A dieci anni dal riconoscimento della Doc, i produttori di Albarossa si sono riuniti a Cavatore sulle colline che circondano Acqui Terme per fare il punto su una produzione che ormai sfiora il mezzo milione di bottiglie (470mila). โVorremmo che questo diventasse un appuntamento annuale, per presentare lโultima annata e per far scoprire un vino importante che si apprezza nel tempoโ ha detto Alberto Chiarlo presidente dellโAlbarossa Club, lโassociazione che si occupa della promozione e della tutela del rosso piemontese nellโambito del Consorzio Barbera dโAsti e Vini del Monferrato che comprende la tipologia Albarossa nella doc Piemonte.
Una storia, quella dellโalbarossa, relativamente breve, perchรฉ se รจ vero che il vitigno รจ nato nel 1938 dagli studi del professor Giovanni Dalmasso – docente di enologia e viticoltura prima a Conegliano e poi preside della Facoltร di Agraria dellโUniversitร di Torino – alla ricerca di un vino che unisse lโeleganza del Nebbiolo alla freschezza del Barbera, si deve arrivare agli anni โ80 e โ90 del secolo scorso perchรฉ quelle ricerche fossero riprese a livello universitario e cominciassero le microvinificazioni alla Tenuta Cannona di Carpeneto, campo sperimentale della Regione Piemonte.
โRicordo ancora quellโincontro, cโerano anche Riccardo Cotarella e Piero Antinori, quando ci venne proposto di impiantare barbatelle di albarossa nei terreni di nostra proprietร โ commenta Michele Chiarlo, padre di Alberto, uno dei personaggi protagonisti della nascita di questo nuovo vino piemontese. Accanto a quel nucleo storico di aziende โinnamorateโ fin da subito dellโAlbarossa โ Chiarlo, appunto, Bava, Banfi, Castello di Neive – se ne sono aggiunte via via altre โ ultima la Cantina di Maranzana โ che ha portato a venti il numero totale di realtร coinvolte nel progetto. Lโarea vocata attraversa Langa, Monferrato e Roero, ma focalizzando lโattenzione sulle zone a piรน alta concentrazione di impianti si individua una fascia collinare che da Santo Stefano e Canelli, corre verso Nizza Monferrato e arriva nel bacino dellโAcquese (Bistagno, Carpeneto, Strevi). Con le dovute eccezioni geografiche, Bava ad esempio utilizza una vigna a Cocconato. Un patrimonio vitato che ormai raggiunge i 70 ettari e una produzione che oltre ai ristoranti locali, enoteche selezionate, si affaccia in qualche caso anche sui mercati esteri, Svizzera, Stati Uniti e Canada.
โCi hanno preso un poโ per pazzi quando abbiamo deciso di dedicare quasi un ettaro allโalbarossa in terreni dove potremmo piantare nebbiolo per Barbarescoโ racconta Claudio Roggero enologo di Castello di Neive โma ci ha sempre affascinato questo rosso che esprime eleganza, potenza e sensualitร .โ โIl lato piacevole di questo club di aziende legate allโAlbarossa โ aggiunge Andrea Costa di Marenco โ รจ che per nessuno di noi si tratta del core business, stiamo parlando di qualche migliaio di bottiglie, e quindi possiamo far crescere il prodotto nel migliore dei modi, senza particolare fretta e assilli commerciali.โ
Lโultima annata in commercio รจ il 2017, ma alla degustazione le annate 2010 de LโArmangia e il 2008 di Michele Chiarlo (che ha circa 3 ettari a Montaldo Scarampi) dimostrano tutto il potenziale, in termini di longevitร , di un vino che tendenzialmente si beve al meglio dopo 3 anni dallโimbottigliamento.
Lโenologo Donato Lanati, presente allโincontro di Cavatore, ha tirato le conclusioni: โSe ci fosse Veronelli, direbbe sicuramente che lโalbarossa ha vinto la sua prima partita, cioรจ ha conquistato i produttori con la sua longevitร certa, sicura. Acciaio, legno? Le strade possono essere valide entrambe, ma in prospettiva una menzione geografica aggiuntiva potrebbe essere fondamentale per valorizzare un vitigno che dimostra di avere giร una sua linea conduttrice, ma risultati diversi da azienda ad azienda, da territorio a territorio.โ
Un vitigno che comunque richiede buone esposizioni, senza esagerare nellโabbassamento delle rese, perchรฉ come รจ stato sottolineato le uve hanno โunโanima molto rossaโ, bucce sottili, acini piccoli, vinaccioli grandi e pressature e macerazioni vanno controllate attentamente.
A cura di Dario Bragaglia
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