La morte di Pierluigi Tolaini รจ di quelle che colpiscono nel profondo, tanto รจ stata particolare la sua vita e quanto il vino abbia significato nel suo percorso, una sorta di coronamento di un sogno. Nato povero in Garfagnana – luogo aspro e duro all’epoca: un territorio che in Toscana solo da poco ha trovato apprezzamento grazie al turismo, esaltato per la sua vena naturalistica – decide di andare a fare fortuna in America. Sembra quasi di leggere le cronache dei primi emigrati di inizio Novecento, solo che, anche nel secondo Dopoguerra, la situazione รจ tragica, patire la fame non รจ un esercizio di stile, ma una vera e propria situazione di vita.ย Ma quando hai meno di ventโanni e non hai niente da perdere trovi il coraggio di lasciare casa di notte, senza voltarti (lo raccontava lui) per paura di vedere i genitori alla finestra, imbarcarti su una nave e affrontare il viaggio verso il Canada, una destinazione ignota ma che sarร sicuramente migliore del luogo che si รจ costretti aย lasciare. Lโarrivo oltre Oceano e la trafila di lavori umili caratterizzano i primi anni, quindi lโacquisto del primo camion per fare lโautista in proprio e trasportare merci. Come in ogni american dream che si rispetti, diventerร il proprietario della piรน grande azienda di autotrasporto merci del Canada e, una volta raggiunto il successo, comincerร a ripensare alle promesse fatte al momento della partenza: mai piรน polenta di castagne, mai piรน povero, mai piรน bere vino cattivo. Ed รจ quello che farร , aggiungendo perรฒ la voglia di fare il proprio vino, che sarebbe dovuto essere superlativo.
Il ritorno in Toscana, la scelta del territorio dove impiantare la sua azienda: avviene nel 1998, e ci vorranno sette anni per far uscire la prima bottiglia. Le idee su che vino fare erano chiare ma molto alternative rispetto al territorio: vitigni francesi, i classici bordolesi, sesti dโimpianto fittissimi, sempre seguendo il modello Bordeaux, utilizzo di barrique nuove, uno stile per il quale aveva ingaggiato un enologo come Michel Rolland. Poi lโaffiancamento della figlia Lia, in azienda, una maggior comprensione della zona di produzione, e il sangiovese che era un vitigno comprimario, acquista sempre piรน importanza e diventa lโuva protagonista della maggior parte delle sue etichette dove anche le diverse versioni di Chianti Classico diventano protagoniste, grazie anche allโavvento del nuovo enologo Luca DโAttoma. Negli ultimi anni veniva meno in Italia, avendo delegato alla figlia la conduzione; si era ritirato dallโaltra attivitร e si godeva solo il piacere di vedere il suo sogno realizzato nella terra che lo aveva dapprima fatto partire e poi di nuovo accolto. Resta lโesempio di chi con coraggio e determinazione รจ riuscito a realizzare i suoi sogni.
a cura di Leonardo Romanelli
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