa di prezioso.
Giovanni ha iniziato a servire il caffè anche in tazza, ha conosciuto Alessandro – oggi suo socio e complice di tante intuizioni – e hanno cominciato a mescolare idee. Alessandro arrivava dal mondo del vino, con una passione crescente per i vini naturali e la voglia di portare qualcosa di nuovo anche a Cremona. Mentre Giovanni, ha iniziato ad avvicinarsi agli specialty coffee nel 2013, che in quegli anni cominciavano a essere considerati anche come veri prodotti agricoli, da conoscere e comunicare prima ancora che da bere.
Così è nata l’identità di Torrefazione Vittoria come la conosciamo oggi: una caffetteria evoluta, un luogo di ricerca, dove il caffè (anche in vendita) si racconta come il vino, si assaggia con rispetto, si sceglie in base all’origine, alla tostatura, all’estrazione. Brasile, Honduras, Rwanda, Costa Rica. Espresso, filtro, Aeropress, cold brew. Impeccabili i cappuccini.
Ogni tazza ha una storia, e dietro il bancone c’è sempre qualcuno pronto a raccontarla senza retorica. Il contatto con i produttori è diretto e più semplice, grazie a una rete di giovani importatori sparsi per l’Europa – da Genova a Barcellona, da Londra alla Germania – che vanno in piantagione, selezionano lotti unici e li distribuiscono con cura. Il mondo del caffè oggi si muove veloce, e alla Vittoria sanno starci dentro con intelligenza, senza perdere l’anima artigiana.
E poi c’è il cibo, che non è un’aggiunta, ma una parte del progetto. La colazione è fatta di ottimi lievitati artigianali che arrivano da forni artigiani del mantovano e del cremonese. La cucina del bistrot, curata da Manuele, è incentrata sulla stagionalità e sui prodotti locali. A pranzo leggeri piatti espressi, mentre la sera diventa più creativa, tra soffici focacce con formaggi e verdure, kimchi toast, pastrami.
A completare l’offerta, kombucha e una carta di vini naturali che dialoga alla pari con il caffè. Da non perdere il brunch del sabato, che offre un’ampia panoramica del menu. Torrefazione Vittoria è rimasta quindi fedele alla sua storia ma ha saputo cambiare, crescendo lentamente, come le cose fatte bene.
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