San Lorenzo: La Storia รจ passata di qui. Di piรน: La Storia รจ stata girata qui. Parliamo della miniserie di Rai1 tratta dal romanzo omonimo di Elsa Morante e diretta da Francesca Archibugi, ambientata nel periodo compreso tra il 1938 e il 1947 a Roma, nei quartieri popolari che fanno da scenario alle vicende dei protagonisti: Testaccio, Pietralata, il ghetto ebraico e, nelle prime battute, il quartiere di San Lorenzo, dove vivono i protagonisti. Un luogo storico, dalle molte anime: rione operaio, universitario, fremente d’arte e di politica, dove la storia โ quella con la S maiuscola – ha lasciato tracce ancor oggi visibili nei molti edifici colpiti dai bombardamenti del ’43 e rimasti feriti, moncherini esposti come memento di quel che รจ stato e che si spera non sarร mai piรน.
ร tra le viuzze del quartiere che origina la storia, questa volta con la s minuscola, di Ida Ramundo vedova Mancuso, interpretata da Jasmine Trinca: maestra elementare dalle origini ebraiche e la “faccia da bambina sciupatella”, che vive tra quelle stradicciole popolate di gente semplice, unita dai legami che si generano nei quartieri popolari, dove chi non ha padre lo trova nel bottegaio vicino casa. ร il caso di Nino, figlio di Ida (Francesco Zenga). Una testa calda, pronto a lasciare la scuola per partire per il fronte e offrire la sua gioventรน al fascismo e alla patria e, dopo i trascorsi in camicia nera, ad aderire con slancio alla resistenza. Succederร poi, nell’addentrarsi della vicenda. A osservarlo e cercare di porre un freno alle sue prime ribellioni รจ Remo, un Valerio Mastandrea a suo agio nel ruolo di capofamiglia in pectore, che tutto vede e tutto cerca di sistemare. ร l’oste del quartiere, amato, rispettato, un punto di riferimento per la sua gente: dร cibo a chi sa che non potrร pagarlo, mesce da bere, cerca di allontanare il soldato tedesco che poi seguirร Ida violentandola, prime scene drammatiche che innescano un altro capitolo della vicenda, con la nascita di Useppe. Di nuovo una storia minima travolta e intrecciata alla grande storia dove le botteghe diventano punti fermi di una comunitร che cerca disperatamente di aggrapparsi alla normalitร , a una socialitร necessaria per la sopravvivenza e per la sanitร mentale.
E se per alcune scene, come quelle dei bombardamenti su San Lorenzo, รจ stata ricostruita una parte del quartiere nella campagna capitolina, altre sono state girate tra Anagni, Napoli, e ovviamente Roma, con i suoi quartieri, i ponti, gli scorci piรน pittoreschi, malinconici e struggenti, molti a San Lorenzo tra i cortili con i caratteristici ballatoi, gli interni, come quelli dell’osteria in via dei Campani 12 che ha fatto da sfondo a molte scene delle prime puntate. Lรฌ il giovane soldato tedesco Gunther (Lukas Zumbrock) chiede da bere, nell’ostilitร generale. Lรฌ l’oste Remo mette in guardia Ida sulle intemperanze del figlio. Lรฌ ancora Remo fa entrare gli abitanti del quartiere in fuga dalle bombe, aprendo la sua cantina come un rifugio al suono delle sirene, lรฌ cerca di mettere al sicuro la sua gente dagli orrori della guerra. Recuperando il valore piรน alto di ristoro come presidio di umanitร . Avviene nelle sale di una storica insegna del quartiere, recentemente passata di mano dall’ultima โ lunga โ gestione, quella della famiglia Santececca che l’ha aperta nel 1961 con il nome Da Marcello, che conserva ancora oggi.
Nata come locale per โfagottariโ, che arrivavano con il loro tesoro di cibi giร pronti e si sedevano ordinando vino sfuso, รจ diventata nel corso degli anni un saldo punto di riferimento per il quartiere e non solo, presentando la classica antologia di piatti romani: amatriciana, abbacchio alla scottadito, puntarelle, polpette al sugo, qua e lร รจ stata introdotta qualche piccola variante, mai troppe nรฉ troppo estrose. Ancora oggi รจ cosรฌ, a rinnovare giorno dopo giorno quella memoria gastronomica che in un quartiere come San Lorenzo รจ anche soprattutto una memoria storica, politica, umana. Una vicenda che si celebra nel romanzo di Elsa Morante e nella serie, ma potrebbe essere raccontata pari pari da molte famiglie che hanno vissuto quell’epoca, i tanti che hanno perso in quei giorni la casa, la vita, ogni cosa sotto i colpi degli alleati. Come accade a Ida nei fatidici bombardamenti del ’43.
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