Lasciamo perdere i paragoni con la Francia, primo consumatore al mondo di vini rosati, dove tre bottiglie acquistate su dieci sono rosa. Lasciamo perdere i confronti con la Provenza, regione francese che di rosato produce da sola ben 165 milioni di bottiglie l’anno. Mettiamo da parte anche i paragoni coi transalpini negli Stati Uniti, dove, alla voce quote di mercato, l’Italia perde con percentuali rugbistiche: 78 a 9.
La realtร รจ che il rosato Made in Italy rappresenta ancora una nicchia, seppur in crescita, su cui abbiamo fatto il punto piรน volte. Qualche numero? Sui 20 milioni di ettolitri di vino rosato prodotti ogni anno a livello mondiale, l’Italia ne rappresenta appena il 10%, con la Francia al 28%, davanti a Stati Uniti (17%) e Spagna (15%). Sui 23,4 milioni di ettolitri consumati globalmente, il Belpaese รจ quarto in classifica, con appena il 5% delle quote, dietro Francia (36%), Stati Uniti (15%) e Germania (7%).
Non esistono in Italia dati certi e analisi di mercato approfonditi sul mondo del rosato e le cifre arrivano dal Consorzio interprofessionale dei vini di Provenza (Civp) e da France Agrimer, tra le poche fonti autorevoli per questa tipologia che, con gli ultimi dati del 2017, fanno sapere che nel nostro Paese il trend risulta ribassista per la produzione (come accade ormai dal 2010), stabile per le esportazioni e in lieve calo per i consumi.
L’Italia, pessimo importatore (non รจ nemmeno nella top 10), รจ invece tra i principali esportatori mondiali di rosati, col 16% sui 10,3 milioni di ettolitri scambiati a livello internazionale, dietro l’inarrivabile Spagna (42%), ma davanti a Francia (leader a valore) e Stati Uniti.
Proprio l’Italia, negli ultimi anni, sottolinea il Civp, ha fatto notevoli passi avanti sul fronte qualitativo (di cui abbia sottolineato, qualche tempo fa, luci e ombre), si รจ ventilato anche per il Prosecco una versione rosรฉ, spostando le produzioni verso vini di fascia piรน alta, grazie a progetti ambiziosi come quelli inaugurati sul Garda dal Consorzio del Bardolino, protagonista della โrosรฉ revolutionโ del 2014, a cui si affiancano i lavori di valorizzazione degli autoctoni su cui da tempo crede il Consorzio Valtรจnesi e, piรน a sud, dall’impegno dellโAbruzzo e della Puglia, storica regione produttrice, per la promozione dei propri vini con vitigni locali, dalle Murge al Salento.
I passi in avanti dei vini rosati italiani sono direttamente collegati all’idea di creare un centro del rosato autoctono. Progetto annunciato un anno fa al Vinitaly di Verona, che ha trovato concretezza a Roma, nella sede del Mipaaft-Ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali e del Turismo, dove รจ stata firmata la costituzione di Rosautoctono, l’Istituto del vino rosa autoctono italiano.
Si badi bene: โvino rosaโ, non rosato nรฉ, tantomeno, rosรฉ. Una squadra di sei (Chiaretto di Bardolino, Valtรจnesi Chiaretto, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte e Bombino Nero, Salice Salentino, Cirรฒ) che ha deciso di formalizzare la costituzione di un consorzio di secondo livello, con funzioni di promozione e valorizzazione per questa tipologia.
Franco Cristoforetti (presidente del Consorzio Bardolino) รจ stato nominato presidente dell’Istituto, che avrร la sua sede negli uffici della Federdoc, a Roma. Lโingresso nella compagine รจ consentito a quei consorzi che tutelano una varietร di vino rosa derivante prevalentemente da uve autoctone a bacca nera (un Prosecco rosรฉ da Glera e Pinot Nero non sarebbe ammesso), senza distinzioni sul metodo di produzione, che puรฒ derivare dal salasso (piรน diffuso al centro sud) o dalla pressatura soffice (prevalente nel Nord).
Entro il 2019, grazie ai dati messi a disposizione dai rispettivi organismi di controllo e certificazione (tra cui Valoritalia, Siquria, Agroqualitร , Camera di commercio di Brindisi), nascerร un apposito Osservatorio, fondamentale per conoscere e condividere i dati produttivi, in funzione delle strategie sui mercati.
