«Ci stiamo organizzando per presentare un ricorso contro questa misura che ci colpisce ingiustamente per la terza volta. Abbiamo tutta la documentazione necessaria, ma soprattutto non abbiamo alcuna intenzione di aprire stabilimenti negli Stati Uniti. Siamo dal 1789 a Gragnano e non ci muoviamo da qui». A rivelare al Gambero Rosso l’intenzione di mantenere salde le radici nella patria della pasta campana è il direttore commerciale del pastificio Garofalo Emidio Mansi che, insieme a La Molisana (che ha deciso di aprire uno stabilimento negli Usa) e ad altri famosi marchi, è stato colpito dall’inchiesta antidumping del Dipartimento del Commercio statunitense con la conseguente minaccia del presidente Donald Trump di imporre dazi complessivi del 107%.
Una situazione che, come ci ha riferito Mansi, non è facile dal punto di vista economico in quanto per poter procedere con il ricorso bisogna appoggiarsi sia a uno studio legale italiano, ma soprattutto a uno statunitense che ha dei costi importanti: «In questo senso siamo tranquilli e abbiamo pronta tutta la documentazione da sottoporre alle autorità americane. È la terza volta che ci capita di essere in questa situazione, la prima volta non abbiamo neanche risposto, mentre la seconda volta ci siamo difesi e ora sta accadendo nuovamente. Si tratta di un procedimento lungo ma dal punto di vista legale siamo tranquilli, anche se appoggiarsi agli studi legali statunitensi è assai oneroso».
Un onere, quello degli studi legali americani, necessario rispetto alla prospettiva da incubo della minaccia di un aumento dei dazi fino al 107%. «Per noi sarebbe impossibile sostenere tariffe di questo tipo dato che andrebbero a intaccare circa il 20% del fatturato totale in quanto gli Usa sono il nostro primo cliente estero – ci dice Mansi – ma realisticamente si tratta di una prospettiva difficilmente realizzabile e fuori dalla realtà. Per quanto ci riguarda già le tariffe al 15% sono un problema, ma stiamo reagendo bene».
L’indagine, condotta dal Dipartimento del Commercio e sollecitata dai produttori americani, ha puntato il dito in particolare contro due marchi di punta del settore – Garofalo e La Molisana – accusati di aver esportato pasta negli Stati Uniti a prezzi inferiori al valore di mercato tra luglio 2023 e giugno 2024. Secondo le autorità americane, le verifiche avviate due anni fa avrebbero rivelato margini di dumping superiori al 90%, una percentuale che ha spinto Washington a valutare l’introduzione di dazi compensativi per riequilibrare la concorrenza. Oltre ai due marchi principali, l’indagine ha coinvolto anche altri produttori italiani di rilievo, tra cui Barilla, Rummo, Cocco e Liguori. L’impatto delle eventuali misure, tuttavia, potrebbe variare: per aziende che già operano direttamente sul mercato statunitense – come Barilla, che dispone di stabilimenti negli Usa – gli effetti potrebbero essere contenuti. Per gli altri esportatori, invece, si prospetta un rischio concreto di forte ridimensionamento delle vendite oltreoceano.
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