Ci sono i negazionisti climatici e quelli della crisi dell’alta ristorazione. Certo, gli argomenti hanno un peso completamente differente (in primo รจ molto serio, il secondo molto meno), ma lo schema che viene replicato รจ molto simile. Il contesto รจ il seguente: i ristoranti cosiddetti fine dining, quelli che il Gambero Rosso premia con le forchette, Michelin con le stelle, quelli con un mucchio di targhe e riconoscimenti sulle vetrine, non se la passano benissimo: se alcuni abbandonano i vecchi stereotipi dell’alta cucina creando format di successo e segnando un cambiamento, molti altri invece fanno fatica a reinventarsi. Andatevi a leggere (o rileggere) quello che lโinfluente chef del Noma, Renรฉ Redzepi, continua a ripetere ovunque dopo aver deciso di chiudere il suo ristorante a Copenaghen: ยซHo capito che continuando a lavorare come pazzi per tenere il ristorante aperto tutto l’anno, saremmo stati noi a rischiare seriamente l’esaurimento. ร un lavoro molto stressante dove tanti arrivano a malapena alla fine del meseยป. La ristorazione di alto livello, con i suoi orari massacranti (imposti dagli stessi chef come Redzepi) e la cultura aziendale spesso militaresca, ha raggiunto un punto di rottura: ยซNon รจ sostenibileยป, ha detto Redzepi.
Sono temi di cui si parla ormai da tempo, non a caso viviamo nell’รจra del pluripremiato The Bear, che nonostante qualche inciampo ha saputo raccontare al grande pubblico anche i toni amari della cucina, e del film The Menu, una parodia horror sugli chef stellati trattati alla stregua di divinitร contemporanee e sui clienti ultra esigenti. Molta meno risonanza ha avuto invece il racconto (edulcorato) di Chef’s Table, laย docuserieย sul cibo creata da David Gelb che dal 2015 va in onda suย Netflix (sono state annunciate tre nuove stagioni). Puntate belle e interessanti, ma che si limitano ad essere una vetrina molto ben costruita.
Ma torniamo ai negazionisti della crisi: in Germania i ristoranti fine dining non se la passano benissimo. ร notizia recente che a Berlino ha chiuso il quinto ristorante stellato nel giro di un anno. Ernst si unisce ad altri quattro affermate insegne di alta cucina: Kin Dee ha chiuso a maggio di quest’anno, seguendo le orme di Cordo, NoName, Lode & Stijn (che avevano una stella verde Michelin). Sebastian Frank, chef del ristorante Horvรกth, due stelle Michelin, ha detto senza mezzi termini che la situazione รจ davvero grave e che ยซquesto รจ solo l’inizioยป.
Non sono in tanti a parlarne cosรฌ apertamente, spesso bisogna leggere tra le pieghe delle interviste e dei comunicati stampa per capire quali sono i problemi. Questo, come altri, รจ un settore dove porsi interrogativi e avanzare critiche รจ proibito. ร un poโ come il calcio, dove allenatori e calciatori imbalsamati parlano ai microfoni al termine della partita per non dire praticamente niente. Per di piรน, c’รจ poi un certo numero di critici gastronomici, giornalisti o cosiddetti esperti del settore che sostengono che le linee di frattura su cui iniziano sempre piรน a interrogarsi i grandi ristoranti non esistano. Chi le racconta fa allarmismo, si inventa tutto, vede ciรฒ che non cโรจ. Anche in questo caso quasi nessuno si prende la briga di scriverne apertamente se non strombazzare sulle proprie bacheche Facebook. “Il fine dining non รจ morto!”, scrivono postando foto di piatti principeschi a dimostrazione che lโalta cucina รจ viva e vegeta.
Ma chi l’ha detto che il fine dining รจ morto? Il punto รจ che non si capisce che utilitร abbia negare la crisi di un modello che potrebbe (e diciamo potrebbe) non funzionare piรน come qualche decennio fa, costruito su ritmi disumani e stipendi spesso inadeguati, come si puรฒ non prendere atto che gli obiettivi sono cambiati, e in alcuni casi anche i gusti dei clienti non sono piรน quelli di prima. L’inflazione massacrante pesa anche su chi era abituato a spendere molto per mangiare. Lo dicono gli chef, sottovoce, ma lo dicono. Sicuramente le difficoltร sono piรน legate al modello piuttosto che al gusto. ร una crisi di struttura non di identitร . Alcuni ristoratori lo hanno capito, altri no. Negare questa palese evidenza mettendo foto di piatti stellati ed elogiandoli per la loro unica, incredibile, irripetibile creativitร e gridare al complotto non aiuterร di certo gli chef a capirci qualcosa. Aprire un dibattito, invece, interpellare esperti e professionisti, anche al di fuori del settore, puรฒ essere utile per tutti. Il moderno modello di ristorazione raffinata che grandi chef come Redzepi hanno contribuito a creare potrebbe non sopravviverร per sempre. Lo ha detto lui stesso, che infatti ha deciso di chiudere e aprire saltuariamente con dei pop-up: ยซQuesto modello, finanziariamente ed emotivamente, come datore di lavoro e come essere umano, semplicemente non funzionaยป.
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