Sul fronte dei finanziamenti, ad oggi lโistituto si avvale dei soli contributi dei sei consorzi fondatori, ma lโobiettivo รจ sviluppare delle partnership che consentano di arrivare al 2020 con molte piรน risorse, comprese quelle europee dell’Ocm vino.
La prima azione congiunta รจ annunciata allโimminente Vinitaly di Verona con uno stand comune, sulla scia del patto di un anno fa (Padiglione 4). Mentre, per ora, resta indefinito il logo di Rosautoctono, che sarร creato entro i prossimi mesi, ed รจ allo studio un sito internet dedicato, ma anche un evento itinerante per celebrare il vino rosa italiano.
Ma – cosa piรน importante – inizierร a breve il dialogo con le istituzioni per far sรฌ che l’Agenzia delle Dogane assegni una specifica nomenclatura combinata per i vini rosa, in modo da tracciare volumi e destinazioni sui mercati, distinguendoli dai rossi.
Lโistituto Rosautoctono oggi rappresenta circa 20 milioni di bottiglie, tutela e promuove sei vini da vitigni a bacca nera: Groppello, Corvina, Montepulciano, Negroamaro, Bombino nero e Gaglioppo. Ma punta ad accreditarsi come riferimento nazionale. โQuesta รจ una giornata storica ed รจ nostra intenzione far sรฌ che l’ente sia in grado di parlare a 360 gradiโ sottolinea Cristoforetti โcon tutti gli attori della filiera, per creare una cultura del vino rosa. Vogliamo vedere in positivo quel 6% di quota di mercato sui consumi interni. Cโรจ una prateria da conquistare. E per farlo dobbiamo partire dalla cultura e soprattutto dallโorgoglio dei produttori. Ricordo che abbiamo passato un decennio in cui le bottiglie le abbiamo quasi nascoste in cantinaโ.
I pregiudizi li ricorda bene il vulcanico Luigi Cataldi Madonna, vice presidente di Rosautoctono e delegato per il Consorzio Vini d’Abruzzo, a cui si deve l’idea di dar vita a un unico ente da Nord a Sud: โL’Italia fa il vino rosa ma non lo vende bene perchรฉ lo ha fatto, fino a non molto tempo fa, con gli avanzi di cantina. Questo รจ un prezzo che stiamo pagando ancora. Il vino rosa, al contrario, si fa con le migliori uve aziendaliโ.
Sebastiano De Corato, consigliere del Consorzio Castel del Monte, con la sua cantina Rivera, ha vissuto le trasformazioni di questi decenni: โCโรจ ancora una certa ignoranza su questa tipologia, considerata una via di mezzo e con poca personalitร . Tuttavia, abbiamo notato un risveglio del mercato e dei produttori pugliesi, che hanno preso fiducia, iniziando a imbottigliare. Ritengo che il momento sia quello giustoโ.
Speranze di crescita che nutre anche Damiano Reale, vice presidente di Rosautoctono, alla guida del Consorzio del Salice Salentino, una realtร che produce appena 140 mila bottiglie di Doc Salice Salentino Rosato, ma che potrebbe fare molto di piรน: โIl nostro disciplinare รจ particolarmente restrittivo e severo e questo induce molte aziende a rivendicare lโIgt Salento, anche per questioni di marketing. Il nome Salento in etichetta รจ ritenuto piรน spendibile sul mercatoโ. Il risultato รจ che di Igt Salento se ne producono ben 6,8 milioni di bottiglie ma non possono rientrare nella galassia di Rosautoctono, a meno che non venga costituito un consorzio dellโIgt Salento. โLa nascita dellโistitutoโ aggiunge Reale โรจ da stimolo anche per il nostro territorio che dovrร affrontare nel giusto modo i temi dell’eccessiva cessione di vino sfuso e della valorizzazione delle Doc territorialiโ.
Gli stimoli a fare sempre meglio sono lโanima che ha mosso in questi anni la Doc Valtรจnesi, e il suo Chiaretto, protagonista di una crescita notevole, se si pensa che da 1,2 milioni di bottiglie di pochi anni fa รจ arrivato a sfiorare i 2 milioni di bottiglie nel 2018, con stime superiori considerando lโultima abbondante vendemmia.
