A Modena e provincia autunno significa cottura del mosto d’uva, quello che servirร per la produzione dell’aceto balsamico tradizionale. Un gesto millenario che a Spilamberto, cuore della cultura del balsamico anche perchรฉ qui hanno sede il Museo dal 2002 e dal 1967 la Consorteria (associazione culturale che si occupa della promozione della cultura del prodotto Dop) diventa occasione di socialitร con la festa del โMast cรฒtโ (mosto cotto in dialetto modenese) il 30 settembre e primo ottobre.
Nella festa, dodici paioli ribollono a cielo aperto nella piazza principale del paese, affidati alla cura dei volontari della Consorteria dell’aceto balsamico tradizionale di Modena, fino a che sarร ridotto del 30%. Una volta raffreddato viene messo nelle damigiane e portato in cantina dove resterร fino alla prossima primavera. I lieviti spontanei faranno il resto, innescando la fermentazione prima alcolica poi acetica, cosรฌ il semplice mosto d’uva originario diventerร materia prima per rincalzare le batterie di balsamico dell’acetaia sociale e delle 25 acetaie comunali sparse fra Modena e provincia.
L’aceto balsamico tradizionale matura, infatti, come avveniva e avviene nelle case di molti modenesi, anche nei sottotetti dei municipi. Sui 47 Comuni della provincia di Modena sono infatti giร 25 quelli che hanno voluto avviare una propria acetaia in altrettanti edifici storici. โA testimonianza di quanto sia radicata questa tradizioneโ sottolinea Cristina Severi, responsabile del Museo del balsamico a Spilamerto โsempre piรน Comuni fanno questa scelta di identitร che ha anche un valore turisticoโ. Anche le acetaie comunali certificate, che cioรจ ottengono il placet dal Consorzio produttori del balsamico tradizionale dopo l’analisi rigorosa dei maestri assaggiatori, potranno confezionarlo nella tipica bottiglia di Giugiaro, ed etichettarlo come quel prezioso prodotto che il mondo conosce. Hanno la loro acetaia, fra gli altri, anche i Comuni di Carpi, Sassuolo, Ravarino, San Prospero, Savignano sul Panaro, Castelfranco, San Cesari; il Museo sta redigendo un opuscolo che dia le indicazioni di tutte le 25 acetaie โpubblicheโ visitabili, con caratteristiche e orari. La Consorteria ne cura l’avvio e la cura attraverso i propri volontari, fra il migliaio di associati attuali.
A Spilamberto nell’acetaia sociale curata dalla Consorterie e che fa capo al Museo, nel sottotetto in via Fabriani โlavoranoโ oggi 25 batterie di cui alcune tenute โa baliaโ e diverse in mono legno, ovvero composte da botticelle della stessa essenza: ciliegio o ginepro, gelso o castagno, per le cosiddette โriserve del Gran maestroโ. Mentre il Comune di Modena ha, nel municipio in piazza Grande, l’acetaia comunale piรน grande tra tutte, con tre batterie certificate in produzione, il cui prodotto viene utilizzato a livello istituzionale come dono della cittร .
Che l’aceto funzioni bene, oltre che come eccellente prodotto gastronomico, anche come attrazione per il turismo lo confermano i dati del Museo di Spilamberto il cui impianto espositivo รจ stato rinnovato l’anno scorso e illustra tutto il lento e paziente percorso partendo dalla vendemmia, la pigiatura, la bollitura del mosto, passando dalla costruzione delle botticelle fino alla lenta trasformazione nel sottotetto. โDopo l’arresto dovuto al Covid stiamo riprendendo i numeri di sempreโ spiega ancora Cristina Severi che dirige il museo. โParliamo di circa 10mila visitatori all’anno. I turisti arrivano da ogni parte del mondo, soprattutto da usa e Germania, ma anche dall’Australia e nuova Zelanda, dal Brasile e dal resto dell’Europa, la metร dei nostri turisti sono stranieri. Abbiamo anche molte scuole in visita durante l’anno, dagli asili e scuole primarie della provincia di Modena, alle scuole di agraria, fino alle Universitร italiane, americane, inglesi, giapponesi e australianeโ.
Dal 2018 la Consorteria รจ impegnata nella promozione della cultura dell’aceto balsamico tradizionale di Modena e sostiene la candidatura dello stesso a patrimonio immateriale dell’umanitร Unesco. Annualmente, in genere da febbraio ad aprile, organizza anche un corso di formazione strutturato in dieci lezioni teoriche e quattro pratiche di assaggio per chi voglia imparare a produrre e assaggiare questo prodotto cosรฌ peculiare. Il corso termina con la presentazione di una โtesinaโ su argomenti attinenti il prodotto e il rilascio di un diploma.
Nel 2022 si sono prodotti 15mila litri (145mila bottigliette) di aceto balsamico tradizionale di Modena Dop di cui due terziย nvecchiato almeno 12 anni, l’etร minima per acquisire il โtitoloโ, e un terzo invecchiato almeno 25 anni. La stima del consorzio produttori รจ di un giro dโaffari di circa 5 milioni di euro, con una quota export del 70%. Attualmente i produttori sono circa 220. Per fare una proporzione quantitativa, l’aceto balsamico di Modena Igp, che si produce a livello artigianale e industriale con ricetta e tempi molto piรน veloci, nel 2021 ha raggiunto il suo record storico di produzione, con oltre 100 milioni di litri e un miliardo di euro di valore al consumo con una quota export del 92%, per 92 produttori di mosto e aceto di vino e 61 acetaie (dati economici forniti dell’ufficio stampa โAcetaie aperte 2023โ).
di Laura Giorgi
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