Cinema

La cena perfetta, il film con la consulenza di Cristina Bowerman

Dalla cucina al set, Cristina Bowerman consulente di La cena perfetta, un film ambientato nel mondo della ristorazione

  • 25 Aprile, 2022

La cena perfetta, dal 26 aprile nelle sale di tutta Italia, non รจ il solito film sulla cucina. Certo, contiene gli echi di altre celebri storie dโ€™amore ai fornelli, tra Il sapore del successo e Ricette dโ€™amore, narrando la storia fra Carmine e Consuelo, cioรจ fra un camorrista โ€œsuo malgradoโ€ che viene esiliato a Roma allโ€™interno di un ristorante/lavanderia, e una chef inacidita dalle ingiustizie professionali che (anche in quanto donna) ha dovuto subire; a far la differenza, tuttavia, รจ la consulenza di Cristina Bowerman, che ha collaborato alla realizzazione del film anche in fase di sceneggiatura per far sรฌ che la storia risultasse plausibile agli addetti ai lavori, cioรจ ai ristoratori e al nutrito popolo dei gourmet.

La cena perfetta

Non si rompono le stoviglie

In un documentario sullo chef Paolo Masieri, Il cuoco contadino, diretto da Luca Guadagnino nel 2006, cโ€™era giร  stato un certo Carlo Cracco a creare i piatti che sfilano (con fare barocco) alla fine della storia, ma in questo film la Bowerman non si รจ limitata a ideare il menu degustazione di Consuelo, quello che la chef ha preparato nel ristorante che Carmine ha costruito apposta intorno a lei, e in cui spiccano lo Chantilly di foie gras su crostino con cioccolato, rosmarino e lampone, e il Raviolo liquido all’amatriciana con pecorino e guanciale croccante: โ€œTanto per fare un esempio, cโ€™era una scena in cui Consuelo, dopo essersi arrabbiata, lanciava un piatto, fino a spaccarlo, ma io lโ€™ho fatta togliere: uno chef ama le sue stoviglie, non le romperebbe maiโ€, ci ha detto mentre stava tornando dalla Turchia, appunto con una valigia piena di stoviglie comprate per il suo ristorante. โ€œHo appena tollerato un piccolo errore estetico: nella frittata della nonna cโ€™รจ un uovo che sโ€™inclina in avantiโ€ aggiunge ridendo โ€œma non ho consentito che si facesse un gelato allโ€™azoto liquido senza lโ€™apposita maschera protettiva. Soprattutto, ho cercato di rendere plausibile la brigata: Giovanni, Nicola e Chiara lavorano con me a Glass Hostaria. In sala, invece, ci ha pensato Salvatore Esposito, lo straordinario attore di Gomorra: nel film serve ai tavoli con la sensibilitร  di chi sembra lโ€™abbia sempre fattoโ€.

La cena perfetta

Anche il ristorante del film, Il picchio blu, esiste davvero (Corsetti 1921, situato a Roma in piazza Cosimato), e sono veri pure gli chef che una sera, dopo il servizio, brindano con Carmine e Consuelo: oltre alla Bowerman scorgiamo i volti di Arcangelo Dandini, Roy Caceres, Massimo Riccioli, Davide Del Duca, Luciano Monosilio, insieme ad Alessandro Pipero.

La cena perfetta

La cena perfetta. Il cast ai fornelli

La cena perfetta viene considerata lโ€™opera prima di Davide Minnella, anche se nel 2004 il regista pugliese aveva giร  diretto Ci vorrebbe un miracolo, un mediometraggio surreale interpretato dalla conduttrice radiotelevisiva Elena Di Cioccio che, con lo stile del mockumentary dโ€™inchiesta, punta il dito su un fenomeno, quello secondo cui in Italia consumeremmo piรน pesce rispetto a quello che viene pescato. โ€œMi sono sempre piaciuti i food movies, da Il pranzo Babette a Big night, in piรน amo il personaggio (piรน artista, che killer) di Chazz Palmintieri in Pallottole su Broadway, sicchรฉ quando Stefano Sardo mi ha proposto il soggetto de La cena perfetta, lโ€™ho subito fatto mioโ€, ci ha detto Minnella.

La cena perfetta

Qualche luogo comune, allโ€™interno del film, รจ rimasto (il modo militaresco โ€“ โ€œSi, chef!โ€ โ€“ con cui la brigata risponde agli ordini, come pure la foto di Maradona appesa in cucina, i richiami ai piatti della nonna e lโ€™enfasi eccessiva con cui Consuelo esprime talora la propria rabbia, in stile โ€œIl sapore del successoโ€), ma si sente che il regista รจ stato un mese in cucina, per comprendere bene il mestiere dello chef: โ€œรˆ grazie a Cristina, che ho voluto a tutti i costi affinchรฉ trasmettesse al personaggio di Consuelo una sensibilitร  al femminile, che ho compreso la fatica che cโ€™รจ dietro, quella che i format televisivi non sempre mettono in primo piano, e invece giustifica la tensione e lโ€™attenzione maniacale di quel lavoro. In piรน il set รจ filato via liscio anche grazie al fatto che sia Salvatore Esposito, sia Greta Scarano, sono dei gourmet, lo si vede dal modo in cui cucinano e mangianoโ€. โ€œรˆ vero, sono appassionata di cibo, รจ uno dei modi migliori per conoscere la cultura di un paese, e soprattutto per trasmettere lโ€™amore di una persona verso lโ€™altra: per questo amo mangiare tanto nei ristoranti stellati, tipo quello di Cristina che devo ringraziare per avermi aiutata a rendere plausibili i miei gesti da chef, quanto nelle trattorie: lโ€™importante รจ che ci sia sensibilitร โ€, ci ha detto Greta Scarano.

La cena perfetta

La critica criticona

Non poteva mancare di certo la figura del critico cattivo, Luca Villani, un personaggio inventato (e interpretato) da Stefano Sardo, autore del soggetto e co-sceneggiatore del film insieme allo stesso Salvatore Esposito. Anche in questo caso si sente un rimando: Villani ricorda Ego, il critico di Ratatouille, da un lato perchรฉ abbina i sorrisi affettati di fine pranzo a delle inaspettate stroncature ex post, dallโ€™alto perchรฉ anche lui viene redento dal calore di un piatto, quello che finalmente gli fa scrivere un pezzo con il cuore. Nonostante questa conversione, ne La cena perfetta cโ€™รจ un personaggio che pone lโ€™attualissimo tema delle guide e della critica: lo chef Eric Berger, presso cui Consuelo ha imparato il mestiere. Berger, dopo aver ottenuto le fatidiche Tre Stelle, si stufa di tutto il sistema mediatico e chiude il ristorante per aprirne uno nuovo in mezzo ai boschi della Danimarca, raggiungibile solo a piedi, imponendo la firma di un foglio, da parte di tutti i commensali, in cui ci sโ€™impegna a non recensirlo in alcun modo. Il personaggio mette insieme alcune figure reali, dallo chef Magnus Nilsson e il suo Faviken, a tutta quella serie di chef (talora anche pizzaioli) che, in opposizione alla critica, a un certo punto hanno esplicitamente chiesto di non essere recensiti, come se la loro non fosse unโ€™attivitร  pubblica, โ€œbuonaโ€ per essere raccontata dal pubblico. Ahimรจ, giornalisti compresi.

 

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