Alessandro Luzzago, che presiede il consorzio di tutela, vede in Rosautoctono un trampolino di lancio verso mercati meno battuti come gli Stati Uniti, ma non solo: โNon nasciamo per fare la mera promozione di sei Doc, ma per realizzare un lungo lavoro di ricerca, confronto, creazione di una cultura, compresa la formazione di degustatori di vino rosa. La filiera italiana ha fiducia anche perchรฉ ha visto che se si presenta unita crea maggiore interesseโ. Il Consorzio bresciano oggi vinifica in rosa il 50% delle produzioni. L’intenzione รจ โportare il Valtรจnesi Chiaretto al 75% della denominazione nel giro di tre o cinque anniโ, sottolinea Luzzago. Senza rinunciare al lavoro sulla qualitร : โI produttori hanno sviluppato una consapevolezza del lavoro necessario per ottenere buoni rosati dalla vigna alla cantina. Da noiโ conclude โcโรจ una vigna per il rosso e una vigna per il rosa. E questo va spiegato e comunicato al meglio, a partire dal settore dell’Horecaโ.
Le attese sono tante anche tra i produttori della Calabria (new entry del gruppo) e, in particolare, dellโarea crotonese del Cirรฒ, dove oggi si produce oltre un milione di bottiglie di rosato da uve Gaglioppo. Il presidente del Consorzio delle Doc Cirรฒ e Melissa, Raffaele Librandi, guarda alla possibile spinta che il neonato istituto saprร dare e non esclude che i volumi possano presto raddoppiare, arrivando a 2 milioni di bottiglie: โVediamo potenzialitร allโestero, come Svizzera e Germania, ma riteniamo che anche in Italia ci siano ottime prospettive. Per la Calabria, il rosato รจ sempre stato un vino importante, tradizionalmente prodotto col salasso, anche se abbiamo notato uno spostamento di alcune aziende verso la tecnica della macerazione breve sulle bucceโ. Il disciplinare, oggi, non fornisce indicazioni nรฉ limita i colori del Cirรฒ e questo potrebbe influire sullโindeterminatezza dello stile dei vini rosati calabresi.
Il Cerasuolo dโAbruzzo, tutelato dal consorzio guidato da Valentino Di Campli, puรฒ vantare la prima Doc italiana interamente dedicata al vino rosa. Dalle uve Montepulciano nascono oggi 6,2 milioni di bottiglie annue: โCi abbiamo creduto da sempreโ dice Di Campli โe raccogliamo con entusiasmo questa idea che dร all’Italia migliori prospettive di riconoscibilitร e di crescitaโ.
Francesco Liantonio, presidente della Doc Castel del Monte, ripete per diverse volte la parola โfinalmenteโ, perchรฉ โcon questo istituto mi auguro si creino i presupposti per consolidare il mercato e far sรฌ che il vino rosa italiano non sia qualcosa di astratto. ร autentico, puรฒ parlare ai giovani, alle donne, e aprire interessanti prospettive commerciali. Dovremo fare sperimentazione e formazioneโ aggiunge โstimolando il confronto affinchรฉ questa tipologia non sia una cenerentola. L’Italia non รจ da meno rispetto ai francesi e puรฒ dire la sua grazie alle tante sfumature di rosa da Nord a Sudโ.
Il ministro per le Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, ha salutato con favore la nascita di Rosautoctono. E lo ha fatto attraverso il messaggio di Luciano Nieto, capo segreteria tecnica del ministro: โFare sistema in Italia รจ molto difficile e quando si decide di farlo non possiamo che fare i complimentiโ.
Tra Cรดtes de Provence, Coteaux dโAix-en-Provence e Coteaux Varois en Provence, il gigante francese dei rosรฉ ha totalizzato nel 2018 una produzione di 1,24 milioni di ettolitri, equivalenti a 165 milioni di bottiglie. La superficie vitata disponibile รจ di 27.221 ettari, comprendente tre regioni: Var,ย Bouches-du-Rhรดne, Alpes-Maritimes. I volumi sono cosรฌ suddivisi: 90% rosรฉ (1,1 mln hh), 6% rosso (70 mila hl) e 4% blanc (50 mila hl). La filiera comprende 549 produttori (di cui 63 cantine cooperative) e cento aziende che commercializzano il vino.
a cura di Gianluca Atzeni
Articolo uscitoย sul numero diย Tre Bicchieri uscito il 28 marzo.
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