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No Tools, Fork1: a Torino la mostra sulle posate di Davide Dutto. E la forchetta di Pino Cuttaia

A Torino il progetto fotografico di Davide Dutto prende forma in 40 scatti dedicati alle forchette e alle storie che suggeriscono. Il 18 gennaio cucina Pino Cuttaia, in omaggio alla forchetta allargata di suo padre.

  • 11 Gennaio, 2019

No Tools. Gli oggetti della cucina

Quaranta scatti d’autore a Palazzo Saluzzo Paesana, Torino. Una mostra fotografica che racconta il cibo (e altre storie) in modo decisamente originale, dal punto di vista di un fotografo che col mondo del cibo e i suoi protagonisti ha avuto molto a che fare. Dietro al progetto No Tools c’รจ Davide Dutto, classe 1961, piemontese, da piรน di trent’anni fotografo professionista e presto avvicinatosi alla realtร  gastronomica, per esplorarne territori, prodotti e protagonisti, spesso al servizio dell’editoria di settore, e negli ultimi anni alle prese con il progetto Chef Profile, che attraverso le immagini stabilisce un dialogo tra fotografo e cuoco, traducendosi in una raffinata riflessione sulle ombre cinesi. La personale in mostra a Torino dal 17 gennaio al 3 febbraio, perรฒ, lo porta per la prima volta a esplorare il tema con un approccio concettuale, lasciando fuori dall’inquadratura il cibo e le persone per concentrarsi sui piรน comuni utensili da cucina, le posate. Che diventano cosรฌ testimoni di un contesto storico e spaziale, suggerendo una storia che sopravvive al passare del tempo e delle persone. Dunque la mostra prende forma seguendo i percorsi storici, tecnici, poetici, narrativi ed estetici degli utensili immortalati su uno sfondo bianco, decontestualizzati per potenziare il messaggio intrinseco a ciascun oggetto.

Forchette nella foto di Davide Dutto

Storie di forchette

No Tools si svilupperร  in tre capitoli, a partire dalle forchette di Fork1 (seguiranno Spoon2 e Knife3). Una quarantina di scatti firmati da Dutto, protagonisti dell’esposizione a cura di Enrico Debandi: โ€œNoTools simboleggia un attrezzo che non รจ solo un attrezzo e ti permette di concretizzare un pensiero. Agli oggetti, alla fine ti affezioni: la forchetta cui mi sono legato di piรน con questo progetto, per esempio, รจ la prima che ho acquistato; รจ molto vecchia e lโ€™ho trovata in un mercatino delle pulci di Fossano. Oggi, a un anno di distanza dallโ€™inizio del progetto, ne ho tantissime e le sto acquistando anche online dallโ€™Inghilterra e da tutta Europa: piรน sono rovinate, piรน sono intrise di storia e piรน posso immaginare il percorso che hanno fatto prima di arrivare a meโ€. Ma il progetto non si limita a esplorare la dimensione immaginaria (e immaginata) delle posate.

La cena di Pino Cuttaia e la forchetta allargata

Venerdรฌ 18 gennaio Palazzo Saluzzo Paesana aprirร  le porte agli ospiti di una cena speciale a cura di Pino Cuttaia (che con Dutto collabora da anni: โ€œLa sua voglia di fotografare le posate รจ nata ascoltando il racconto della forchetta di mio padreโ€, racconta lo chef ): 60 i posti a disposizione nelle sale settecentesche del palazzo allestite per l’occasione. Protagonista della scena sarร  una forchetta con i rebbi allargati, che ogni commensale potrร  portare a casa con sรฉ dopo aver consumato le portate ideate dallo chef siciliano, che al ricordo di una forchetta โ€œallargataโ€ รจ molto legato, per un passato familiare che si intreccia con le abitudini alimentari e le difficoltร  economiche dell’Italia del Sud nel Dopoguerra: โ€œLa forchetta allargata – racconta lo chef di Licata ripensando alla sua infanzia โ€“ย era una tradizione delle famiglie del sud Italia nel dopoguerra. Allโ€™epoca la cucina non era cosรฌ democratica e a tavola si metteva tutto il cibo, senza porzionarlo. Si iniziรฒ a impiattarlo nel momento in cui le famiglie iniziarono a stare meglio economicamente perchรฉ il cibo non era piรน una prima necessitร . Succedeva prima di allora che in famiglia la tavola potesse diventare un luogo poco democratico per mangiare, in cui il gesto di prendere piรน forchettate di una stessa pietanza era visto male. Per questo si allargavano i rebbi della forchetta: per prendere piรน cibo con un gesto solo; era un modo per nutrirsi piรน degli altri e per questo motivo la forchetta, che allโ€™epoca era in alluminio e piรน facile da deformare, divenne un oggetto personaleโ€. A dimostrazione del fatto che un oggetto puรฒ raccontare molte storie.

Una cena originale

Ma l’originalitร  della cena non si ferma all’utilizzo di un’unica posata dai rebbi allargati: ognuna delle sette portate sarร  servita su fogli di carta alimentare, e in particolare la pasta al forno sarร  sistemata al centro della tavola perchรฉ tutti attingano da un unico โ€œpiattoโ€, in omaggio alla storia della forchetta del padre di Pino Cuttaia. Prima della cena (160 euro a persona, prenotazione obbligatoria), gli ospiti saranno guidati in visita alla mostra da Davide Dutto.

 

No Tools – Torino โ€“ Palazzo Saluzzo Paesana, via della Consolata, 1bis โ€“ Info e prenotazioni

 

a cura di Livia Montagnoli

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